Juve, una svolta giovane ma senza identità. Allegri ha perso il filo

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NAPOLI – Non può essere solo colpa di Ronaldo che non c’è, perché squadra, società e soprattutto allenatore non vedevano l’ora di ricominciare una vita senza di lui, senza i suoi egoismi e quello snobismo che ormai Cristiano sfacciatamente ostentava, trasudando scarsa stima per tutto ciò che lo circondava. Però può essere che i gol di Ronaldo abbiano mascherato un declino che adesso la Juve si sente precipitare addosso quasi senza saperlo gestire. Ma poi si può dire declino, sul serio? Può essere definita declinante una squadra con cinque campioni d’Europa freschi freschi e altri tredici elementi di caratura internazionale?

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11 Settembre 2021

Allegri ha perso il filo

La sensazione, raggelante, non è che la Juve abbia perso valore, ma che abbia perso il filo: Allegri la sta allenando come se fosse quella di tre anni fa, ma poco della Juve di oggi somiglia a quella Juve là. Non è un fatto tecnico né tattico, ma principalmente mentale: quella squadra basava la propria forza su una personalità debordante, forgiata da nove anni di dominio, con la quale gestiva in totale sicurezza ogni situazione di gioco. Niente sfuggiva al controllo e Allegri assecondava questa forza prima di tutto intellettuale. Oggi la Juve è piena di giocatori spauriti o distratti o leggeri, di gente che subisce gli eventi, che ha spiccate doti tecniche e fisiche che però non riesce a ottimizzare. Man mano che la Juve perdeva un pezzo essenziale (prima Pogba, poi Pirlo, Vidal, Tevez, Marchisio, Lichtsteiner, Buffon, Barzagli, Pjanic, Mandzukic) l’ha rimpiazzato con uno di caratura (e soprattutto di spessore) inferiore, anche se il più delle volte dal costo superiore. I risultati di oggi sono il prodotto di quel processo, che ha inquinato il valore della squadra e i conti economici del club. Il declino, la Juve se l’è costruito mossa dopo mossa.

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11 Settembre 2021

La svolta giovane ma senza identità

Adesso la società ha affidato ad Allegri una svolta giovane che richiederà tempo e pazienza, ma in un ambiente storicamente impaziente. Se esistono a grandi linee le tracce del progetto societario, non si vedono però quelle del progetto tecnico che dovrebbe supportarlo. Le scelte di Sarri e Pirlo avevano un indirizzo preciso. Magari sbagliato, ma preciso. La natura della Juventus 2021/2022 è invece del tutto indefinita. Allegri non ha imboccato una strada decisa, cambiando piuttosto filosofia di gioco di amichevole in amichevole e poi nelle tre partite di campionato, tutte concettualmente slegate una dall’altra. Non è tanto una questione di moduli – per quanto siano già stati impiegati il 4-4-2, il 4-3-3, 4-4-1-1, il 4-2-3-1, il 4-3-1-2, il 3-5-2 – quanto proprio di concezioni di gioco: qual è la natura della Juve, quale la sua filosofia? Ancora non si sa. Nelle amichevoli s’erano almeno visti due concetti di base, cioè il palleggio stretto e la verticalizzazione rapida, ma poi in campionato è stato privilegiato il gioco largo, usando le ali, o quello lungo (lancio e contropiede). A centrocampo ci sono stati un vertice basso, due centrali sfasati oppure due mediani allineati, sempre in discontinuità tra una gara e l’altra. In ogni partita è stato modificato in corso d’opera il sistema di partenza, ma mentre la vecchia Juve sapeva cambiarsi d’abito tattico in un amen, calandosi immediatamente nelle pieghe che prendevano le partite, questa sembra disorientata appena perde un punto di riferimento.

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11 Settembre 2021

Quelle sostituzioni che peggiorano

Finora le sostituzioni di Allegri hanno sempre peggiorato la situazione. A Udine ammise che doveva ancora prendere confidenza con i cinque cambi, con i quali era alla prima esperienza (“Devo capire bene se ho fatto dei danni”), a Napoli il passaggio al 3-5-2 ha sfilacciato la squadra e in ogni caso nessuno dei subentrati, e i particolare De Ligt e Kean, si è presentato in campo con la concentrazione necessaria, come se non fossero coinvolti dall’evento. “Prima dell’1-1 volevo fare il cambio ma non ho fatto in tempo e loro hanno segnato. Prima del 2-1 non lo volevo fare ma l’ho fatto lo stesso e loro hanno segnato”, commentava Allegri a fine partita, quasi incredulo, come se fosse stupito di aver perso di colpo il tocco magico, lui che è sempre stato un piccolo genio nella lettura, e negli arrangiamenti, delle gare. Adesso sembra il primo a essere disorientato. Attribuisce le sconfitte agli episodi (“Ma con l’Empoli eravamo stati troppo frenetici”), però trascura il fatto che la squadra affronti lunghi periodi del match in maniera totalmente passiva: era successo anche a Udine nonostante i due gol di vantaggio. La sensazione è che gli errori individuali non siano la causa del risultato, ma la conseguenza dell’atteggiamento della squadra.

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11 Settembre 2021

Le strane scelte di Allegri

L’impressione è che poi Allegri voglia sempre personalizzare le scelte, lui che ha sempre predicato i benefici del calcio semplice: certe decisioni, tipo schierare il mancino Bernardeschi a destra e il destrorso De Sciglio a sinistra nel 3-5-2, non sono sembrate illuminanti, come anche inventarsi McKennie rifinitore contro l’Empoli o Danilo regista nella prima e nella seconda giornata. Lui di solito è calmissimo, ma alle ostentazioni di fiducia (“Ne ho passate di peggio, con calma ne verremo fuori”) alterna reazioni nervose come quella che al Maradona lo ha portato alla lite con Spalletti, stupito dell’atteggiamento irrequieto di un collega solitamente impeccabile come Max. Vincere aiuta a vincere, s’è sempre detto da queste parti. E se perdere aiutasse a perdere, piuttosto?

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