Morta la giovane marine protagonista della foto con il neonato in braccio

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NEW YORK –  “Amo il mio lavoro”. Il sergente Nicole Gee, 23 anni appena, aveva scritto proprio così sotto la foto pubblicata una settimana fa sul suo account Instagram, che la ritraeva mentre in mimetica, ma senza elmetto cullava uno dei bebè afghani passati attraverso il filo spinato ai soldati da familiari disperati. Una foto che ha fatto il giro del mondo, condivisa migliaia di volte sui social e pubblicata anche da Repubblica. Ora il suo nome è nella tragica lista dei 13 militari americani caduti nell’attacco di giovedì al Karzai Airport di Kabul.

(reuters)

“Era una guerriera, lavorava ispirata da Dio. Sempre alla ricerca di donne e bambini afghani fra la folla, per aiutarli a uscire dal paese”. È così che la descrive il capitano Karen Holliday sulla sua pagina Facebook personale. Ricordando – e con amarezza – come un’altra foto dove Gee scorta alcune ragazzine agli aeroplani, per assicurarsi di metterle al sicuro, aveva scatenato nei giorni scorsi molti commenti sessisti che avevano ferito la sergente. “Ha compito il suo estremo sacrificio pochi giorni dopo quello scatto”. Nata a Roseville, California, Nicole sul campo avrebbe dovuto svolgere il più semplice compito di tecnico di manutenzione presso la 24esima unità dei marines: “Ma era un soldato modello e l’avevamo recentemente promossa a sergente con merito grazie al suo impegno costante e punteggi perfetti”, scrive ancora Captain Holliday: “Ha fatto ciò che più amava fino all’ultimo respiro”.

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Giovanissimi d’altronde, anche gli altri caduti nell’attentato più letale subito dalle forze americane in Afghanistan dal 2011. Il più anziano era infatti il sergente Taylor Hoover, 31 anni appena, di Salt Lake City, Utah. Quattro ventenni erano invece i più giovani: David Lee Espinoza, latinos di Rio Bravo, Texas. Jared Schmitz di Wentzville, Missouri, alla sua prima missione. Kareem Nikoui, di Norco, California. E il soldato Rylee McCollum, un figlio in arrivo nel suo Wyoming, di guardia al cancello dell’aeroporto quando è esplosa la bomba. Ricky Thomposon, di Greenville, Carolina del Nord, aveva 21 anni.

Fra le vittime, pure un’altra donna: il sergente Johanny Rosario, 25 anni, di Lawrence, Massachusetts, addetta ai rifornimenti. L’aspirante medico (non era ancora laureato) Maxton “Max” Soviak, 22 anni, navy seal di Berlin Heights, Ohio, lavorava nell’ospedale da campo dell’aeroporto. “Era solo un ragazzo”, scrive la sorella Marylin su Facebook. “Mandiamo a morte dei ragazzi. Voleva salvare vite e ora non c’è più”. Hunter Lopez, 22 anni, di Indio, California aveva un sogno: diventare sceriffo, come suo padre. L’esperienza in Afghanistan doveva prepararlo. Pure Ryan Knauss, 23 anni, guardava al futuro: era appena stato assegnato a Washington, dove lo aspettava la moglie Aline. Sul caporale Humberto Sanchez, 22, di Logansport, Indiana, “potevi sempre fare affidamento” scrivono i suoi amici. Daegan William-Tyeler Page, 23 anni, di Omaha, Nebraska, prima di partire per l’Afghanistan si era invece fatto un tatuaggio sul petto: “Morte prima del disonore”. E a quel motto è rimasto fedele.

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