Giustizia, ok della Camera a entrambi i voti di fiducia sulla riforma del processo penale. Anche M5S a favore

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L’approvazione definitiva arriverà dopo l’esame degli ordini del giorno, nella giornata di oggi, martedì. Ma poco prima di mezzanotte la Camera dei deputati ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge di riforma del processo penale su cui il governo ha posto la prima fiducia. I voti favorevoli sono stati 462 quelli contrari 55, un solo astenuto. A seguire, il secondo voto di fiducia sulla riforma Cartabia, che ha avuto un esito pressoché identico: 458 deputati hanno detto sì, 46 no, un astenuto.

All’indomani dell’occupazione dei banchi del governo da parte di alcuni deputati di Alternativa c’è in protesta contro lo strumento della fiducia, in Aula i parlamentari hanno inscenato una nuova contestazione al termine dell’intervento di Francesco Forciniti alzando cartelli contro il provvedimento: subito sono stati fatti rimuovere dal presidente di turno, Ettore Rosato.

I  deputati hanno votato un testo diviso in due parti: una delega al governo, che dunque prevede l’emanazione da parte dell’esecutivo di una serie di decreti legislativi, e alcune norme che una volta approvate entrano in vigore immediatamente. Alla seduta presente anche la Guardasigilli Marta Cartabia.

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Il sì dei 5 Stelle alla fiducia

Anche il Movimento 5 Stelle ha detto sì alla fiducia. Proprio la ministra in mattinata a Bologna a margine della celebrazione dell’anniversario della strage del 2 agosto 1980 ha avuto un breve colloquio con il leader in pectore dei 5 Stelle, Giuseppe Conte. “Andrà tutto bene”, ha assicurato l’ex presidente del Consiglio. “Arriviamo al voto con la coscienza pulita – ha aggiunto – Abbiamo fatto tutto il possibile per migliorare questi interventi in termini di giustizia in un impianto complessivo costruito con il ministro Bonafede, crediamo di aver aggiunto dei miglioramenti”. Per questo, ha concluso, i parlamentari del M5S voteranno “sì alla fiducia con compattezza”. Conti alla mano, al voto sulla prima fiducia hanno preso parte 139 deputati del M5S su 159 pari all’87,42 per cento. In missione risultano 7 parlamentari pentastallati, pari al 4,4%, mentre in 13 non hanno partecipato (l’,8,18%). I numeri della partecipazione sono di molto superiori a quelli registrati ieri, nella prima giornata di discussioni, quando nel Movimento si registravano il 66,04% di votanti, l’8,18% in missione e il 25,79% di partecipanti al voto (41 deputati, un quarto del gruppo). Tra gli altri gruppi, quello che ha la percentuale maggiore di partecipanti al voto è il Pd con 83 deputati su 93, ovvero l’89,5%. I 13 deputati 5S che non hanno partecipato al voto (e che non risultavano impegnati in altre missioni) sono D’Arrando, Ferraresi, Iorio, Mammì, Parentela, Segneri, Buompane, Federico, Frusone, Lorenzoni Gabriele, Misiti, Pignatone, Vianello.

La questione di fiducia

Nella notte tra domenica e lunedì il governo aveva posto la questione di fiducia sulla riforma della giustizia targata Marta Cartabia e Mario Draghi. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha faticato a leggere la formula di rito che annuncia la fiducia. Il presidente Roberto Fico ha dovuto chiamare i commessi a protezione del banco del governo e del ministro, assediati dal manipolo dei deputati di Alternativa c’è urlanti e schiamazzanti. Sono ex grillini, cacciati, dissidenti, allontanati che si sono associati a Fratelli d’Italia nell’ostacolare la discussione del progetto Cartabia.

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Sono 15 e sono una componente del gruppo Misto. Le solite voci di corridoio dicono che ci sono altri cinque grillini pronti ad aderire alla componente, permettendo quindi di formare un gruppo vero e proprio. Il leader è Andrea Colletti che dopo la protesta, durata pochi minuti, ha consegnato alla storia le motivazioni del gesto dimostrativo: “Con lo strumento del voto di fiducia, il governo occupa gli spazi democratici del Parlamento e noi, pacificamente, occupiamo, simbolicamente, gli spazi fisici del governo. Chiediamo solo la centralità del Parlamento, quello che è previsto in Costituzione”.

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Cosa succede adesso

Ma la proclamazione del risultato non metterà la parola fine all’iter di approvazione. Il regolamento della Camera prevede una coda che andrà in scena questa mattina: si dovranno esaminare gli ordini del giorno e ascoltare le relative dichiarazioni di voto. E infine l’ultimo passaggio: il voto finale di approvazione del testo. Poi la riforma passa al Senato. La Camera però non va in ferie: dal Senato è arrivato il decreto Brunetta che deve essere approvato definitivamente.

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