PALERMO – “Per quanto ferita da una dichiarazione come quella del sottosegretario Durigon, so bene quanto la memoria di mio fratello Giovanni e di Paolo Borsellino sia radicata nel cuore degli italiani. Dunque non sono mossa da sentimenti di rivalsa o di vendetta. Non mi appartengono, non appartengono alla storia della mia famiglia. Ma sono preoccupata, questo sì”. Maria Falcone ha atteso alcuni giorni prima di intervenire compiutamente nella polemica esplosa sulla scia dell’indecente uscita del sottosegretario leghista all’Economia. Non chiede le dimissioni del fedelissimo di Salvini: “Non sta a me esprimermi”. Ma “serve” una parola chiara, dice, dal leader leghista e dal suo partito. “Magari è un’occasione anche per il governo per esprimere un’opinione sul tema della lotta alla mafia”. Come dire, finora il tema non è apparso in cima all’agenda.
Trasformare il Parco Falcone e Borsellino di Latina in parco Arnaldo Mussolini. Professoressa Maria Falcone, come sta vivendo questa vicenda che tiene banco da giorni?
“La sortita mi avrebbe potuto lasciare indifferente. Ma non è così. Mi preoccupa il fatto che si possano fare simili considerazioni in rotta con la nostra Costituzione. Ogni tanto i politici dovrebbero andare a rileggerla, non farebbe loro male. E poi sembra assurdo che il partito al quale appartiene questo signore non abbia preso una posizione su un tema come quello della lotta alla mafia che dovrebbe essere prioritario nel programma di chi si candida a governare il Paese”.
Si chiede insomma se a guidare quel partito sia davvero lo stesso Matteo Salvini che poi si presenta a Palermo con la mascherina di Borsellino, dichiarando guerra alla mafia, almeno a parole.
“Vorrei capire, ma non tanto io quanto gli italiani tutti credo, quali siano le reali intenzioni di questo partito nella lotta alla criminalità organizzata. Non si può ridurre tutto a una bambocciata. Non si può dichiarare: siamo contro la mafia e poi pensare che in realtà Cosa nostra non sia più un problema attuale, che sia stata sconfitta. Perché se non spara più, non più come prima quanto meno, è perché ai boss risulta molto più conveniente restare sottotraccia e fare affari”.
Per la verità una cosa Salvini l’ha detta. Ha difeso il suo sottosegretario all’Economia, sostenendo che fascismo e comunismo sono stati sconfitti dalla storia e che Durigon “è bravissimo”. Fine.
“Forse fascismo e comunismo: ma la mafia non è stata sconfitta. E come diceva sempre Giovanni, anche nei suoi ultimi giorni, bisogna fare in fretta perché nella lotta alla mafia è in gioco la democrazia del nostro Paese. Oltre all’economia sana messa a repentaglio dalle cosche. Ecco, di tutti questi ragionamenti non c’è stata traccia nel dibattito di questi giorni”.
Nel tentativo di strappare quel parco alla memoria delle vittime della mafia, c’è anche l’offesa ai poliziotti di scorta uccisi nelle stragi. Anche lì: da parte di un partito che si dichiara vicino alle forze dell’ordine.
“Il problema è di portata più generale. Mi interessa sapere: la lotta alla mafia è ancora questione cruciale? La coerenza dovrebbe appartenere a tutti gli uomini di partito e di governo. Sarebbe stata un’occasione imperdibile, ripeto, soprattutto per una forza che si candida ad amministrare regioni del Sud e a governare”.
L’intero centrosinistra e i 5S invocano ora le dimissioni del sottosegretario. Sarebbe una mossa opportuna secondo lei?
“Non sono io a dover esprimere un’opinione a riguardo. È una decisione che deve prendere il diretto interessato e il suo partito. Io, ribadisco, non cerco vendette. Invoco solo coerenza”.
Si attende un intervento del presidente del Consiglio Draghi?
“Mi rendo conto che il momento è particolarmente problematico. Ma forse l’incidente diventa un momento propizio per pronunciare parole ferme, inequivocabili. Nessuno mette in dubbio la trasparenza o lo straordinario lavoro che sta compiendo il premier. Sul contrasto alla criminalità però attendiamo parole nette. E soprattutto fatti”.