Delitto Ziliani, il farmaco versato nella tisana: “Poi compriamo un’auto nuova e ce ne andiamo in vacanza”

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BRESCIA Come si uccide una persona senza lasciare traccia? Qual è il “crimine perfetto”? “Piante velenose”, “torture”, una “tisana”? Diccelo Mirto Milani che suonavi l’organo in chiesa, che eri appassionato di musica lirica e facevi corsi di psicologia. Eri anche bravo coi numeri e ti intendevi di affitti, sì. Però intanto smanettavi in rete per capire come lavora il killer perfetto. Lo ha raccontato, preoccupata, Paola Zani, sorella della tua fidanzata, a un’amica al telefono: “Su un canale di crime Mirto ha fatto ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer, torture”. Anche Paola e Silvia erano iscritte al canale YouTube True crime: lì trovavano “informazioni utili”.

Temù, Laura Ziliani “Uccisa per l’eredità”: il piano delle due figlie per avvelenare la madre

di

Massimo Pisa

24 Settembre 2021

Le frasi intercettate dai carabinieri

Avevano già tutto in testa: bisognava solo decidere il come. “Ho paura che dai computer saltino fuori queste cose…”, si sfoga Paola nella conversazione intercettata dai carabinieri che avevano sequestrato i pc nell’appartamento di via Galvani a Brescia. Marzo-aprile. Sul piano omicida per far fuori Laura Ziliani due delle sue tre figlie, 27 e 19 anni, e Milani, compagno della più grande, anche lui 27 anni, erano al lavoro da tempo. Ad aprile avevano provato ad avvelenarla con una tisana: non aveva funzionato. Alla fine devono essersi convinti che la cosa migliore fosse usare comunque il “veleno”.

La medicina che l’ha avvelenata

Il flacone di Bromazepan saltato fuori nella casa che i tre dividevano era pieno fino a un terzo: mancava la parte che la sera del 7 maggio Silvia, Paola e Mirto hanno somministrato – probabilmente con una bevanda – a mamma Laura. “È possibile ritenere che al momento del decesso la donna si trovasse sotto l’influenza di tale composto, potenzialmente idonea a compromettere la capacità di difesa…”. Tradotto dall’ordinanza di custodia cautelare dei magistrati di Brescia: prima di ucciderla, forse soffocandola visto che sul corpo trovato tre mesi dopo non c’erano segni di violenze, Laura Ziliani è stata drogata, stordita.

(ansa)

La messa in scena

Flashback. Adesso che il castello di bugie e la messinscena della camminata si sono definitivamente accartocciati, non viene fuori solo il piano delle figlie matricide e del fidanzato: emerge anche il loro vero volto. Sentite cosa dice Milani il 31 maggio a un amico a proposito della suocera “scomparsa”: “Si era preparata una macchina per svignarsela (…). Sto pensando che magari ha dirottato i soldi su un altro conto e sta facendo la bella vita da qualche parte”. Molto di più di un tentativo di depistaggio. La madre della sua fidanzata “sparita” da più di tre settimane, lui che era già, e sempre più, quello che amministrava il patrimonio delle sorelle Zani (una decina di immobili lasciati a loro e alla mamma dal papà commercialista Paolo Zani, morto sotto una valanga, ndr). Ma ventilava, mentendo, una situazione debitoria che poteva aver spinto l’ex vigilessa a scappare inscenando la propria morte, facendo ritrovare le proprie scarpe. Esattamente quello che avevano fatto, tra il 22 e il 25 maggio, Milani e Silvia. “La situazione è disastrosa… Spendeva più di quello che prendeva”, ancora Mirto. “Andava in giro con la macchina da 50mila euro. Faceva aperitivi, pranzi e cene… Si comprava una tonnellata di scarpe e vestiti… Aveva questa mania di far vedere, mostrare”. Invece Laura era già morta: il cadavere svestito e nascosto dietro a un cespuglio vicino al fiume Oglio. Uccisa per i soldi, ché a quello pensavano le figlie e il “manipolatore” Milani.

L’avidità delle figlie

L’avidità delle due sorelle emerge dalle telefonate. A venti giorni dalla scomparsa della madre, Silvia e Paola si congratulano a vicenda per i soldi che incasseranno di lì a poco: “900 euro, troppo figo… tanti soldi e pochissimo sbatti”. Parlano di affitti da rinegoziare, e a stimolarle – hanno accertato gli inquirenti – era, oltre a Mirto Milani, anche la madre di lui, Mirna Donadoni. “Con questi soldi, almeno quella settimana lì poi scappiamo, che possiamo andare in vacanza… E dare l’anticipo della nuova macchina”. Impossessarsi del patrimonio immobiliare della Ziliani: ecco l’obbiettivo. Zero scrupoli, “nessun turbamento”.
Siccome il cadavere non era ancora stato trovato, un giorno Milani consiglia alle due sorelle di dissimulare: “Fatevi vedere nelle stradine (di Temù, ndr), così si vede che c’è la presenza di qualcuno e non è che ce ne stiamo fregando”. Piano imperfetto, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. “Shhh… silenzio cazzo, non si dice niente ora”, ammonisce Mirto il 10 giugno. Parlano del torrente Fiumeclo, vicino al quale sono stati trovati una scarpa e i jeans di Laura. E di boschi, quelli dove il supertestimone Claudio Marchioni, il 25 maggio, vede Mirto e Silvia che poggiano a terra la scarpa Salomon sinistra della vittima. “Deviamo i bonifici degli affitti sui vostri conti correnti… e chiediamo anche degli aumenti”. Furbo, Mirto.

La testimonianza della madre della vittima

Nonna Marisa Cirella, mamma della vittima, ricorda: “Un giorno con mia figlia litigarono pesantemente, Laura si lamentava che lui voleva gestire il patrimonio familiare”. Non gli bastava. Nemmeno alle due sorelle. “Mirto e le mie nipoti sono sempre stati troppo attaccati al denaro”. Lo diceva anche Lucia, la terza sorella, autistica, che viveva con mamma Laura: “Le mie sorelle la trattavano male e si arrabbiavano con lei perché dicevano che non le manteneva, volevano più soldi”.
Il 7 maggio, giorno dell’omicidio, scadeva il contratto con la casa di cura di Edolo dove Silvia Zani lavorava. Il piano di morte era già pronto. La sera. Quel contratto, Silvia, non lo volle rinnovare.

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