“Ho affrontato gli stupratori di mia figlia, piagnucolavano chiusi in bagno”

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UDINE – «Tua figlia ti racconta tra i singhiozzi di essere stata violentata e tu che fai? Io ho deciso d’impeto: sono corso a cercare i suoi aggressori». Voleva vederli in faccia e regolare i conti a modo suo, guidato dall’amore per lei e la rabbia verso di loro, il papà della ragazzina, una neodiplomata friulana di 18 anni, che martedì pomeriggio ha raccontato di essere stata stuprata in un appartamento di Lignano Sabbiadoro da cinque ragazzi, tutti italiani e residenti tra Veneto, Lombardia e Piemonte, d’età compresa tra i 17 e 21 anni e senza precedenti. La Procura di Udine e quella minorile di Trieste li hanno indagati per l’ipotesi di reato di violenza sessuale di gruppo. Ma gli accertamenti della Mobile diretta dal vicequestore Massimiliano Ortolan sono in pieno svolgimento, in cerca di riscontri alla ricostruzione della giovane,in vacanza al mare con la famiglia. Ieri il sequestro dei cellulari: chat e video saranno passati al setaccio. Poi, con ogni probabilità, i magistrati chiederanno la prova del Dna.
Come sta sua figlia?
«Sta assimilando piano piano quello che è successo.Ora, per riprendersi, avrà bisogno di un supporto psicologico. È davvero difficile. Abbiamo rinunciato a tornare a casa, per evitare di incontrare i nonni. Queste sono cose che vorresti non capitassero mai».
E invece…
«Sono anni che veniamo in ferie qua e che i ragazzi si incontrano in spiaggia: giocano a pallavolo, si mangiano il gelato e tante altre cose che fanno parte della normalità. Finché, magari ingenuamente, finiscono per ritrovarsi nei guai».
Sua figlia li ha seguiti a casa. L’avete vista allontanarsi?
«Con mia moglie eravamo sotto l’ombrellone. Ci ha raccontato dopo com’è andata. Ha incontrato uno che conosceva già, hanno passeggiato per un po’ insieme ad altre amiche e poi è salita nel suo appartamento».
E lì cos’è successo? Stando ai verbali di polizia, è entrata in casa con tre amici c’è stato un primo abuso, e poi ne sono arrivati altri due, ed è avvenuta la seconda violenza.
«Con noi, che siamo i suoi genitori, non è stata esplicita. Ci ha detto che ha pianto, ma non le hanno dato retta e hanno continuato. Quando ha visto che spuntavano altri ragazzi è andata nel panico».
Com’è riuscita a scappare?
«Sappiamo solo che a un certo punto se n’è andata, si è confidata con un amico bagnino e lui l’ha aiutata a trovare il coraggio di dirlo a noi».
E lei non ci ha visto più…
«Stavamo rientrando dalla spiaggia, ero ancora in costume e con le infradito ai piedi e non avevo il telefonino con me. Avrei voluto chiamare le forze dell’ordine, ma dopo un attimo di incertezza, ho chiesto a mia figlia di accompagnarmi all’appartamento».
Sperava di trovarli ancora là e di farsi giustizia da sé?
«Non è stata una spedizione punitiva: volevo vederli in faccia e capire cosa fosse successo».
E ci è riuscito?
«No, perché quando ho aperto a spallate la porta, dopo avere suonato e bussato invano, si sono chiusi nel bagno. Piagnucolavano, supplicandomi di andare via e minacciandomi di chiamare la polizia e ho capito di trovarmi di fronte a persone insignificanti. Ho lasciato stare, come mi consigliavano i condomini, e ho aspettato gli agenti».
Li conosceva?
«Mai visti prima. Mia figlia ne conosceva uno, ma non è vero che avesse subito abusi da lui in passato, come qualcuno sostiene. Non è questo che ha riferito alla polizia».
Tutti hanno ammesso di avere avuto rapporti sessuali con sua figlia e si sono difesi dicendo che lei era consenziente.
«Questa è una brutta storia. A mia figlia e a tutte le ragazze dico di stare attente e non dare fiducia a nessuno, perché il lupo cattivo è sempre dietro l’angolo».
Cosa si aspetta ora per quei ragazzi?
«Francamente, non lo so. Vorrei che capissero il male che hanno fatto. Nemmeno le bestie si comportano così».

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