Il Regno Unito ha fame di lavoratori: un milione di posti vacanti a causa Brexit

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LONDRA – Un milione di posti di lavoro vacanti. È il risultato incredibile della Brexit nel Regno Unito: impedendo il libero afflusso di immigrati dal continente, l’uscita dall’Unione Europea ha creato un deficit di lavoratori senza precedenti in questo paese, soprattutto nei settori che più dipendevano dalla presenza dei cittadini della Ue, come la ristorazione, l’edilizia e l’agricoltura.

Per la precisione, secondo le cifre dell’Ufficio Nazionale Statistiche diffuse questa settimana, i posti vacanti sono saliti a un livello record di 953 mila, con un incremento di 168 mila in più rispetto all’inizio della pandemia. Alcuni esperti mettono in relazione il deficit di lavoratori disponibili più con il Covid che con la Brexit, sostenendo che è la necessità di isolarsi per chi è entrato in contatto con una persona contagiata dal coronavirus, perlomeno per coloro che usano la relativa app del servizio sanitario pubblico, ad avere accentuato il fenomeno negli ultimi mesi. Ma varie catene di ristorazione notano che il gap tra posti disponibili e lavoratori pronti a occuparli è cresciuto anche in Irlanda del Nord, la regione britannica che più dipendeva dai rapporti con la Ue, e ciò sembra confermare che la ragione principale è appunto la Brexit.

Paradossalmente, il divorzio britannico dall’Europa unita era stato promosso come una necessità per impedire ai lavoratori europei di togliere il posto a quelli nativi, in altre parole per mettere “Britain first”, i diritti dei britannici al primo posto. Ora tuttavia appare chiaro che, senza l’apporto di una vasta manovalanza di origine europea, l’economia britannica non può funzionare a pieno ritmo, un fattore che rischia di frenare la crescita economica post-Covid.

In parallelo, un altro dato illustra gli effetti deleteri della Brexit: il deficit di polli, o meglio di carne di pollo. La più nota catena di ristoranti britannici specializzati in cibo a base di pollo, Nando’s, ha dovuto chiudere temporaneamente alcuni dei propri locali perché non riceve più abbastanza polli dall’Europa, a causa delle norme più complicate sull’importazione di prodotti alimentari e di merci in genere risultata dalle nuove norme post-Brexit. Inglesi senza abbastanza lavoratori e senza abbastanza cosce di pollo arrosto: se a questo doveva servire l’uscita dalla Ue, a Londra c’è poco da celebrare. Chissà se servirà a fare ricredere qualcuno di quelli che hanno votato per girare le spalle al continente e arrangiarsi da solo in nome di una presunta splendida autarchia.

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