Centrodestra al test delle amministrative: Lega e FdI in lotta per la leadership, Forza Italia spera nella Calabria

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La prova del nove di Fratelli d’Italia, Salvini rischiatutto, le ombre sulla sopravvivenza di Forza Italia. Le amministrative, per il centrodestra, si prospettano davvero come uno spartiacque. I tre principali partiti vi arrivano dopo una serie di tentativi falliti di formalizzare una difficile unità (federazione, soggetto unico) e nel bel mezzo di una logorante lotta per la leadership.

La Lega, anzitutto, è a un bivio. Il suo condottiero, Matteo Salvini, giunge all’appuntamento con le urne dopo un’estate defatigante su e giù per l’Italia. Una stagione di serrata campagna elettorale condotta con il pensiero fisso alla rimonta di Fratelli d’Italia che ha portato il segretario a giravolte viste con scetticismo all’interno del partito. Il continuo ammiccare ai No Vax o ai No Pass, che ha lasciato posto a una linea più istituzionale nell’ultimo periodo, ha scavato un solco nei confronti del capodelegazione Giancarlo Giorgetti (sempre in linea con Draghi) e soprattutto dei potenti governatori, Zaia, Fedriga, Fontana, che non hanno mai avuto tentennamenti sulla necessità di correre dritto verso qualsiasi strumento favorisca la vaccinazione.

Alla fine, inevitabilmente, il voto darà una risposta sulla linea di Salvini, isolato anche all’esterno, visto che sulla lotta al Covid (ma anche sugli attacchi al ministro Lamorgese) Forza Italia è andata completamente in un’altra direzione. Non a caso, uomini vicini ai governatori leghisti hanno cominciato a invocare quantomeno i congressi regionali dopo le amministrative, mossa che potrebbe ridefinire equilibri e assetti, in un partito che per ora Salvini regge con commissari, a tutti i livelli, da lui nominati. Una non brillante performance al Sud (dove il segretario ha arruolato personale politico avvezzo alle clientele) darebbe un altro colpo alle politiche interne del leader che ha scommesso dall’inizio sulla decisa estensione leghista sotto il Po. Ma è al Nord che Salvini si gioca gran parte della sua credibilità: nella sua Milano, dove ha rinunciato a fare il capolista, la vittoria di Sala è data per probabile e Fdi nei sondaggi non è lontanissima dalla Lega. I timori non sono pochi, per il Capitano, in un quadro generale che comunque vede i sindaci del centrodestra sfavoriti nelle principali cinque città alle urne. Anche perché, se nel campo centrale (Roma) dovesse verificarsi un exploit di Michetti, questo sarebbe attribuito a Giorgia Meloni che ha voluto il “tribuno”, non al senatore milanese.

Ma anche per Fratelli d’Italia si tratta di un test rilevante. Per un motivo quasi banale: per la destra meloniana è il primo confronto vero con le urne, la prima possibile riprova che i lusinghieri dati dei sondaggi (crescita fino al 20 per cento e testa a testa con la Lega) corrispondano a consensi reali. Michetti è una scommessa che può trasformarsi in boomerang, a Roma, mentre è da vagliare  – discorso inverso a quello fatto per Salvini – lo sfondamento a Nord di un partito che sembra avere più appeal nella zona meridionale del Paese. È evidente che la prova delle elezioni amministrative costituisce un altro passaggio cruciale nella strada di Giorgia Meloni verso la leadership della coalizione (con l’obiettivo di essere candidata premier) ma è evidente pure che un buon risultato avrebbe anche il significato politico di un premio alla scelta solitaria di un’opposizione al governo Draghi.

Complessa la vicenda di Forza Italia, legata alla presenza umbratile del suo capo storico, Silvio Berlusconi. Fi non è più la corazzata di un tempo, ha perso un quarto dei suoi deputati (molti dei quali emigrati da Toti e Brugnaro) e – avendo scelto con la coalizione la furba opzione del civismo – non ha più neppure un candidato sindaco vero in cui riconoscersi nelle grandi città.

Forza Italia punta su un nuovo miracolo, non italiano ma calabrese, perché soltanto nell’unica competizione regionale in programma gli azzurri hanno concrete chance di vincere e forse pure di essere primo partito. Nel frattempo, però, il pericolo di una debacle accentua le distanze fra due anime contrastanti nella vecchia navicella berlusconiana, quella moderata e draghiana (rappresentata soprattutto dai ministri) e quella filo leghista, che comprende i parlamentari del Nord, che tifano per un abbraccio stretto con Salvini alle prossime Politiche, anche solo per salvare il seggio. La tentazione della fuga è forte, fra i forzisti in subbuglio, ed è uno dei sentimenti che agitano un centrodestra che deve dare dimostrazione di essere pronto, come dichiarato dai leader, a governare il Paese.        

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