Da Misserville a Durigon, le sparate nostalgiche dei “fascistoni”

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Non è mai bello ricorrere, come accadeva troppo facilmente un tempo non lontanissimo, a definizioni che sanno di scomunica. Eppure, tutto lascia pensare che Claudio Durigon, il sottosegretario che s’illude di cambiare nome al parco “Falcone e Borsellino” di Latina per dedicarlo, come era un tempo, ad Arnaldo Mussolini, fratello del duce, ecco, dispiace dirlo, ma Durigon appartiene senza meno alla specie, alla classe, all’ordine, ma anche alla combriccola, alla compagnia di giro e alla macchietta del fascistone.

L’epiteto rafforzativo si pronuncia con paziente rassegnazione perché tale soggetto, resistendo indenne al tramonto e alla liquefazione delle culture politiche, fa parte del paesaggio e ancor più del folclore politico. Più che nella nettezza delle idee e alla bizzarria delle trovate, il fascistone si connota per stile e sentimenti, il più approssimativo e improduttivo dei quali è la nostalgia di un regime che di solito non ha nemmeno fatto a tempo a conoscere.

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di

Matteo Pucciarelli

10 Agosto 2021

Poi sì, certo, Durigon è oggi al governo perché ce l’ha messo e ce lo tiene – ma fino a quando? – Salvini, a cui del fascismo, figurarsi di Arnaldo fratello, non importa nulla di nulla, ma che da quelle parti ha molti amici, pure controversi, e potenziali interessi e in fondo anche voti (da rubare a Forza Italia). Il punto semmai è che il tipo del fascistone, per sua natura, fa sparate che poi è difficile depotenziare; in ogni caso a settembre, campa cavallo.

Così la caratteristica che qui vale forse la pena di sottolineare è l’igp, indicazione geografica tipica dell’esemplare che, pur diffuso in tutta Italia, fra l’ex Littoria (il nome che il regime diede a Latina), l’Agro pontino e la Ciociaria trova l’habitat più conveniente. Un ragguardevole fascistone, per capirsi, era Peppino Ciarrapico che da quelle parti mise radici, giornali, cliniche e impicci, estendendosi a un certo punto fino a Fiuggi; un altro, già più recente, è stato quel Franco Fiorito, Re poi defenestrato di Anagni, che le cronache celebrarono come “Er Batman”.

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di

Concetto Vecchio

10 Agosto 2021

Fra l’uno e l’altro va ricordato Romano Misserville, avvocato fascistone plurieletto in Parlamento che alla fine del secolo scorso per ragioni complesse e ancor più intricati calcoli e transiti (lite con An, passaggio via Cossiga all’Udeur di Mastella) si ritrovò sottosegretario nel secondo governo D’Alema. Più esattamente: in un primo momento fu messo alla Difesa, poi, a causa delle proteste per il suo passato, ai Trasporti. Ebbene: proprio quando la sua poltrona era ancora a repentaglio, Misserville, che era sempre stato un tipo loquace e un po’ eccentrico (tagliò platealmente il codino a un suo cliente rom e chiamò “Oscar”, come Scalfaro, il suo cagnone pseudo San Bernardo), disse a Repubblica che in fondo in fondo D’Alema gli ricordava Almirante e che nell’ufficio che lo aspettava al ministero si sarebbe certamente portato un ritratto del duce. Col il che, eseguito l’harakiri, dovette dimettersi.

Il commento

Durigon, dimissioni o sfiducia

di

Stefano Cappellini

10 Agosto 2021

Ora, lungi dal confinare i vari fascistoni, anche per stazza e giro vite, nel recinto dello “strano ma vero”, si può osservare che la pressoché generale levata di scudi contro Durigon sembra oggi meno efficace di allora.

Ma poi, siccome in Italia ce n’è sempre per tutti i gusti, a proposito di parchi e scambi di nomi si coglie l’occasione per ricordare che esattamente dieci anni orsono, nell’agosto del 2011, l’amministrazione di centrodestra di Parma provò a sostituire la denominazione “Falcone e Borsellino” al parco ex Eridania per intitolarlo – si era in epoca tardo-berlusconiana! – a Raimondo Vianello e a Sandra Mondaini, da poco scomparsi. A riprova che memoria e toponomastica vanno comunque maneggiate con maggiore decenza, per non dire responsabilità.

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Matteo Pucciarelli

10 Agosto 2021

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