Caso Eitan, anticipata a giovedì l’udienza in tribunale in Israele. I legali della zia: “Deve tornare subito in Italia”

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Tel Aviv – È atterrata oggi in Israele Aya Biran, la zia paterna e tutrice legale del piccolo Eitan, “per riportarlo a casa, serenamente e senza indugi”, si legge in una nota del portavoce della famiglia Biran in Israele. All’uscita dell’aeroporto Ben Gurion, Aya è stata scortata dalla polizia israeliana a causa delle “pesanti minacce sui social media e nei commenti relativi ad articoli pubblicati dalla famiglia Peleg”, ha affermato il marito Or Nirko.

Oggi il Tribunale della famiglia di Tel Aviv ha anticipato a questo giovedì, 23 settembre, la prima udienza del processo, previsto inizialmente per il 29 settembre, che dovrà valutare l’istanza di rimpatrio del minore secondo la Convenzione dell’Aja presentata dai legali israeliani della famiglia Biran. La Convenzione stabilisce sei settimane di tempo per deliberare in merito, ma i tempi potrebbero dilatarsi tra ricorsi e rinvii. Aya sarà presente alla prima udienza, conferma a Repubblica l’avvocato Shmuel Moran, il legale israeliano della famiglia Biran. Le restrizioni Covid in Israele attualmente prevedono che un vaccinato all’estero debba sottoporsi a una settimana di quarantena, oltre a un test sierologico all’arrivo, ma la partecipazione ad udienze è considerata una causa di forza maggiore.

Al centro Aya Biran, zia e tutrice legale di Eitan (ansa)

In parallelo, Shmuel Moran, il legale israeliano dei Biran, ha avviato la richiesta di affido del piccolo alla tutrice legale anche durante il procedimento giudiziario in corso in Israele. “La dottoressa Biran – si legge nella nota diffusa – è preoccupata dai rapporti sulla condizione psicologica e mentale di Eitan e da ciò che è stato fatto dai suoi rapitori mentre era già nelle loro mani. La casa di Eitan, infatti, è in Italia”. Ieri Hagai Biran, fratello di Aya che vive in Israele, ha incontrato per la prima volta Eitan a Petah Tikva, città nei pressi di Tel Aviv dove vive il nonno Shmuel Peleg, che sabato scorso l’ha prelevato dalla casa della tutrice legale per una visita di routine, per poi condurlo in Israele su un aereo privato partito da Lugano. “Hagai e sua moglie ci hanno riferito di essere turbati dalle condizioni di Eitan” hanno detto i legati dei Biran. “Sebbene sembra sia in buone condizioni fisiche, il piccolo mostra evidenti segni di incitamento e lavaggio del cervello, con frasi fuori contesto declamate, chiaro risultato di un’operazione di indottrinamento. Il ritorno a casa sua in Italia ci sembra più urgente che mai”.

Eitan, parla lo zio paterno: “Mia moglie Aya è già in Israele”. E c’è un terzo indagato: è l’israeliano che guidò l’auto del rapimento

19 Settembre 2021

“L’Italia è l’ambiente naturale per il bambino: lì è cresciuto e lì deve continuare a vivere”, ha affermato alla Radio 103 l’avvocato Avi Himi, presidente dell’Ordine degli avvocati israeliani che rappresenta i Biran insieme all’avvocato Moran. Rispetto alle rivendicazioni della famiglia secondo cui i genitori di Eitan – in Italia per gli studi di medicina del padre Amit – stavano programmando il loro rientro in Israele, dove avrebbero voluto crescesse, l’avvocato Himi dice che “la cosa giusta da fare è rispettare le decisioni dei tribunali italiani che hanno stabilito che la zia Aya Biran è la tutrice legale del bambino”. Il nonno – che in un’intervista al canale israeliano Channel 12 New venerdì ha affermato di aver compiuto una “azione del tutto legale” – ha commesso un sequestro e la polizia israeliana sta investigando in merito, dice l’avvocato Himi, che parla di un “atto premeditato e compiuto con l’aiuto di diversi complici, soggetti il cui coinvolgimento è molto preoccupante a cui non posso fare riferimento perché c’è un’indagine in corso”. Una delle ipotesi emerse in questi giorni – respinta dai legali della famiglia Peleg – è il coinvolgimento di un’organizzazione ebraica che agisce per prevenire il “rischio di assimilazione degli ebrei” – che potrebbe essersi interessata alla vicenda per impedire che Eitan frequentasse la scuola cattolica a cui era iscritto, e potrebbe aver aiutato a finanziare la costosa operazione orchestrata dal nonno.

Il nonno, indagato per sequestro di minore in Israele, è stato rilasciato nei giorni scorsi dopo quattro giorni di domiciliari. “Ci aspettiamo che lo Stato di Israele garantisca l’immediato ritorno in Italia del bambino oggi, non domani e non dopodomani. Così deve comportarsi uno Stato di diritto. Non è necessario aspettare la decisione del tribunale israeliano, perché un tribunale italiano ha già stabilito che Aya Biran è la tutrice legale del bambino”.

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