Covid, la maestra no vax di Treviso ora è ricoverata in terapia intensiva

Una dura e pura del no a vaccini e mascherine finisce in terapia intensiva. Sabrina Pattarello, la maestra della primaria Giovanni XXIII di Treviso sospesa lo scorso mese di gennaio, ha contratto il Covid ed è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Mestre.

Negazionista convinta, presente a molte manifestazioni del movimento No vax, in classe diceva ai bambini che il virus non esisteva e che il problema riguardava solamente gli anziani. Il tutto dopo essere stata assunta proprio come unità aggiuntiva per l’emergenza Covid. Anche se poi, come si è scoperto, il licenziamento non sarebbe stato il suo comportamento in classe ma per l’assenza di un diploma magistrale.

Otto mesi dopo la sua battaglia non ha più nulla a che vedere con l’ideologia: Sabrina Pattarello sta lottando per la vita. “Vi avviso, tutti quelli che si vaccineranno moriranno”, scriveva sul suo profilo Twitter nell’estate 2020. Originaria di Spinea (Venezia) ma residente a Marghera, ossessionata da Bill Gates e da Anthony Fauci, innamorata di Donald Trump, non ha mai nascosto le sue idee negazioniste. Era stata assunta nell’istituto trevigiano come supplente e insegnante di sostegno. Ma subito in classe si era lasciata andare con valutazioni personali sulla pandemia, nel tentativo di convincere i bambini che fosse tutta un’invenzione.

Nel giro di pochi giorni la questione era deflagrata, dopo che i contenuti delle sue lezioni erano venuto all’orecchio di qualche genitore. La reazione delle istituzioni fu immediata, tanto che lo stesso sindaco di Treviso Mario Conte una mattina si recò a scuola per verificare di persona la situazione. La comunicazione formale al prefetto, l’apertura di un procedimento disciplinare. Sabrina Pattarello aveva tentato di eludere la bufera con alcuni giorni di malattia, tentando l’escamotage della visiera per rimettere piedi in classe. Ma ormai il rapporto con i genitori era compromesso e, come se non bastasse, l’istruttoria sul suo conto ha fatto emergere la mancanza di un titolo indispensabile per insegnare.