BOLZANO – “Non siamo No Vax: siamo contro i vaccini sperimentali che non fermano le varianti Covid. E come culla nazionale dell’autogoverno siamo dunque contro l’obbligo di Green Pass imposto da Roma. Nel resto d’Europa di lingua tedesca una simile imposizione non c’è: anche qui la libertà deve valere almeno quanto la salute”. L’avvocatessa Renate Holzeisen, leader della rivolta sudtirolese contro l’immunizzazione, ammette di non riuscire a seguire tutti i ricorsi di insegnanti e medici a rischio sospensione. “Con il primo giorno di lezioni – assicura – la tentazione di discriminare chi sceglie di attendere sieri sicuri c’è: difendere decisioni autonome sul proprio organismo è un dovere”. Tra banchi e cattedre qui si è tornati per primi in presenza e l’Alto Adige si conferma l’epicentro italiano No Vax.
Oltre 4737 i non immunizzati della scuola, più di un dipendente su quattro. Seicento su 10 mila i sanitari ribelli. Primato negativo, nella provincia con meno vaccinati pure contro il morbillo, anche per il rapporto tra dosi ricevute e somministrate: 82%, rispetto al 90% della media nazionale. “Attenzione però – dice Luca D’Andrea, scrittore ed ex professore – a non confondere la scuola di lingua italiana con quella di lingua tedesca. Nella prima i No Green Pass non arrivano al 3%, per ora parliamo addirittura di 6 casi ufficiali su 1937 docenti. Nella seconda si supera il 25% e in queste ore si segnalano già una cinquantina di disobbedienti. È il frutto dell’ambiguità politica di governo provinciale ed Svp, il partito di raccolta sudtirolese, ma pure della speculazione separatista dell’estrema destra tedesca. Tra No Vax e “Loss von Rom” c’è ben più di un’analogia”.
Caos-vaccini e aumento brusco dei contagi nella terra più efficiente e ricca del Paese, sorprendono anche i turisti stranieri. Perché la superpotenza alpina dello sci – si chiedono – preferisce rischiare una terza stagione di piste chiuse, piuttosto che rispondere con il tradizionale zelo all’appello istituzionale a mettersi in sicurezza? “Trent’anni fa – dice lo storico Giorgio Delle Donne – si alimentava l’equivoco che rifiutare i vaccini fosse rivoluzionario e d’avanguardia. Oggi si conferma l’origine conservatrice della posizione antiscientifica in provincia di Bolzano. Risale ad oltre due secoli fa: Andreas Hofer, capo degli asburgici insorti contro l’invasione napoleonica, invitava a non vaccinarsi contro il vaiolo per il pericolo di essere avvelenati dagli alleati bavaresi. Le lotte localiste e restauratrici si alimentano sempre di nemici esterni e notizie false. Europa e Big Pharma, per destre e nostalgici dei muri alzati dall’autodeterminazione, sono gli invasori dell’era Covid”.
Anche il virus così, dalla scuola agli ospedali, spacca in due etnicamente la piccola patria contesa che pure ufficialmente festeggia i 75 anni della speciale autonomia degasperiana. Il paradosso è che questa volta gli italiani ligi alle regole sembrano tedeschi e i sudtirolesi tentati dall’anarchia ricordano gli italiani. “Su 110 insegnanti – dice Sabine Giunta, dirigente del più grande istituto scolastico italiano di Bolzano – nessuno si è presentato privo di passaporto verde. O sono vaccinati, o fanno il tampone due volte a settimana. Alla quinta assenza ingiustificata scatterebbe la sospensione, più la multa per chi si presentasse senza certificato”.
Altro pianeta negli istituti di lingua tedesca, già a rischio didattica a distanza per carenza di personale. Una ventina i prof auto-licenziati ancora prima del via all’anno scolastico, 58 i sospesi dal primo settembre tra insegnanti e personale non docente. “L’autonomia scolastica – dice Petra Nock, sindacalista Asgb – permette di sostituire gli insegnanti di ruolo con studenti e pensionati chiamati direttamente dai presidi. I buchi si tapperanno, ma la scuola di qualità è un’altra cosa”. I No vax possono mettersi in malattia e poi in aspettativa, o accettare la sospensione. “Dispiace per le persone – dice la sovrintendente Sigrun Falkensteiner – ma gestiremo l’emergenza: l’obbiettivo resta l’intero anno in classe”. Per la dominante élite altoatesina di lingua tedesca è però un’implosione senza precedenti. Gli stessi albergatori, dopo l’iniziale dissenso, premono ora per certificato verde che promette business e ripartenza. Nelle valli contadine e nelle disperse località tra le Dolomiti si rafforza invece una nuova resistenza popolare: allergica ad ogni regola posta dalle istituzioni, ma convinta dai prodigi di omeopatia e medicine naturali; erede elettorale delusa di Verdi, M5S e Team K, ma bacino etnico per destre ed estremisti. Freddi sui vaccini anche i circa 90 mila giovani, stamani in classe con i compagni dopo un anno scolastico e mezzo di solitudine: tra 12 e 19 anni non immunizzato il 62%, contro il 46,9 della media nazionale. Vera novità: i banchi calano nelle città e aumentano nei piccoli paesi. È l’effetto Green Pass al di qua del Brennero: la cosiddetta periferia rinasce e la fiducia si scopre interetnica.