A Kabul, nell’ospedale di Emergency ci sono 99 pazienti e solo 14 posti liberi per far fronte a possibili emergenze al momento. “Solo nelle ultime 24 ore sono arrivate 63 persone, ma vista la situazione d’emergenza l’Ong ha deciso di ammettere solo chi è in pericolo di vita”, racconta il responsabile Alberto Zanin che si collega dal centro chirurgico della capitale per un briefing su Zoom.
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Com’è la situazione a Kabul?
“In città c’è meno traffico e poche persone in giro, hanno paura. Vicino a casa c’è un checkpoint dei talebani, sono armati ma non c’è stato alcun ferito. Durante la notte abbiamo sentito molte raffiche di kalashnikov intorno al nostro distretto. Ma dai racconti dello staff la situazione è migliore, all’aeroporto di Kabul la folla è diminuita. Ieri sera è riuscito ad atterrare un aereo tedesco e questo ci dà speranza”.
Quante persone avete accolto da domenica?
“Abbiamo accolto circa 175 persone in 3 giorni, ma le ospedalizzazioni sono state 60. Un numero contenuto visti i criteri che abbiamo deciso di mettere in pratica per far fronte all’emergenza. In questo momento l’ospedale ammette solo persone in pericolo di vita, severo grado di shock o ferite letali. Agli altri pazienti vengono offerte cure di primo soccorso e poi trasferiti in altri ospedali della città”.
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Che tipo di ferite riportano?
“Tra i 63 pazienti che abbiamo ricevuto oggi ne abbiamo ammessi solo otto, perché in condizioni critiche. Avevano gravi ferite da proiettile, alcuni venivano dall’aeroporto di Kabul dove c’è stata una sparatoria per fermare il tentativo di centinaia di afghani di lasciare il Paese a bordo di un aereo che stava decollando”.
Le risulta che negli avamposti abbiano ucciso e decapitato chi non si è subito arreso?
“Ciò che sappiamo è che ci sono stati scontri a fuoco contro i resistenti nella città di Kabul. Alcuni anche ieri nel quartiere di Karabà, al nord della città, da cui sono arrivati numerosi feriti”.
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Di quale etnia è il quartiere Karabà?
“Non sono più divisi strettamente per etnie, non mi risulta che ci sia una rispetto ad un’altra. Posso dire che il gruppo etnico degli hazara, storicamente la minoranza presa di mira, non è considerata un target in questo momento anche perché tutto lo staff hazara è presente in ospedale”.
La vostra organizzazione è entrata in contatto con i talebani?
“Ieri avremmo dovuto incontrare il leader del nostro distretto. Oggi abbiamo inviato una macchina al distretto politico per chiedere un appuntamento nel pomeriggio. Allo stesso tempo siamo entrati in contatto con il responsabile della salute della città di Kabul con cui cercheremo di avere un incontro nei prossimi giorni”.
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16 Agosto 2021
Mi conferma che da quando i talebani hanno preso il potere non avete avuto problemi nel continuare a fare il vostro lavoro?
“Sì, lo confermo”.
Qual è la situazione delle donne all’interno del vostro staff?
“All’interno della nostra organizzazione non c’è stato alcun cambiamento. Le donne che fanno parte del nostro staff riescono a venire in ospedale senza problemi. Tra l’altro molte di loro ricoprono ruoli di massima importanza e responsabilità”.
Avete notato variazioni nell’abbigliamento femminile?
“Nel nostro staff c’è chi ha preferito indossare l’abito tradizionale. Non perché sia richiesto, credo l’abbiano fatto per precauzione”.
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17 Agosto 2021
I talebani hanno annunciato un’amnistia generale per i funzionari statali. Avete un primo riscontro?
“Nessun riscontro ufficiale, ma possiamo dire che non c’è un particolare accanimento nelle regole che tutti pensavano fossero applicate sin da subito rispetto al modo di vivere e vestire. Sembra che non ci sia una volontà immediata di applicarle”.
Qual è la situazione epidemiologica e come sta influendo? È vero che i talebani impediranno la somministrazione del vaccino?
“I contagi da Covid-19 sono in rapida diminuzione rispetto al picco di un mese fa e non osserviamo alcun sintomo tra pazienti e membri dello staff. Rispetto alla dichiarazione dei talebani non ho nessun tipo di informazione. Non penso sia vero perché dimostrano importante interesse nelle cure mediche. A dimostrazione di ciò il fatto che sono venuti a cercarci per avere un colloquio visto il ruolo che Emergency riveste nel Paese”.
Quale tipo di supporto è possibile suggerire a chi si trova in Italia in questo momento per aiutarvi?
“Abbiamo bisogno di fondi per mandare avanti i nostri progetti per gli ospedali in Afghanistan e per ricevere le forniture necessarie. Il problema è che la strada adesso è percorribile e possiamo mandare medicine e materiale all’interno del Paese, ma riuscire a farle entrare nei confini nazionali è più problematico”.
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