Afghanistan, i ministri dell’Unione: “Evitare il disastro profughi, ora si tratta con i talebani”

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BERLINO – È stata Angela Merkel a rivelare ieri la linea che sta prevalendo sul fronte internazionale. Al netto delle operazioni in corso per mettere in salvo europei e collaboratori afghani dei governi occidentali, l’Europa prende tempo su eventuali corridoi umanitari e sui profughi. Il grande spettro che ha dominato ieri i colloqui dei leader e la riunione dei ministri degli Esteri Ue è quello di una riedizione dell’esodo del 2015. Un tema che per le abissali differenze nelle politiche di accoglienza rischia di spaccare nuovamente il continente. Dunque, “prima di parlare di quote di ripartizione, dobbiamo parlare di opzioni sicure per i rifugiati nei pressi dell’Afghanistan”, ha detto la cancelliera.

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In serata, è stato Mario Draghi a riassumere la giornata: «la cooperazione internazionale è essenziale». Il presidente del Consiglio ha sentito Merkel al telefono, e la cancelliera ha avuto colloqui con il premier britannico Johnson, il presidente francese Macron e l’Alto commissario per i rifugiati Filippo Grandi. E i leader hanno concordato sulla necessità di procedere per gradi, convergendo sull’evacuazione da Kabul e accordandosi su iniziative comuni anche nelle sedi internazionali come il G7 o il G20. Anche se il caminetto dei “Sette Grandi” ha impensierito qualche capitale europea: “è un formato divisivo in una fase in cui non possiamo escludere la Cina e la Russia dalla discussione sul futuro dei rapporti con l’Afghanistan”», come riferisce una fonte diplomatica. Tanto che Johnson avrebbe già proposto di allargare il G7 proprio a Pechino e Mosca.

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I perni intorno ai quali si sta sviluppando la strategia europea per prevenire un esodo di massa dall’Afghanistan sono l’atteggiamento dei talebani e la cooperazione con “Paesi confinanti e Paesi terzi”, come hanno concordanto ieri anche i ministri degli Esteri Ue. In altre parole, prima di discutere l’accoglienza di miriadi di afghani impauriti dal regime fondamentalista, la Ue vuole capire come si comporteranno i talebani. I ministri hanno deciso già ieri che osserveranno attentamente i Taliban per capire se il loro nuovo governo “sarà inclusivo” e se “rispetterà i diritti umani”, come ha riassunto anche il premier britannico Johnson. Parallelamente apriranno il dialogo con Paesi extraeuropei, anche quelli confinanti con l’Afghanistan, per garantire l’accoglienza dei profughi anche lì. Intanto, la Germania e altri Paesi hanno congelato gli aiuti allo sviluppo all’Afghanistan per spingere i talebani a mantenere i loro impegni.

L’intervista

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17 Agosto 2021



L’Alto rappresentante della Ue, Joseph Borrell è stato il più esplicito: “I talebani hanno vinto la guerra e noi dovremo parlare con loro ed evitare che torni il terrorismo”, ha detto. Da qui a riconoscere il nuovo governo, per la Ue, ce ne passa. Ed è una linea identica a quella espressa ieri dalla Russia attraverso il suo ministro degli Esteri Lavrov. Peraltro, la cauta apertura internazionale è arrivata anche dopo che i nuovi padroni dell’Afghanistan hanno mandato segnali distensivi, annunciando un’amnistia per gli ex funzionari del governo e promettendo di non calpestare più brutalmente i diritti delle donne come sempre avvenuto in passato. Per dirla con il ministro degli Esteri tedesco Maas, “misureremo i talebani dai fatti”.

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