Elezioni in Germania, Manuel Valls: “Il futuro dell’Europa passerà da Francia e Italia”

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PARIGI – “Nella lunga transizione politica che si è aperta in Germania ieri sera, Francia e Italia hanno un ruolo cruciale da giocare”. Dopo il big bang provocato dal voto tedesco, l’ex premier socialista Manuel Valls è convinto che nei prossimi mesi il futuro dell’Europa passerà da Parigi e Roma. “Il post-Merkel comincia con un vuoto nella leadership europea” argomenta Valls che molti ricordano nella “foto delle camicie bianche” con Matteo Renzi e Pedro Sanchez, simboli di una nuova sinistra di governo.

Chi riempirà questo vuoto?
“Entriamo in una terra incognita. Anche dopo che ci sarà finalmente un cancelliere e una coalizione di governo non è certo che la Germania ritrovi il peso specifico conquistato di Angela Merkel sulla scena europea e mondiale. In questa fase la leadership dell’Ue passa a Emmanuel Macron e Mario Draghi, alla guida di paesi fondatori. I due leader avranno una responsabilità particolare per mettere in sicurezza l’Ue che resta un edificio fragile”.

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Teme che l’Europa orfana di Merkel non sopravviva?
“Al di là del giudizio sulla Cancelliera, ovviamente complesso e sfumato tenuto conto della sua longevità politica, ha offerto una qualità preziosa e forse irripetibile: la stabilità della Germania per sedici anni. E’ qualcosa di molto raro, tanto più di questi tempi. Con l’uscita di Merkel direi che la Germania si normalizza”.

Quale normalità?
“Il voto tedesco ha fatto esplodere i tradizionali rapporti di forza. La Germania faticherà a imporre una nuova leadership, per la prima volta dovrà immaginare una coalizione fra tre partiti. L’effetto è una volatilità politica a cui siamo abituati in altre capitali europee ma che non si vedeva da tempo a Berlino. E’ con questa volatilità che paesi partner come Italia e Francia dovranno fare i conti”.

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La posizione da kingmaker dei “falchi” liberali è una mina vagante per paesi indebitati come Francia e Italia?
“Il rischio esiste sempre, ma la flessibilità sul Patto di Stabilità e il sostegno alla crescita non sono capricci di italiani e francesi. Sono misure decise davanti all’urto della pandemia. E quindi non si tratta di una parentesi che potrà richiudersi in fretta quale che sia la futura coalizione tedesca. Aggiungo che le misure straordinarie adottate durante la crisi sanitaria sono il risultato di un lungo percorso, cominciato proprio da Draghi quando era governatore della Bce e ormai ben integrato nelle mentalità a Bruxelles”.

Quando era al governo, criticò la Cancelliera durante la crisi sull’immigrazione.
“Ribadisco che in quell’estate del 2015 decise l’accoglienza dei migranti in Germania senza la minima concertazione con i partner europei. Si possono capire le ragioni, ma era normale sottolineare che per la Francia non era una procedura corretta. Detto questo, il bilancio di Merkel è senza dubbio positivo: ha saputo gestire molte crisi e rafforzato la potenza economica tedesca, proseguendo tra l’altro molte riforme già avviate dal suo predecessore, Gherard Schröder”.

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La rimonta di Scholz nelle ultime settimane è un segnale per altre forze di sinistra?
“È la dimostrazione che per la sinistra governare non è sempre un peccato mortale. Il vice-cancelliere della Spd è riuscito a trasmettere un’idea di esperienza e affidabilità. Aggiungerei però che al risultato di Scholz hanno probabilmente anche contribuito gli errori dei suoi avversari”.

Cosa possono fare concretamente Macron e Draghi in questo scenario post-Merkel?
“Hanno un ruolo politico essenziale per difendere le basi del modello europeo, che è un modello di civiltà unico al mondo. Vediamo che aumentano le minacce contro l’Europa, schiacciata nel gioco tra grandi potenze. In questo senso è anche importante elaborare una visione strategica e dare un’accelerazione allo sviluppo di una Difesa comune. I prossimi mesi saranno decisivi ma l’incertezza a Berlino peserà e non dimentichiamoci che in un orizzonte non lontano anche Francia e Italia hanno appuntamenti elettorali”.

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