Afghanistan, il sindaco de Magistris: “Napoli è pronta ad accogliere subito 100 profughi”

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“Napoli è pronta ad accogliere i rifugiati afghani, abbiamo a disposizione circa 100 posti e poi c’è una rete di associazioni che si è subito attivata. Ma serve collaborazione tra le istituzioni e un tavolo di coordinamento della prefettura. Sono candidato alla presidenza della Calabria, ma sono presente a Napoli, la città non è rimasta senza sindaco”.

Luigi de Magistris primo cittadino partenopeo per ancora un mese e candidato governatore in Calabria gonfia il petto, assicura sulle capacità di Napoli di accogliere chi arriva da Kabul, e si dichiara pronto a collaborare persino con il presidente della Regione Vincenzo De Luca nonostante tra i due i rapporti siano da tempo inesistenti.

Sindaco si è concluso il ponte aereo organizzato dall’Afghanistan all’Italia, a Napoli sono arrivati 127 profughi ma al momento solo per osservare il periodo di quarantena Covid, altri potrebbero giungere nei prossimi giorni, la città è pronta a offrire la dovuta accoglienza?

“Napoli è pronta. Immediatamente quando è scoppiata la crisi abbiamo dato per iscritto la disponibilità al governo di accogliere ogni persona che avesse necessità: bambini, uomini, donne, anziani. Ricordo che durante la nostra amministrazione Napoli ha firmato il protocollo “città rifugio”, creando anche una partnership con istituzioni del territorio, come università e ospedale pediatrico Santobono. Dal monitoraggio tra le diverse strutture delle nostra città, abbiamo un centinaio di posti disponibili, utilizzabili già da adesso. In più c’è la rete di associazioni che si è subito attivata. Napoli davanti a tragedie come queste che colpiscono soprattutto donne e bambini è pronta a fare la propria parte. Questa è una città che sa accogliere”.

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Lei è candidato alla presidenza della Regione Calabria e, ovviamente, soprattutto in questo periodo è spesso lontano da Napoli, come farà a gestire una situazione così complessa?

“A me sembra strano che non ci si accorga della mia costante presenza a Napoli. Continuo a fare il sindaco a tempo pieno, dal vivo o da remoto. Stiamo facendo tante cose importanti che forse si perdono a causa delle tossine della campagna elettorale. La narrazione di una città senza guida e allo sbando ha un contenuto politico avverso alla nostra amministrazione, ma è infondata”.

Potremo finalmente vedere su un tema così importante anche una collaborazione senza polemiche tra lei e il presidente della Regione Vincenzo De Luca o non c’è alcuna possibilità di dialogo?

“Sui profughi, a prescindere dagli altri, noi siamo operativi. Devo registrare proprio per il profilo istituzionale che ci contraddistingue che con il governo c’è grande intesa. Abbiamo appena ricevuto una circolare del ministero dell’Interno sui corridoi umanitari e l’accoglienza degli afghani che è in perfetta sintonia con la nostra posizione. Con la Regione massima disponibilità anche per fare un ragionamento non solo cittadino ma di area metropolitana. Su un tema come l’accoglienza di persone che vivono un momento drammatico ritengo assolutamente scontato che ci sia collaborazione e cooperazione”.

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di

Antonio di Costanzo

28 Agosto 2021

Mario Morcone, assessore regionale alla Legalità della giunta De Luca, a Repubblica ha detto che è meglio trasferire i profughi in piccoli centri di altre province e non a Napoli dove l’accoglienza è più complicata a causa dei problemi della città e del caos che la contraddistingue. Cosa replica?

“Di fronte a persone che rischiano di essere sparate in testa o fatte a pezzi dalle bombe dei kamikaze imbottiti di tritolo mi sembra un tema secondario. Morcone mettesse a disposizione altri posti, più luoghi ci sono e meglio è. Dobbiamo fare la gara a salvare più vite umane e non a chi le ospita. Se c’è una disponibilità della Regione ben venga, noi abbiamo dato la nostra. Nonostante le difficoltà Napoli continua a mantenere quel cuore grande e quella capacità di accoglienza che la contraddistingue. Sarebbe auspicabile un tavolo in prefettura e un coordinamento generale su tutto del prefetto”.

Oltre alla prima accoglienza, a queste persone occorrerà garantire un futuro, l’inserimento, un lavoro, oggettivamente un Comune in predissesto, alle prese con i tagli del governo e il bilancio in rosso, può davvero svolgere questo compito?

“E’ chiaro che l’accoglienza dei profughi non deve essere limitata alla mera ospitalità ma non sfugge che si tratta di un tema di politiche per il lavoro, quindi di politiche nazionali e regionali. Su questo la Regione, ad esempio, può e deve fare di più. Come Comune, ovviamente, faremo di tutto per le persone che dovremo ospitare. La storia dell’accoglienza napoletana lo dimostra, soprattutto, quando si tratta di corridoi umanitari e rifugiati politici. Qui le famiglie in fuga da situazioni drammatiche si integrano velocemente. Dobbiamo lavorare subito per i bambini per garantire loro il diritto alla scuola. Non parliamo solo di persone a cui va dato un tetto e un pasto, ma occorre mettere sul tavolo un ragionamento più ampio e lo dobbiamo fare tutti insieme. Mi sembra che ci sia un clima generale positivo che mette da parte le tensioni politiche e dà la precedenza alla solidarietà”.

Lei è stato sempre molto critico sulla politica estera di Usa e Nato, come giudica la decisone di Biden di ritirare l’esercito dall’Afghanistan?

“Che  si ponesse il tema, a un certo punto, del ritiro delle forze di internazionali è ovviamente condivisibile, altrimenti si sarebbe trattata di una occupazione a vita di un paese. Quello che mi ha sorpreso in negativo è l’approssimazione e l’incapacità di prevedere gli effetti da parte degli Stati uniti: ho l’impressione che, pur essendo stato programmato, questo ritiro non ha avuto quella preparazione sul territorio necessaria, forse non si aspettavano un avanzata così veloce dei talebani o ci sono stati accordi saltati, non lo so. Di certo è sfuggito qualcosa. E le immagini che stiamo vedendo in questi giorni sono devastanti. L’attentato, le stragi, la violenza sulle donne, una nazione che rischia di dissolversi. Si ha la sensazione che alla fine dei conti tutti questi anni di presenza americana in Afghanistan sono andati persi. In pochi giorni quello che è stato fatto si è dissolto, come se non si fosse costruito nulla di solido. E’ l’immagine che viene fuori. Questo conferma l’esigenza di un luogo, che dovrebbe essere l’Onu, in grado di gestire queste crisi che, invece, vengono lasciate sempre alle scelte delle superpotenze. Purtroppo l’Organizzazione delle nazioni unite non riesce ad avere il ruolo che dovrebbe avere”.

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