I talebani si sono ripresi Kabul e la prima preoccupazione ora per la comunità internazionale è cosa ne sarà delle donne, insieme ai timori per il destino delle minoranze, dei credenti di altre fedi e dei laici, degli attivisti per i diritti umani. Durante la prima conferenza stampa mai tenuta dal gruppo di miliziani, martedì, il portavoce Zabiullah Mujahed ha specificato che i diritti delle donne saranno rispettati “nel quadro della sharia”.
Che cosa è la sharia?
Comunemente viene definita come la legge islamica, in realtà è un insieme di precetti ricavati dal Corano, il libro sacro per i musulmani, e dai racconti della vita del profeta Maometto – la Sunna, i detti, gli insegnamenti e le pratiche del profeta – che agiscono come un codice di condotta a cui i musulmani devono aderire. La sharia può essere la base per la costituzione di un codice di leggi, ma in questo processo interviene l’interpretazione di studiosi, religiosi, politici, gruppi armati. Nel corso della storia, gli studiosi islamici hanno prodotto una giurisprudenza islamica in linea con la sharia, il fiqh, diritto islamico, spesso nel linguaggio parlato usato come sinonimo di sharia.
La sharia stabilisce regole per le donne?
L’Islam fondato dal profeta Maometto intorno al 620 d.C garantiva alcuni diritti delle donne, ma nel tempo alcuni versi del Corano sono stati utilizzati da politici e leader militari e religiosi per introdurre numerose discriminazioni a danno delle donne in diversi Paesi musulmani. Alcuni studiosi per esempio ritengono, sulla base di alcuni versi del Corano – un testo scritto in contesti culturali politici completamente diversi dal nostro – che una donna abbia diritto all’eredità ma solo alla metà di quello che spetta a un uomo. Allo stesso modo il precetto coranico per cui la donna non dovrebbe rivelare la sua bellezza fuori dalla famiglia è stato utilizzato per imporre rigide regole di comportamento e di abbigliamento. La sharia dunque è «la principale fonte della legislazione» in molti Paesi islamici, ma con modelli e significati interpretativi diversi. In Arabia Saudita per esempio fino a poco tempo una interpretazione integralista della sharia ha fatto si che le donne non potessero nemmeno guidare e dovessero essere accompagnate da un guardiano uomo. In Iran hanno l’obbligo di indossare il velo e altre limitazioni.
Cosa succederà in Afghanistan?
La sharia era già alla base della Costituzione afghana approvata nel 2004 che stabilisce che l’”Afghanistan è una Repubblica islamica, indipendente, unitaria e indivisibile”, che la “religione di stato della Repubblica islamica dell’Afghanistan è la sacra religione dell’islam”, che “i seguaci di altre religioni sono liberi di professare le loro fedi e di celebrare i loro riti entro i limiti stabiliti dalla legge”, ma che nessuna legge in Afghanistan “può essere contraria ai principi e alle disposizioni della sacra religione dell’Islam”.
L’Afghanistan prima dell’intervento americano del 2001 governato dai talebani era un Paese in ci le donne non potevano studiare o lavorare, uscire di casa senza un accompagnatore maschio, dovevano coprirsi interamente con il burqa, solo per fare alcuni esempi. Era un Paese in cui esisteva la lapidazione per le adultere e ai ladri potevano essere tagliate le mani per punizione. Un paese in cui l’omosessualità era punita con la pena di morte. I talebani in questi stanno cercando di accreditarsi con la comunità internazionale per non perdere fondi e la possibilità di alcun investimenti mostrando una faccia moderata: parlano inglese, fanno conferenze stampa accettando le domande dei giornalisti, promettono di garantire i diritti delle donne e delle minoranze. Molti dubitano che anche nella versione 2.0 i talebani abbiano cambiato le loro idee.