“Dall’1 settembre accetto solo pazienti con Green Pass. Lo devo innanzitutto a chi invece si è vaccinato per garantire loro la massima sicurezza, alla mia famiglia, agli amici che frequento (solo vaccinati ovviamente) e anche a me stesso”. Pietro Bica, apprezzato chirurgo ortopedico di Palermo, ha annunciato la sua radicale scelta su facebook qualche giorno prima che la Sicilia passasse in giallo e da allora è stato un alternarsi di apprezzamenti ma anche di critiche.
Ci spieghi. Innanzitutto perché questa decisione?
“L’attuale situazione epidemiologica mi ha convinto a non accettare più pazienti non vaccinati al mio studio. Non è certamente paura della malattia (tra vaccinati è diventata una normale influenza) ma non posso permettermi uno stop lavorativo per la prevista quarantena in caso di contagio, cosa che ovviamente sta a cuore anche a chi viene a farsi visitare al mio studio. E poi, diciamola tutta, occorre che ciascuno di noi faccia la sua parte anche in questa opera di convincimento, con qualsiasi strumento”.
Lei lavora in Sicilia, la Regione d’Italia con meno vaccinati e ora con una nuova pressione sugli ospedali. Cosa vede dal suo ossevatorio?
“Una situazione già drammatica, i pronto soccorso ormai da giorni sono di nuovo con le ambulanze in coda, con malati in attesa per ore e ore, positivi ovunque anche tra il personale sanitario costretto a nuove quarantene. Purtroppo una bella fetta di responsabilità è della cattiva comunicazione su Astrazeneca. Le persone non hanno capito, si sono messe paura. Ma adesso la gente si deve rendere conto che fare i paladini del libero arbitrio è inutile e dannoso. C’è un problema enorme che non è solo sanitario, ma sociale ed economico e bisogna ragionare in termini di collettività: non credi al vaccino? Ma sulla base di che cosa? I negazionisti sono persone che hanno paura ma non lo ammetteranno mai. E allora dobbiamo forzare la mano. Così ho detto alla mia segretaria che ad ogni telefonata per richiesta di appuntamento, faccia tre domande: ‘E’ vaccinato? Ha il Green Pass? Ha fatto un tampone?’ E’ chiaro che se una persona ha fatto la prima dose ed è in attesa del richiamo la ricevo, ma diversamente si scelgano pure un altro medico”.
E il giuramento di Ippocrate? Non è tenuto a prestare cure a tutti coloro che ne hanno bisogno?
“Ci mancherebbe, ma certo. Io lavoro anche in ospedale e ovviamente se ariva un paziente in ospedale presterò la mia opera che sia vaccinato o meno. Ma come sappiamo tutti, per l’accesso anche solo al pronto soccorso, viene fatto un tampone e le misure di sicurezza sono molto rigide. Ma al mio studio la cosa è diversa, mi sento libero di far entrare chi mi dà garanzia di sicurezza. E non credo affatto che questo sia un atteggiamento discriminatorio.
Come hanno reagito i suoi pazienti?
“Una paziente che ho operato in piena epidemia per una frattura alla clavicola, no-vax convinta, mi ha chiamato per dirmi: ‘E a me chi me la toglie la placca?’. E io le ho risposto: ‘Si vaccini e poi ne parliamo’. Lo farò sul serio, la mia è ben più di una provocazione. E spero lo facciano molti miei colleghi. Intanto posso dirle che molti altri professionisti, che operano in altri settori, hanno preso analoghe decisioni”.