Lega, guerriglia al Green Pass: “Meglio le autocertificazioni”

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ROMA – Non faranno barricate, né saliranno sull’Aventino, come accadde con il decreto riaperture, quando i ministri leghisti decisero di astenersi, producendo uno strappo all’interno dell’esecutivo. Questo tuttavia non significa che rinunceranno a dare battaglia: agli uomini di Matteo Salvini l’uso estensivo del Green Pass – nelle scuole e sui mezzi di trasporto – non piace per niente e proveranno a farlo capire sia ai colleghi di governo, sia soprattutto al premier Draghi.

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Determinati a proseguire, sotto altre forme, quella guerriglia a bassa intensità inaugurata già a Montecitorio con il deposito di ben 900 emendamenti al decreto che da domani farà scattare l’obbligo del certificato verde per bar e ristoranti al chiuso, palestre, piscine, musei, teatri, cinema. Uno dei quali, peraltro, mira a sopprimere l’articolo 3 del testo in conversione alla Camera, cancellando l’uso del Green Pass in zona bianca. Significa, con i dati di contagio attuali, renderlo inutilizzabile in tutta Italia.

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Eppure l’idea di imporre il passaporto sanitario su treni e aerei a partire da settembre, oltre che a insegnanti e personale scolastico per riprendere in sicurezza le lezioni in presenza – oggetto del nuovo decreto che stamattina verrà discusso nella cabina di regia con i capidelegazione della maggioranza e nel pomeriggio in Consiglio dei ministri, dopo un passaggio in Conferenza Stato-Regioni – era maturata proprio per venire incontro alle obiezioni di una parte consistente del centrodestra. Il giusto compromesso fra chi, il responsabile della Salute Roberto Speranza in primis, avrebbe volentieri optato per l’obbligo vaccinale sia nelle scuole sia sui luoghi di lavoro e chi invece, Salvini innanzitutto, non ne vuol proprio sentir parlare.

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Una soluzione mediana – il pass si può infatti ottenere senza ricevere neppure una dose, facendo un semplice tampone, sebbene con validità ridotta a 48 ore – che però continua a dividere le forze di governo. Con Pd, M5S, Leu e Iv decise ad ampliare il più possibile il novero delle attività in cui è necessario esibire il certificato verde, al contrario di Lega, FdI e in qualche misura Fi che vorrebbero limitarle al massimo. Escludendone l’introduzione in aziende e uffici, pubblici e privati.

Argomento sul quale, sempre stamattina, inizierà il confronto tra il ministro Andrea Orlando e le parti sociali: tutte abbastanza favorevoli a dare via libera al Green pass sui luoghi di lavoro. Anche se “non bisogna fare forzature”, avverte il segretario della Cgil Landini, per una volta in sintonia col titolare dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, che dal G20 in corso a Trieste (impegno che gli impedirà di partecipare alla cabina di regia e forse pure al Cdm) invita a usare “prudenza e raziocinio”.

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Spetterà ancora una volta al premier fare una sintesi tra le opposte posizioni. Quelle della Lega formalizzate ieri nei “cinque punti” fissati dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia “per salvare l’estate”: autocertificazione per i clienti di bar e ristoranti invece che controlli da parte dei gestori (cosa che, di fatto, renderebbe inutile la misura); via il Green Pass per minorenni, sagre, fiere all’aperto e per i servizi interni agli alberghi; niente certificati per i trasporti. In linea con i dubbi espressi dal presidente veneto Zaia, che chiede al governo di fare chiarezza su alcuni “buchi neri” presenti nelle regole sul passaporto sanitario, e dal collega Fedriga, che invita “a muoversi con prudenza” per evitare di “arrecare danni al Paese”.

Preludio della battaglia che si combatterà oggi in Cdm. Intanto sull’obbligo per treni, navi ed aerei, sul quale balla ancora la data di entrata in vigore: da un lato c’è chi insiste per introdurlo già dal fine settimana del 21-22 agosto – in modo da “coprire” i rientri dalle vacanze – e i leghisti che vorrebbero posticiparlo a ottobre. Così come restano distanze sul certificato nella scuola, sul quale però Draghi non intende arretrare. Anche perché convinto che entro settembre sarà immunizzato il 90% della platea. In compenso, verrà probabilmente accolta la proposta salviniana di estendere i tamponi a prezzi calmierati (o gratis) per il mondo della scuola, così come stabilito per i giovani dai 12 ai 18 anni, che pagheranno tra i 5 e i 10 euro. I numeri veri si conosceranno comunque il 20 agosto: Figliuolo ha scritto una nuova lettera alle Regioni per avere “dati univoci sul reale andamento della campagna vaccinale”.

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