Uccide la moglie e si dà alla fuga: arrestato vicino casa, si era nascosto in un pollaio

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E’ stato arrestato dai Carabinieri Pierangelo Pellizzari, l’uomo accusato di aver ucciso la ex moglie nel vicentino. E’ stato rintracciato vicino casa, a Villaga, nascosto in un pollaio, dove è rimasto per quasi un giorno e mezzo. I carabinieri sono riusciti a circondarlo e catturarlo. “Lo stiamo portando in caserma”, conferma Nicola Bianchi, comandante provinciale di Vicenza.

Pierangelo Pellizzari, 61 anni, disoccupato, alle spalle una condanna per le violenze inflitte a una ex, dopo aver ucciso Rita Amenze è scappato, prima alla guida della sua Jeep grigia, poi in vespa, infine a piedi. I carabinieri, dopo aver battuto a tappeto la campagna lo hanno trovato vicino casa. Era iniziata anche la ricerca del cadavere nel canale, col sospetto che si fosse tolto la vita. 

Dramma femminicidi, la scia di sangue non si ferma: in 4 giorni due donne uccise e una terza in fin di vita

di

Maria Novella De Luca

08 Settembre 2021

Amenze e Pellizzari si erano sposati nel 2018. Lei era una rifugiata, lui con una relazione finita dopo una condanna a 4 mesi per minacce e lesioni. Questo la donna non lo sapeva e si è fidata. Ci ha messo poco a rendersi conto di chi fosse realmente la persona con cui era andata a vivere, prima a Val Liona e poi a Villaga. Lui faceva la spola tra casa e municipio per chiedere i sussidi. “Una persona un po’ sopra le righe”, lo definisce il sindaco Eugenio Gonzato. Capelli lunghi, orecchino con croce d’oro pendente, a volte prepotente, come racconta chi lo incrociava nei bar del paese.

Nel 2008 gli era stato revocato il porto d’armi, proprio in virtù del suo fare minaccioso. I carabinieri del paese avevano inviato una relazione in Questura e di lì a poco era arrivato il ritiro della licenza. Lui e la moglie litigavano da mesi, da quando lei gli aveva confidato di voler portare in Italia i tre figli che vivono ancora in Africa. Una situazione di conflitto insostenibile, forse con violenze subite e mai denunciate. Per questo Amenze se n’era andata di casa, trovando ospitalità momentanea da alcuni conoscenti. Tra agosto e settembre aveva trascorso qualche settimana in Nigeria, l’ultimo viaggio prima di ricongiungersi con la sua famiglia.

Venerdì mattina alle 7 Pellizzari le ha teso l’agguato mortale. Si è nascosto dietro gli alberi che costeggiano il parcheggio dell’azienda dove lei lavorava e, quando l’ha vista arrivare, è uscito allo scoperto: per uccidere l’ex moglie ha esploso almeno quattro colpi di pistola, te dei quali le hanno sfigurato il volto, uno l’ha colpita alle spalle, dall’alto verso il basso.
La vittima ha tentato di ripararsi con le braccia, anch’esse sfiorate dai proiettili. Alla fine Pellizzari ha esploso un colpo in aria per garantirsi la fuga. I testimoni raccontano che con tutta calma ha infilato la pistola nella giacca, è salito sulla sua Jeep e si è allontanato. Gli investigatori hanno anche vagliato i frame di un video che ritrarrebbe l’assassino mentre prende il caffè in un bar poco prima di compiere l’omicidio.

I colleghi si disperano: “L’abbiamo vista morire davanti ai nostri occhi e non abbiamo potuto fare niente”. “Non chiamatela emergenza, si chiama patriarcato. Addio compagna”, scrive su Facebook la Flai Cgil, a cui Rita era iscritta. 

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