Caso Morisi, il festino nella cascina con la “droga dello stupro”

Read More

BELFIORE (VERONA) – Al cascinale di Belfiore Luca Morisi non c’è. Le finestre grigio topo del suo appartamento al primo piano sono serrate. Suonare al campanello è inutile. “Non lo vediamo spesso da queste parti”, dice la signora Cristina, che abita sotto all’alloggio dell’ex guru della comunicazione social di Matteo Salvini. “La sera del 14 agosto? Sì che me la ricordo, sono venuti i carabinieri…”. Prima che il sole calasse, quel giorno i militari della compagnia di San Bonifacio si erano presentati davanti all’appartamento di Morisi accompagnati da tre uomini, di cui due di nazionalità romena, per perquisirlo. Troveranno meno di due grammi di cocaina, un quantitativo compatibile con l’uso personale. Ma il blitz era soltanto l’esito di un pomeriggio che, per ora, ha messo fine alla carriera politica del 47enne spin doctor del leader della Lega. Un pomeriggio cominciato così.

Dodici ore chiusi in casa

“Eravamo alla vigilia di Ferragosto e da un paio di giorni si sentiva qualche rumore, su al primo piano. Niente di particolarmente allarmante, ma insomma era il segno che qualcuno c’era”, racconta la vicina di casa di Morisi, al piano terra di questo curioso condominio immerso nelle campagne e abitato da quaranta famiglie, soprattutto lavoratori fuori sede che nei weekend lasciano deserto il cascinale. “Morisi lo vediamo soprattutto tra il venerdì e il lunedì”, riferisce un giovane a bordo di uno scooter. “Lo capisco dalla Maserati Levante parcheggiata nel suo posto auto, mi dicono essere sua”.

Luca Morisi, ll guru della Bestia leghista: 1500 selfie al giorno che incoronarono Salvini principe dei social

di

Emanuele Lauria

27 Settembre 2021



Morisi, dunque, decide di passare i giorni a cavallo del fine settimana del 15 agosto in quest’oasi di tranquillità. Non è solo, però. Cristina già nei giorni precedenti ha notato un signore sulla cinquantina che entra ed esce dal suo appartamento. Tra la notte del 13 e la mattina del 14, Morisi e il suo ospite ricevono due ragazzi romeni di circa venti anni, che vivono fuori dalla provincia di Verona, e che probabilmente hanno conosciuto online. “Non sappiamo i dettagli del rapporto di Morisi con queste due persone, ma si tratta di una frequentazione assolutamente saltuaria”, spiegano gli investigatori. Si conoscono appena, in altre parole. O, comunque, non da molto tempo. E tuttavia i ragazzi trascorrono a casa Morisi almeno 12 ore.

Il giallo della droga

È tardo pomeriggio, infatti, quando i due ospiti lasciano il cascinale, si mettono in macchina e prendono la strada di casa. Dopo neanche pochi chilometri, su una delle provinciali che tagliano le vigne, vengono fermati dai carabinieri a un posto di blocco. È un controllo casuale, come se ne fanno tanti. I due però sono nervosi. I militari li fanno scendere, si fanno dare i documenti, poi ispezionano l’auto. Incastrata nel portaoggetti, c’è una fiala di vetro, con dentro del liquido. I ragazzi non esitano un attimo. “È nostra, è Ghb”. Ghb, comunemente detta “droga dello stupro”. Produce effetti di sedazione e stordimento e viene consumati anche nei rapporti sessuali consenzienti insieme con la cocaina.
Per la legge, non basta la dichiarazione del possessore per certificare la natura della sostanza, quindi la fiala è stata mandata al laboratorio di analisi del Comando provinciale dei carabinieri di Verona. Il risultato, visto l’arretrato accumulato dalla struttura, non arriverà prima di uno-due mesi. I romeni aggiungono di averla avuta, gratuitamente, da Luca Morisi, nel corso di un festino a casa sua. E indicano su Google Maps il cascinale di Belfiore. “Venite con noi”, ordinano i carabinieri prima di salire sulla volante.

L’indagine da nascondere

I militari arrivano al cascinale. E Morisi capisce subito che è l’inizio della fine. In casa trovano della cocaina, nemmeno due grammi. Ci sono le accuse dei ragazzi. Arriva la segnalazione in Prefettura. E la denuncia in Procura. “Non ho commesso reati, la mia è stata però una grave caduta come uomo”, dice Morisi, che ancora non è stato sentito dai magistrati. A Repubblica risulta però che da Ferragosto fino a ieri, quando abbiamo pubblicato la notizia dell’inchiesta di Verona, Morisi – dimessosi dalla Lega non ieri come riferito dal partito ma il primo settembre – abbia cercato, a tutti i livelli, di tenere sotto silenzio la storia. Con alcuni suoi interlocutori sostiene che il controllo dei carabinieri sui due ragazzi romeni non sia stato casuale, ma una maniera per incastrarlo. “Non abbiamo nulla da aggiungere alle parole della procuratrice Angela Barbaglio” dice l’avvocato padovano di Morisi, Fabio Pinelli. “Il fatto, per l’Autorità giudiziaria, è banale”.

Caccia al fornitore

Sarà banale, ma Morisi è indagato per cessione in base all’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti in una vicenda che associa il suo nome a due tipi di droga, la cocaina e – forse – il Ghb. Tale familiarità con le sostanze per gli inquirenti è significativa. Così come ritengono importante capire chi è il suo fornitore. “Non mi pare risulti altra pregressa attività di spaccio”, sostiene la procuratrice Barbaglio. “Né che Morisi risulti mai indicato da nessuno come ipotetico spacciatore”. È bastata la notizia dell’inchiesta, però, a fare crollare il castello di anni di ipocrisie politiche.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.