Drone uccide terrorista dell’Isis. Gli Usa lanciano il primo attacco di rappresaglia

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New York – Joe Biden l’avevo promesso: «Ci vendicheremo. L’America non perdona e non dimentica». E infatti lancia il suo primo raid mirato contro membri dello Stato Islamico a meno di 48 ore dalla strage, provocata da un kamikaze all’aeroporto di Kabul, dove sono morte almeno 170 persone, compresi 13 marines . Un attacco condotto con droni nella provincia di Nangarhar, a est del Paese, per uccidere, secondo le prime informazioni diffuse dallo Stato Maggiore Usa, una delle menti dell’Isis-K, il braccio afghano dello Stato Islamico, a quanto pare “pianificatore” dell’attentato avvenuto e potenziale architetto pure di quelli annunciati. «Le forze militari hanno condotto un’operazione antiterrorismo. Il bersaglio è stato centrato da un drone partito da una base fuori dal paese» ha scritto il capitano Bill Urban, portavoce del Comando centrale americano, in un comunicato fatto pervenire nella tarda sera americana alla stampa. «Non ci sono state vittime civili».  

“Colpiremo con precisione”: Biden affida al Pentagono i piani per la rappresaglia

dalla nostra inviata

Anna Lombardi

27 Agosto 2021

Il piano era stato approvato già nel primo pomeriggio da President Biden, che aveva di fatto dato carta bianca al Pentagono chiedendogli di dare una risposta ferma e immediata. Ma è toccato al ministro della Difesa, generale Lloyd Austin, a dare l’ordine esecutivo.  

D’altronde, che qualcosa fosse nell’aria si era capito già nelle ore precendeti. Agli americani ancora in Afghanistan era arrivato l’ennesimo messaggio dell’ambasciata: «Tenetevi lontani dall’aeroporto». La possibilità di nuovi attentati, già paventata dal capo del commando centrale, generale Kenneth McKenzie «è in corso ed attiva» aveva confermato pure la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, nella sua consueta conferenza stampa del pomeriggio. «Le nostre truppe sono ancora in pericolo».

Attentato a Kabul, la testimonianza di un sopravvissuto: “Pensavo di essere l’unico ancora vivo”

Insomma, non reagire, col rischio di un nuovo sanguinoso attacco, per l’amministrazione era ormai impensabile: rispondere era ormai una necessità immediata. Come lo stesso Biden aveva anticipato: «Ho dato indicazioni per colpire la leadership, le strutture e pure i beni dei responsabili dell’Isis-K. Risponderemo con la forza, in un momento di nostra scelta». Parole selezionate con estrema cura, a rievocare quelle usate da George W. Bush nel momento più grave della sua presidenza, quando all’indomani dell’attacco dell’11 settembre, affermò: «Questo conflitto è iniziato nei tempi e nei termini di altri. Finirà in un modo e in un’ora di nostra scelta». 

Intanto venerdì l’esercito americano ha dato una versione aggiornata di come si è svolto l’attacco al Karzai Airport di. Secondo il generale William Taylor del comando congiunto, «non c’è stata una seconda esplosione al Barron Hotel». L’ipotesi, ora è che dopo l’esplosione, qualcuno possa aver sparato sulla folla. Fra i morti si contano anche 27 militanti talebani. L’Isis-K, braccio afghano dello Stato Islamico, sarebbe infatti un nemico acerrimo degli studenti coranici. Secondo gli analisti, la rivalità fra i due gruppi potrebbe degenerare in una guerra civile. 

L’attacco coi droni è stata la prima risposta. Altre potrebbero seguire nelle prossime ore.  

Biden, la commozione e la rabbia durante la conferenza stampa sull’Afghanistan

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