Addio feste leghiste, annullate Pontida e la Berghem Fest

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C’era una volta la lunga estate leghista, dove la bella stagione era scandita da appuntamenti politici carichi di simboli e aspettative, cerimonie laiche o anzi pagane del verbo padano. Poi, vuoi per la virata a 180 gradi del salvinismo – dall’indipendentismo del nord al nazionalismo – vuoi per il Covid-19, è finito tutto. Quest’anno non ci sarà neanche Pontida, ritrovo settembrino sul pratone dove in origine si celebrava il giuramento medievale lombardo contro l’invasore Federico Barbarossa. “Al 99 per cento salta”, confermano da via Bellerio. Come l’anno scorso, del resto: colpa del coronavirus, come fai a tenere insieme 10 mila persone in uno spazio tutto sommato neanche così ampio?

L’estate del Carroccio, come detto, era piena di eventi. La festa più gettonata in piena estate era la Bèrghem fest ad Alzano Lombardo. Appuntamento trentennale con ospiti tutti i big del partito ma anche esponenti di altri partiti per i dibattiti, saltato lo scorso anno e idem nel 2021. “Alle feste raccoglievano fondi per l’attività politica quando andava bene – racconta l’ex ministro ai tempi di Bossi Francesco Speroni, tutt’oggi dirigente del partito a Busto Arsizio – mentre a volte ci si perdevano soldi, era un investimento ma soprattutto un modo in più per stare tra la gente. Ora non dico che lo abbiamo sostituito, però si fanno tanti gazebo, ad esempio per i referendum. La situazione sanitaria non aiuta a organizzarsi per tempo, poi teniamo presente una cosa banale ma indicativa: normalmente le nostre feste prevedevano una orchestrina locale di grido e il ballo, momenti che attiravano le persone, ora è invece proibito”.

A Ferragosto c’era la festa a Ponte di Legno, con sia Bossi che Salvini ospiti al castello della famiglia Caparini (Bruno e il figlio Davide, entrambi dirigenti della Lega, quest’ultimo adesso assessore regionale in Lombardia). Comizio al palazzetto e serata di mangiate coi militanti e poi ammazzacaffè coi fedelissimi. Da tre anni anche Ponte di Legno non si fa più.

Normalmente con Umberto Bossi a settembre c’era il rito dell’ampolla sul Monviso, si andava alla sorgente del Po – esattamente a Pian del Re (Cuneo) – a prelevare l’acqua, ed era in pratica l’identificazione simbolica con il confine occidentale della Padania; dopo qualche giorno alla Festa dei popoli a Venezia la stessa acqua del Po veniva versata in Laguna, al confine orientale. Sul Monviso Salvini, che come Roberto Maroni non ha mai officiato il prelievo dell’ampolla, non va più da anni. Mentre il passaggio veneto – fu poi spostato a Cittadella, provincia di Padova – è stato cancellato dal 2016.

E infine, come detto, il raduno sul sacro suolo di Pontida, terreno di proprietà del partito. Segnava l’inizio della stagione autunnale, il ritorno alla lotta (magari dopo le vacanze al sud…) per l’indipendentismo e il federalismo poi. Da almeno un paio di anni il verde della coreografia era sparito per far spazio al blu, all’ultima edizione (2019) a Bossi fu negato anche il palco.

L’agenda degli incontri pubblici di Salvini in questi giorni recita: Fuscaldo, Rende, Cosenza, San Mango d’Aquino, Tropea, Rosarno, Taurianova… E nell’immaginario pubblico il Papeete da solo conta quanto tutta l’organizzazione del passato. A raccontarlo dieci anni fa sarebbe stata una bestemmia, ma per fortuna della Lega i tempi cambiano.

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