Polonia, la regione Malopolska non ritira la risoluzione anti-Lgbtq+: perderà 2,5 miliardi di fondi Ue

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BERLINO – Nelle loro crociate omofobe, i sovranisti del PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Diritto e Giustizia, il partito di maggioranza dal 2015 in Polonia) sembrano decisi a rifiutare ogni compromesso. Anche quando la loro linea dura porta a conseguenze negative. È quanto sta accadendo nella regione di Malopolska: sta perdendo 2,5 miliardi di aiuti dell’Unione europea sparsi nei sette anni del prossimo bilancio Ue, e anche ogni impegno ad aiuti e fondi europei per attività supplementari. Perché? Semplicemente perché con un voto di ieri sera del suo Parlamento regionale, dove il PiS ha la maggioranza, Malopolska ha rifiutato di ritirare una sua risoluzione in cui si impegnava a lottare con ogni mezzo contro la diffusione della “ideologia Lgbtq+”.

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La decisione costerà cara in termini di sviluppo economico, costruzione di infrastrutture e in genere di livello di vita alla Malopolska. Lo sa bene Marek Urynowicz, intervistato da Politico. Egli era uno dei massimi dirigenti locali del PiS, ma si è battuto invano per il ritiro della mozione puntando agli interessi economici della regione. E quando si è visto messo in minoranza, ha lasciato il partito.

“La Commissione non sta scherzando fa sul serio, e i fondi di coesione non sono bazzecole”, ha detto e ripetuto tentando invano di convincere una maggioranza di legislatori regionali. Gli è andata male. Contro di lui, tra i potenti esponenti locali della maggioranza, si è trovato schierato anche Jan Duda, padre del giovane presidente della repubblica di obbedienza PiS Andrzej Duda e ritenuto tra i fautori piú convinti della campagna e politica omofobe.

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Andrea Bonanni

21 Luglio 2021

Dalla parte della maggioranza, con quella porta sbattuta in faccia agli aiuti europei, si è schierata molto attivamente anche la Chiesa. Il vescovo Marek Jedraszewski ha tuonato: “La libertà è un bene particolare, ha il suo prezzo che si chiama onore e non si puó comprare mettendo in svendita i propri valori, i nostri valori nazionali cristiani. E quello che è in atto è null’altro che uno scontro tra la Vergine Maria e i suoi fedeli contro i sostenitori dell’ideologia neomarxista Lgbtq+”. Ha aggiunto il padre del capo dello Stato: “L´insieme delle nostre leggi e misure è volta solo a difendere i nostri figli e i nostri giovani, ma alcuni barbari vogliono privarci delle risorse europee cui abbiamo diritto anche per il futuro della nostra gioventù. Quei soldi sono soldi che meritiamo, non carità”.

La Commissione europea la vede molto diversamente, sulla base sia di sue indagini in loco, sia di rapporti indipendenti come quello recente dell’associazione Ilga e dell’Atlante dell’odio, secondo cui la Polonia è divenuto il Paese piú omofobo d’Europa, il piú recettivo verso discorsi di odio contro i diversi. Da mesi la Commissione ha ammonito le autorità nazionali e regionali polacche che la politica omofoba – sintetizzata nel vanto con cui poteri regionali e locali che governano un terzo del Paese si chiarano “Lgbt-free”- non è compatibile con i valori e i trattati europei. E ha dato a Varsavia e ai governi locali polacchi tempo fino al 15 settembre per scegliere, dando risposte chiare e facendo seguire alle parole i fatti.

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Tonia Mastrobuoni

15 Agosto 2021

Formalmente Bruxelles non pone un esplicito legame diretto tra concessione di fondi e aiuti e fine della politica omofoba bensí solo col rifiuto di ogni discriminazione, ma il no alla brutale politica omofoba è il chiaro senso dei suoi avvertimenti alla Polonia. Negli ultimi sei mesi altre sei città polacche, che la Ue non ha voluto nominare, hanno perso il diritto all’accesso a fondi e altri aiuti europei, in quanto si sono ostinate a intensificare la loro politica di discriminazione omofoba. In diversi messaggi confidenziali inviati dalla Ue alla maggioranza di governo polacca, è detto chiaramente e scritto nero su bianco che se l’omofobia non cesserà la Ue non vedrà piú alcun motivo per fornire nuovi fondi e nuovi aiuti per programmi speciali di ogni genere, di infrastrutture, culturali o per il turismo.

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