Haibatullah, il leader spirituale dei talebani che diventerà Guida suprema dell’Afghanistan

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Sarà l’Emiro dei credenti il capo del governo islamico in arrivo: il leader talebano Haibatullah Akhundzada avrà la responsabilità di portare la sua esperienza anche nella gestione del Paese, alla guida di un esecutivo di cui per adesso si sa poco, se non che il ruolo delle donne sarà limitato a compiti di secondo piano. Ma per Haibatullah sarà prima di tutto l’occasione di farsi vedere, dato che durante la conquista di Kabul aveva scelto di non apparire, dando spazio a voci incontrollate, come una detenzione in Pakistan o una ricaduta del Covid che l’aveva colpito nei mesi scorsi.

La sua figura sembra frutto di un compromesso, perché a ben vedere i suoi luogotenenti hanno una fama molto più solida, ognuno in diversi contesti. Se il mullah Yaqub, figlio del mullah Omar, gode di riflesso del carisma paterno e può aggiungervi un percorso da capace amministratore delle risorse talebane, è invece Sirajuddin Haqqani, erede della rete omonima protagonista di attentati sanguinosi, a vantare un’immagine di protagonista più aggressivo e un’esperienza significativa sul campo di battaglia, mentre il terzo, Abdul Ghani Baradar, ha un profilo molto più istituzionale, legato al suo ruolo diplomatico come capo negoziatore nei colloqui di Doha.

Haibatullah deve la sua designazione prima di tutto al missile Hellfire lanciato da un Predator 2 americano dai cieli del Baluchistan contro il convoglio in cui viaggiava il suo predecessore e successore del mullah Omar, il mullah Akhtar Mansour, il 21 maggio 2016, appena rientrato dall’Iran in Pakistan. Ma contrariamente al padre fondatore degli “studenti coranici”, che aveva perso un occhio durante la resistenza contro i sovietici, e al successore, ferito tredici volte e protagonista di un eroico assalto all’aeroporto di Kandahar, l’attuale capo dei talebani non vanta un profilo da combattente. La sua è invece una figura di studioso dell’islam. 

Afghanistan, mistero Haibatullah: nessuno sa dove sia il leader dei talebani

di

Antonio Giustozzi

27 Agosto 2021

Come leader dell’esecutivo e sapiente della legge islamica, sarà dunque Haibatullah ad avere l’ultima parola su questioni fondamentali, a partire dalla condizione femminile. Il ruolo della donna, hanno annunciato i nuovi padroni dell’Afghanistan, sarà definito dalla sha’ria: e ovviamente sarà il capo del governo a definire limiti e tutele per le afghane.

Nato secondo fonti locali nel ’61 nella provincia di Panjwayi, Akhundzada è un pashtun della tribù Noorzai. Figlio di un imam, da giovanissimo aveva seguito la famiglia in Pakistan durante l’invasione dell’Armata Rossa, per completare i suoi studi a Quetta e proseguire come insegnante in una madrassa. Dopo la conquista di Kabul da parte dei talebani nel 1996, Haibatullah entrò nel Dipartimento per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio. Più tardi diventò capo dei tribunali della sha’ria, e dunque responsabile di gran parte delle Fatwa radicali talebane sulla società civile, compresa quindi l’applicazione letterale delle regole coraniche, dalla lapidazione degli adulteri al taglio della mano per i ladri.

La sua biografia riporta diverse notizie che gli analisti considerano poco verificabili: negli anni passati Haibatullah Akhundzada sarebbe stato colpito da distanza ravvicinata da un uomo travestito tra i suoi studenti. Il tentativo sarebbe fallito perché la pistola dell’attentatore si era inceppata. Alcune fonti rivelano che nel 2017 il figlio di Akhundzada, Abdur Rahman, sarebbe diventato shahid, cioè si sarebbe fatto saltare in aria nell’attacco suicida a una base militare afghana. Nel 2019, Hafiz Ahmadullah, fratello del leader talebano, sarebbe stato ucciso da una bomba.

Ad accentuare gli aspetti di “opacità” del suo profilo c’è anche il fatto che dopo l’intervento americano Haibatullah non ha mai voluto diffondere video con la sua immagine, e secondo la leggenda rifiutava persino, per motivi di sicurezza, di scrivere direttamente i biglietti con le istruzioni ai suoi sottoposti.

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