La gerarchia dei talebani: nomi e ruoli degli “studenti coranici” pronti a costruire una nuova struttura di potere a Kabul

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I talebani stanno preparando la transizione al potere a Kabul: per ora non è chiaro se gli incarichi di governo rispecchieranno l’attuale ripartizione di competenze interna al movimento integralista.

Al momento gli “studenti coranici” sono guidati dal mullah Habaitullah Akhundzada, diventato il comandante supremo nel maggio 2016 e dunque responsabile assoluto degli affari politici, militari e religiosi. Sessantenne, Akhundzada è un veterano della resistenza islamica contro l’Urss degli anni ’80, ma vanta una reputazione più da leader religioso che da comandante militare. Secondo gli analisti, è legato strettamente alla “Shura di Quetta”, il consiglio dei leader che ha sede nella città pachistana.

Negli anni ’90, era impegnato come capo dei tribunali della sharia: a lui va ricondotto il ritorno delle severe punizioni previste nel Corano, secondo l’interpretazione più rigida, con esecuzioni pubbliche di assassini e amputazioni per i ladri. Akhundzada è il terzo “Emiro dei credenti”, dopo il mullah Mohammed Omar (il fondatore del gruppo, morto con tutta probabilità nel 2013) e il mullah Mansour, ucciso nel 2016 in Pakistan da un drone americano.

Destinato probabilmente a un ruolo di spicco è il capo negoziatore di Doha, Abdul Ghani Baradar, che potrebbe diventare presidente ad interim. 

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di

Giampaolo Cadalanu

17 Agosto 2021

Un altro personaggio di spicco della gerarchia fondamentalista è Mohammad Yaqoob, figlio del fondatore dei talebani, il mullah Mohammed Omar. Gli analisti ritengono abbia poco più di 30 anni. Attualmente è il capo delle operazioni militari e responsabile finanziario del gruppo. Secondo alcune fonti, è stato lui a legittimare la successione del padre, smentendo le voci che lo volevano assassinato dal mullah Mansour. La sua origine familiare ne fa una figura carismatica per i talebani, al punto che dopo la morte di Mansour nel 2016 alcuni militanti volevano nominare Yaqoob nuovo comandante supremo del gruppo, ma altri lo ritenevano giovane e privo di esperienza.

Numero due del movimento, alla pari con Yaqoob, è Sirajuddin Haqqani, 45enne figlio di Jalaluddin, fondatore della rete omonima e definito da Ronald Reagan “un combattente per la libertà” ai tempi della lotta contro l’Urss. La rete Haqqani è considerata la protagonista degli attentati più sanguinosi avvenuti in Afghanistan contro i governativi e gli alleati occidentali, e ha sempre ricoperto un ruolo autonomo nell’universo jihadista, caratterizzato dai suoi legami con Al Qaeda e dalla mancanza di scrupoli negli attacchi. Se i talebani legati alla Shura di Quetta cercavano di colpire senza provocare vittime collaterali fra la popolazione, gli uomini della rete Haqqani non si sono mai messi questo problema. A questa organizzazione è attribuito anche l’attentato del 2009 in cui morirono sei paracadutisti italiani, a Kabul. La convergenza nella più ampia organizzazione dei talebani ha comunque riservato alla rete Haqqani la responsabilità dell’area del Waziristan, lungo il confine tra Pakistan e Afghanistan.

Un’altra figura di spicco è Abdul Hakeem, nominato nel settembre 2020 capo della squadra negoziale dei talebani a Doha. Sessantenne, ex direttore di una scuola religiosa islamica a Quetta, in questa città guidava anche il consiglio dei religiosi a capo del movimento e controllava la magistratura dei talebani. Secondo gli analisti, è una delle persone più vicine al comandante supremo, Akhundzada.

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