“Sono responsabile della salute di tutti i miei dipendenti, anche di chi non si vaccina che è più a rischio. Così, finché la situazione non cambierà e ci saranno protocolli chiari, chi non ha neanche la prima dose del vaccino sarà pagato per stare a casa. Non posso rischiare che si ammalino e che mi denuncino, lo faccio per tutelare le persone e l’azienda. In attesa che chi deve far qualcosa lo faccia: Confindustria deve trovare presto delle soluzioni con il governo per tutelarci”.
Azienda leader nel mondo
Non ha dubbi Duilio Paolino, imprenditore cuneese e titolare della Cosmo, azienda di Busca che progetta macchine agricole e le esporta in tutto il mondo. Non li ha avuti neanche quando a febbraio, prima che fosse obbligatorio, chiese ai dipendenti un’autorizzazione per misurare loro la temperatura prima del turno. O anche quando ha dato la pre-iscrizione come azienda per diventare un hub vaccinale. “Il concetto è semplice: noi mettiamo in campo tutte le misure possibili per tutelare i dipendenti, anche risolvendo da soli le grane, ma se faccio tutto quel che posso non voglio poi rischiare nulla”.
Sondaggio tra i dipendenti
Così nei giorni scorsi è andato per i corridoi dell’azienda, tra i dipendenti, a chiedere chi fosse vaccinato. Dei 60 dipendenti dell’azienda, “tranne due che per problemi di salute non possono farlo, che sono stati spostati in posti sicuri per lavorare, altri cinque non volevano vaccinarsi. Gli ho chiesto: ci hai pensato bene?”. A quel punto ha deciso di correre ai ripari: “Non posso correre rischi, cinque dipendenti ammalati significa far saltare i turni, i robot e quindi la produzione – precisa l’imprenditore -. Negli ultimi anni abbiamo raddoppiato il fatturato e non possiamo fermarci. Quindi ho chiesto un atto di responsabilità generale”.
L’imprenditore Duilio Paolino
In tre renitenti
Ne ha parlato ai dipendenti, il giorno successivo due sono andati a dirgli di aver cambiato idea e di volersi vaccinare. Altri tre ancora no. “Sono in ferie, quando torneranno dirò loro di stare a casa, continuando a percepire lo stipendio. Il dipendente è libero di fare la sua scelta ma devo difendere tutti, chi è vaccinato ma soprattutto chi non lo è che viene a lavoro accanto a persone che possono essere potenziali portatori. Noi manteniamo le distanze, garantiamo misure che molti hanno smesso di seguire ma non posso sapere se quando scaricano i container entrano in contatto”.
“Aspetto un protocollo”
Una misura che per quanto provocatoria spera sia anche temporanea fino a ottobre. E che nel giro di poche settimane arrivino dei protocolli per l’imprenditoria. Nell’attesa c’è anche la volontà di evitare che tra i dipendenti nascano dissapori per le scelte personali riguardo al vaccino. “Non è una guerra contro i dipendenti e non voglio che se la facciano tra di loro. L’obiettivo è aspettare che Confindustria prenda in mano la situazione e la risolva. Io, ammetto, ho paura di essere denunciato, quindi finché non mi libereranno da questa responsabilità, o troverò un modo legale che me lo permetta, farò così. Tutto funziona bene se funziona bene per tutti, oggi non possiamo permetterci di rischiare”.