Il problema ufficialmente non è ancora stato affrontato, ma nelle stanze del ministero della Salute e anche tra tecnici e consulenti esterni se ne parla da qualche tempo. E già si prospetta una soluzione. La validità del Green Pass rilasciato dopo il vaccino verrà estesa, probabilmente da 9 mesi a un anno. Sarà il Cts ad affrontare la questione in una prossima seduta, appena il governo invierà un quesito ufficiale agli esperti.
Con l’attuale durata del documento presto sorgeranno problemi, in particolare per chi si è vaccinato all’inizio della campagna, cioè a fine 2020. Si tratta principalmente di lavoratori della sanità. A ottobre le loro certificazioni scadranno, e bisogna decidere in fretta per evitare il cortocircuito. Chi lavora negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie, infatti, è obbligato a vaccinarsi e proprio in queste settimane nelle Regioni stanno scattando le prime sospensioni per gli ultimi no vax. Ma se questi professionisti si presentassero al lavoro con un Green Pass scaduto, per loro l’obbligo si considererebbe assolto? Se la risposta è sì, allora dovrebbero avere anche il certificato verde. Altrimenti l’unica alternativa sarebbe rivaccinarsi. Ma nessuno pensa di fare così presto la terza dose a quasi due milioni di operatori sanitari: il dibattito in questo fase riguarda piuttosto l’opportunità di farla, a partire dall’autunno, ai più fragili. Il punto è che ancora non si sa quanto dura la risposta immunitaria provocata dal vaccino, anche se appunto molti esperti ritengono che sia almeno di un anno.
“Quella dei 9 mesi è una corbelleria — dice Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive a Milano, — Bisogna perlomeno salire a un anno. Il mio Green Pass per esempio scade il 18 ottobre e tutti gli altri medici e infermieri del Paese saranno nella stessa situazione più o meno entro il 20 novembre. Se non rivedono al rialzo la durata del Pass ci sarà una levata di scudi nel mondo sanitario”. Quanto all’incrocio della proroga con un’eventuale terza dose, Galli è cauto: «Ancora non sappiamo se e quando la si farà, per ora l’Oms si è detta contraria. E ci sono ancora pochi dati sulla sua utilità». Anche Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione degli ordini dei medici, chiede al governo di intervenire: “La validità del Green Pass è stata già allungata: all’inizio era di sei mesi. E dovranno prolungarla ancora. Capisco che si voglia procedere passo passo, ma mi aspetto il via libera. Tra l’altro il Cts ha detto che le terze dosi vanno fatte in primis alle persone con problemi immunitari”.
Per modificare la durata del certificato bisognerà coordinarsi anche con l’Europa, visto che pure il Green Pass continentale è valido 9 mesi a partire da due settimane dopo la seconda dose. Anche se l’Italia, su altri aspetti, ha deciso in autonomia: al contrario di quanto stabilito nella Ue, ad esempio, dà il pass già dopo la prima dose.
Altro nodo riguarda chi ha avuto la malattia. Per i guariti, il documento vale 6 mesi. Il ministero della Salute ha chiarito che chi è stato infettato dal coronavirus può aspettare fino a un anno prima di vaccinarsi: tuttavia, per i secondi sei mesi, al momento non è coperto.
Intanto si lavora per capire come applicare le regole sulla certificazione verde nella scuola. Ieri il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha spiegato che c’è stata una riunione tra i suoi tecnici e quelli della Salute, che lavorano con il Garante della privacy. Al centro dell’incontro le verifiche sul Green Pass del personale scolastico. Per semplificarle, ripetono i presidi, bisognerebbe poter sapere chi lo ha di lunga durata perché è vaccinato o guarito e chi, invece, ha fatto solo un tampone. Ma il via libera a questi dati sensibili può arrivare solo dal Garante.
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