Conte: “Quant’è dura fare il leader”. Alla Festa dem applausi e “Bella ciao”

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Piena la platea della festa dell’Unità nazionale, coi suoi  posti  oltre 500 posti. Standing ovation quando appare sul palco. E poi selfie. Autografi. Abbracci. E “Bella ciao” intonata con mezzo Pd all’osteria partigiana. Giuseppe Conte, ex premier giallo rosso e leader 5Stelle, fa il pieno a Bologna. Incassa un bel sí dalla platea quando chiede al pubblico, scherzosamente, se tanto affetto debba portare a una alleanza tra Pd e M5s. E si risolleva cosí da una giornata iniziata storta, con uno sfogo alla prima tappa del suo tour in Emilia Romagna che fa prender un colpo a mezzo Movimento: “Ve lo dico francamente — confessa l’ex premier parlando a Finale Emilia, nel modenese  — questo è un impegno stressantissimo. Una faticaccia enorme, non credo che la potrò reggere fisicamente a lungo. Faremo in modo che ci sia qualcuno più bravo di me”.

Il retroscena

Conte minaccia i cinquestelle critici. E nelle città punta sull’alleanza con il Pd

di

Annalisa Cuzzocrea

10 Settembre 2021

Poi corregge, appena sbarcato in Romagna: “Io stanco? No, ho detto che quando si assume un impegno cosí importante lo sforzo fisico è enorme. Ma c’è tanto entusiasmo e lavoreremo a lungo”. Arrivato a Bologna, in piazza Verdi dove lo attende Massimo Bugani, lo ripete: “Non mollo, ci mancherebbe, ho appena iniziato…”. Sotto le Torri Conte trova molto affetto. “Quando te ne sei andato da Palazzo Chigi ho pianto” gli dice una donna. “Io no” sorride lui a denti stretti, ma lei quasi si commuove. Si fermano ragazze – “Sono una bimba di Conte” scherza una – mentre i fan inciampano nelle telecamere e Conte si ferma con tutti quelli che lo chiedono. Camminando a passo lento, si arriva in piazzetta Rossini, dove c’è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ex capo politico. “Non c’è nessun problema tra noi – giura Conte -. Ogni tanto leggiamo di questi diverbi, sui giornali e sorridiamo. Ma chiedete qualcosa anche a lui…”. Il ministro degli Esteri, che qualche settimana fa aveva bocciato la suggestione di un dialogo coi Talebani evocata da Conte, annuisce: “Sottoscrivo pienamente. Sono contento di vedere questo spettacolo coinvolgente, di un Movimento che si stringe attorno al suo leader”. Si unisce a Conte e Di Maio sotto le Due Torri, davanti alla gigantografia di Zaki, anche il candidato sindaco Pd a Bologna, Matteo Lepore: “Spero che saremo insieme anche nel 2023” dice il dem. In piazza della Mercanzia Conte brinda poi con alcuni ragazzi. La direzione è piazza Santo Stefano, vicino casa di Romano Prodi. Ma il Professore è sui colli a cena: l’incontro col Professore non c’è.

Conte corre invece al Parco Nord, alla Festa Pd. Altri selfie allo stand partigiano. Tanti lo fermano. Ricordando ancora forse quello che disse l’ex segretario Nicola Zingaretti, quando definí Conte il “punto di riferimento del campo progressista”. I partigiani lo coccolano e gli regalano un libro, Noi Partigiani. Arriva anche la provinciale Anpi provinciale Anna Cocchi. “Con Letta siamo stati netti nel chiedere le dimissioni di Durigon”. Cocchi ringrazia, e con Conte s’avvia alla Osteria Partigiana. Tra i fornelli, parte il coro: “Bella Ciao” cantato a squarciagola. Canta anche Conte, mentre si riempie la sala Nilde Iotti.

Sul palco Conte riceve ovazioni e applausi. E gioca con la platea: “Volete una alleanza?”. La risposta è si, ma lui poi, più seriamente, frena sulla possibilità di stringere subito un patto di ferro col Pd. Lo dice a Bologna, che sta per votare alle comunali con Pd e 5 Stelle a braccetto. Nella città che lo stesso Conte aveva definito “laboratorio” del centrosninistra che sarà. “Non è freddezza, ma non credo che dovremmo tuffarci subito in una alleanza strutturale. Credo che dovremmo costruirla. Senza fusioni a freddo” dice dal palco Conte, contando anche sul fatto che se in alcune città come Bologna l’alleanza è già realtà, in altre realtà Pd e M5s corrono da avversari. Invocato dalla platea per un ritorno a Palazzo Chigi, Conte parla della sua “sfida affascinante” per la rigenerazione del Movimento, e confessa anche di non avere nostalgie per Palazzo Chigi: “A dispetto di chi mi dipinge come roso dall’invidia, sono uscito da Palazzo chigi con un sorriso, e non era un sorriso finto”. D’accordo con Enrico Letta sulla necessità di rinviare a gennaio la discussione sul Quirinale – “prima creerebbe fibrilazioni nel governo”- Conte torna anche sulla lite dei mesi scorsi con Beppe Grillo: “Ci sono stati momenti difficili. Complicati. Ma ora è acqua passata”.

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