Le persone non vaccinate corrono un rischio di morire per il Covid undici volte superiore a quello delle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi. È il risultato di uno studio pubblicato dal Centers for Disease Control statunitense, l’agenzia federale che gestisce la risposta medica alla pandemia.
I dati riguardano la situazione negli Usa durante la primavera e l’estate: tengono quindi conto della diffusione della variante Delta, contro la quale le somministrazioni di Pfizer-BioNTech, Moderna e Johnson & Johnson (negli Stati Uniti AstraZeneca non è stato distribuito) hanno continuato a dimostrarsi efficaci. Dalla ricerca emerge come i non vaccinati abbiano anche una possibilità di venire ricoverati in ospedale a causa del virus dieci volte più alta rispetto ai vaccinati. E si tratta di un’analisi basata su 600 mila pazienti colpiti dal virus in tredici Stati.
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dalla nostra inviata
Anna Lombardi
10 Settembre 2021
Un secondo studio invece sostiene che i vaccini nell’86% dei casi impediscono che la malattia diventi così grave da obbligare al ricovero. Separando i tipi di dose, la percentuale sale al 95% nel caso di Moderna, mentre Pfizer protegge l’80% degli immunizzati e J&J il 60%. Anche questa ricerca, realizzata prendendo in considerazione le cartelle cliniche di 32 mila pazienti, riguarda sempre il periodo di massima diffusione della variante Delta a cui attualmente viene attribuito il 99% dei nuovi contagi.
“Abbiamo gli strumenti scientifici per mettere nell’angolo la pandemia. I vaccini funzionano e ci proteggono dalle complicazioni provocate dal Covid”, ha dichiarato il direttore del Cdc Rochelle Walensky: “Ci tengo a ricordare che oggi il 90 per cento delle persone che finiscono in ospedale a causa del virus non sono vaccinate”.
Gli studi sono stati presentati all’indomani della decisione del presidente Biden di intensificare l’obbligo di vaccino, estendendolo ai dipendenti federali e ipotizzando anche di introdurlo nelle aziende private con più di cento lavoratori. E vengono considerati dalla Casa Bianca come la conferma scientifica della campagna di vaccinazione, che rimane valida anche davanti alla proliferazione delle nuove varianti.