M5S diviso anche sugli Esteri. Il peso dell’ala filo-cinese sulla linea “afghana” di Conte

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MILANO – Non si trattasse di un tema così delicato come la politica estera, con una crisi internazionale — e umanitaria — in corso, il dietro alle quinte del M5S sarebbe oggetto di un sceneggiatura umoristica. Si racconta infatti che il post apparso due giorni fa sul blog di Beppe Grillo, fondatore e garante di quello che resta il primo partito in Parlamento, scritto nel quale l’ex ambasciatore Torquato Cardilli metteva alla berlina (anche) Giuseppe Conte e Luigi Di Maio per il disastro in Afghanistan, sia finito online così per via di una distrazione redazionale. Pieno agosto, clima vacanziero, un’analisi geopolitica lunga oltre 15 mila battute, lettura non facilissima insomma, e zac: il riferimento poco lusinghiero verso i due più importanti uomini politici del Movimento stesso va in pagina. Quando poi invece i soliti giornalisti si sono accorti del passaggio incriminato, col ministro degli Esteri definito “yes-man”, si è capito che si stava rischiando lo scontro diplomatico tutto interno ai 5 Stelle. «Togliamo i riferimenti a Conte e Di Maio?», si è chiesto dal blog del comico. Ma sarebbe stata la classica toppa peggio del buco. Tra l’altro la giornata sul fronte comunicativo per il M5S era stata già bella complicata, per via di quell’invito al “serrato dialogo” con i talebani fatto da Conte e diventato oggetto di polemiche e distinguo generalizzati.

il caso

Afghanistan, Conte per il dialogo: “Talebani distensivi”. È polemica, lo sconfessa anche Di Maio

di

Matteo Pucciarelli

19 Agosto 2021



Nelle varie chat che animano le giornate dei parlamentari anche sotto l’ombrellone qualcuno ha ritirato fuori un vecchio articolo di Alessandro Di Battista (anno 2014), pubblicato anche allora sul blog di Grillo. Si parlava dell’Isis e della possibilità di intavolare un confronto anche coi terroristi. Un po’ come a dire: ecco, in fondo, da dove arrivava la trovata. La diretta correlazione è azzardata, però in politica estera la linea del M5S è sempre stata fuori dagli schemi classici. L’ex presidente del Consiglio in questa fase organizzativa iniziale si appoggia molto sul lavoro e sulle riflessioni dei membri delle varie commissioni parlamentari e al Senato la posizione è stata quella appunto di un confronto necessario coi talebani. «Dialogare non significa certo legittimarli, non era quello il senso né delle nostre analisi né delle parole di Conte — conferma il vicepresidente del Senato Gianluca Ferrara — Anche Josep Borrell ha detto che un dialogo con i talebani è inevitabile e opportuno, così come l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati Filippo Grandi».

Il presidente della commissione Esteri a Palazzo Madama Vito Petrocelli invece riesce nell’impresa di dar ragione in un sol tweet a tutti, Conte, Di Maio e Grillo, condividendo nel contempo un’analisi pro-Cina del giornale comunista Contropiano. Dopodiché nelle ultime settimane Conte si è reso protagonista di qualche sbavatura: dalla critica alla riforma Cartabia in cui si spiegava che i responsabili del crollo del Ponte di Genova l’avrebbero fatta franca grazie alla prescrizione (non era così) ai 200 mila «bambini poveri» a Milano citati in una lettera al Corsera, in realtà sono 20 mila. Leggerezze «anche dovute alla debolezza della struttura del M5S, per lui che era abituato allo stuolo di funzionari a Palazzo Chigi non è semplice», spiega una fonte interna. La difficile partita delle amministrative, col rischio flop generale dietro l’angolo, aggiunge preoccupazioni. Entro metà settembre il presidente dei 5 Stelle dovrebbe nominare i propri vice, il condizionale è d’obbligo: tutto potrebbe essere rimandato a

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