M5S: Conte, la grana delle amministrative e quella pazza idea di candidarsi come capolista a Napoli

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ROMA – Non sarà facile per il nuovo Movimento guidato da Giuseppe Conte affrontare le elezioni amministrative di ottobre. Perché solo da pochi giorni c’è un capo politico che può firmare per la presentazione delle liste. Ma soprattutto perché un tempo tutto il lavoro burocratico che c’è dietro le candidature lo faceva l’associazione Rousseau di Davide Casaleggio. Non è più così, i 5 stelle si stanno attrezzando, ma i pasticci sono dietro l’angolo (e le comunarie, la pratica di formare le liste attraverso il voto online, abbandonate per sempre).

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A Milano, ad esempio, sono molto in ritardo. Un po’ perché dei tre consiglieri comunali attuali non ne è rimasto dentro neanche uno. Due sono andati via, l’altro – l’ex candidato sindaco Gianluca Corrado – nella guerra tra Grillo e l’ex premier si è messo con Casaleggio. E insomma, su di lui non si può molto contare. L’ex viceministro Stefano Buffagni sta facendo di tutto per convincere il sindaco uscente Beppe Sala a fare un apparentamento anche al primo turno, ma non è semplicissimo. Così come non è semplice creare e certificare le liste in tempo per il 4 settembre. Una candidata sindaca potenziale ci sarebbe, una donna manager, ma la speranza dei nuovi vertici M5S e di non dover tentare la scalata solitaria. Che rischierebbe percentuali a una cifra. 

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08 Agosto 2021

Situazione drammatica anche a Torino, dov’è fallito il tentativo di Chiara Appendino di costruire un’intesa con il Pd. E dove i 5 stelle, correndo con una candidata poco strutturata come Valentina Sganga, rischiano percentuali molto basse. E non solo in confronto al successo di cinque anni fa.

A Roma corrono veloci, ma divisi. Ci saranno infatti una lista del Movimento e una che fa capo alla sindaca Virginia Raggi, una delle  tante cose che un tempo erano vietate e oggi, invece, che vuoi che sia. Francesco Silvestri, il deputato che si occupa dei nomi e del lavoro preparatorio, pensa che in realtà possa essere un vantaggio per allargare il consenso (attraverso la lista Raggi). E ha lavorato in tempo sui nomi per poterli mandare già nei prossimi giorni alla commissione Antimafia, che con le nuove regole può fare un vaglio preventivo, invece che successivo al voto. C’è però il piccolo problema del risultato: nonostante la grande fiducia di chi la circonda, sono in molti nella capitale a pensare – sondaggi alla mano – che per la sindaca sia ormai impossibile passare al primo turno.

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07 Agosto 2021

“Le liste di Bologna sono pronte da mesi – dice Max Bugani – dobbiamo solo correre con i certificati delle fedine penali e i carichi pendenti, perché adesso siamo in agosto con le persone in ferie”.

Ce la faranno però, ne è sicuro. E sarà lui, che ha difeso l’accordo con Matteo Lepore, a essere ancora una volta il capolista. Nonostante la lite prima con Luigi Di Maio, poi con Beppe Grillo, e nonostante sia stato a lungo dalla parte di Davide Casaleggio, Bugani ora è il referente di Conte sul territorio. E insomma, il suo ruolo alla fine non è cambiato.

L’accordo con il Pd è invece in pericolo a Rimini per via delle interferenze di due parlamentari, la deputata Giulia Sarti e il senatore Marco Croatti. Che hanno lanciato l’idea di appoggiare una fuoriuscita del Pd che vorrebbe correre contro il candidato dem, l’assessore uscente Jamil Sadegholvaad, fieramente iraniano-romagnolo. Se davvero i 5 stelle tradissero il Pd per appoggiare l’ex vicesindaca Gloria Lisi, da poco cacciata dal primo cittadino uscente Andrea Gnassi, i dem non la prenderebbero bene. Neanche a livello nazionale. E quindi si sta tentando di far rientrare l’incidente.

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06 Agosto 2021

A Napoli, messa al sicuro l’intesa con i dem con il nome dell’ex ministro dell’Università Gaetano Manfredi, resta il problema di creare liste appetibili. Che siano insomma votate, nonostante il candidato provenga dall’area del centrosinistra e non da quella dei cinquestelle. Così è nata la pazza idea che Conte starebbe accarezzando in queste ore: l’idea di mettere l’ex premier come capolista, un modo per testare il suo consenso e per scaldare i muscoli in vista delle prossime politiche. Anche questo un tempo nei 5 stelle non si poteva fare. Se correvi per una carica, che sia pure quella di capogruppo in consiglio comunale, poi dovevi ricoprirla. Ma appunto, sono regole del passato, quelle nuove (come quella sui mandati) sono ancora tutte da scrivere. 

Verso un accordo con il Pd si va, oltre che a Napoli e Bologna, a Varese, Pordenone, Ravenna, Grosseto, Isernia, Ravenna.  Non ci sono invece notizie né di accordi né di liste – a rischio – a Savona e Novara. A Salerno, il candidato sindaco è un deluchiano duro e puro e i 5 stelle hanno corteggiato a lungo l’area del Pd che poteva contrastarlo, perdendo. Quanto ai comuni più piccoli, sopra i 15mila abitanti, ma non capoluoghi di provincia, sono 130. In trenta è probabile un accordo col Pd, tra cui Assisi, Sesto Fiorentino, Fasano, Melìto, Olbia, Città di castello, Treviglio. Mentre è probabile che non ci saranno liste M5S, per i motivi più vari, a Domodossola, Rho, Cittadella, Merano, Cesenatico, Porto Empedocle, Misterbianco, Cassano d’Adda.

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