Zahra Ahmadi è atterrata in Italia. Il fratello Hamed ha preso il treno da Venezia per Roma all’alba, per aspettarla all’aeroporto Leonardo da Vinci. Sarà un abbraccio virtuale perché Zahra dovrà fare dieci giorni di quarantena, ma non per questo meno intenso. Le forze dell’ordine hanno imposto di non fare foto, né video. Potrà vederla da lontano e farle capire che le è stato vicino fino all’ultimo.
Afghanistan, Zahra Ahmadi è in salvo: “Lascio con rabbia questo Paese che mi sta togliendo tutti i sogni, ma non avrò mai paura”
di
Vera Mantengoli
18 Agosto 2021
Nel viaggio verso la capitale Hamed ha pianto. “Con un occhio piango di felicità, ma con l’altro di dolore perché Zahra è una sola e, così come lei, ci sono 16 milioni di donne che hanno bisogno di aiuto. Se poi aggiungiamo anche i bambini, il numero raddoppia”. Hamed Ahmadi ha detto che questo è il primo passo perché non dimentica i familiari di tanti amici che sono ancora disperati in Afghanistan, in attesa che qualcuno li porti in salvo. “Grazie Italia, ma abbiamo il dovere di aiutare anche altre persone. C’è una totale disperazione in Afghanistan. Questo giorno, che coincide con l’arrivo di mia sorella, dovrebbe essere un giorno speciale per me, ma non è così: una parte di me sta ballando, l’altra è in lutto”.
Gli occhiali da sole coprono gli occhi di Ahmed che da giorni ha vissuto l’incubo di Kabul con la sorella che non vede di persona dal 2014. L’appello per salvarla, gridato in un’intervista a La repubblica, è stato accolto dalla politica e sentito dall’opinione pubblica tanto che la donna, 32 anni imprenditrice, è diventata un simbolo della sofferenza del popolo afghano, ma anche della capacità dell’Italia di poter essere d’aiuto. “Sono molto felice di quello che ha fatto il Governo italiano per me. Ringrazio il ministro Guerini e tutto lo staff italiano lì a Kabul dove la situazione è grave. È stato fatto tutto il possibile, ma ricordiamoci che non c’è solo Zahra. Abbiamo il dovere di aiutare anche gli altri, bloccati in un Paese che non ha più futuro”.