Più che una richiesta di archiviazione, sembra una requisitoria. L’ultimo capitolo dell’inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone è un duro atto d’accusa contro il circo mediatico, che negli ultimi tempi sembra volersi sostituire a forze dell’ordine e magistrati. Con testimoni e piste, le più diverse, che spaziano nel tempo e nei luoghi. Anche lontano da Mazara del Vallo.
Mentre i talk impazzavano, sono emersi davvero tanti spunti. Forse, sarebbe meglio chiamarli depistaggi. Un uomo ha raccontato di avere visitato anni addietro la casa dove abitava la madre della sorellastra di Denise, Anna Corona: ha detto di avere notato su una parete del garage una sorta di rattoppo, come se fosse stata chiusa una vecchia apertura. Una donna ha invece inviato una mail per dire di avere visto Giuseppe Della Chiave insieme a Denise, a Pescara. Un’altra testimone ha sostenuto di aver ricevuto delle confidenze da Anna Corona, proprio sulla bambina: «A picciridda morse picchi io a Piera Maggio ci mangio u core». E, ancora, un’altra confidenza: «La bambina venne messa nel magazzino di un signore che viveva all’estero e aveva un casa nella sua palazzina». Man mano che i talk show alzavano il livello delle trasmissioni, dalla seconda alla prima serata, spuntavano ancora altri testimoni. Persino una turista che all’improvviso ricordava di avere visto Anna Corona, all’epoca dipendente di un albergo, nella hall: «Qualcuno le urlava, perché l’hai portata qui? E in sottofondo il pianto di una bambina. Dietro la tenda c’era Denise». Colpo di scena finale, degno del migliore show.
La scomparsa di Denise, l’ex pm ospite dei talk show indagata per false dichiarazioni
22 Giugno 2021
Tutto falso. Il procuratore di Marsala Vincenzo Pantaleo con i sostituti Roberto Piscitello e Giuliana Rana ha smascherato facilmente la grande impostura alimentata dalla tv. Le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Trapani sono chiarissime. Nella casa del mistero non c’è alcuna parete nascosta, e il racconto dei testimoni è privo di qualsiasi riscontro. Anzi, è stato smentito. Una testimone si è contraddetta, un’altra — la turista — ha ammesso candidamente dopo l’evidenza rivelata dalla sua carta di credito (quel giorno non era in Sicilia): «Mi sono inventata tutto, ma non riesco a trovare una motivazione per cui l’ho fatto; sarò stata suggestionata, non volevo fare del male a nessuno».
Ha provato a insistere: «Era però una cosa da dire: era utile per accertare la verità. In realtà la televisione mi ha suggestionata molto». Parole che valgono più di un trattato di sociologia. Ha proseguito la falsa testimone: «Ho maturato un grosso dispiacere per il sequestro della bambina e ne ho fatto un caso personale. Sono stata martellata da trasmissioni televisive che non fanno altro che parlare del sequestro di Denise e ho ritenuto che fosse giusto fare quello che ho fatto». Eccolo il vero colpo di scena, che adesso viene ignorato dai talk, perché è la sconfessione piena del circo mediatico, è la condanna del gossip e della morbosità attorno a una storia drammatica. Ecco perché la richiesta di archiviazione per Anna Corona e Giuseppe Della Chiave si è trasformata in una requisitoria contro i talk. Hanno scritto i pubblici ministeri: «L’influenza dei media è a tale punto che essi non si limitano a raccontare gli eventi piuttosto, spesso, in una gara a chi arriva prima tra diverse testate giornalistiche, a provocarli. E tali eventi hanno pure una sgradevole referenza sulle indagini in corso». La turista e il marito erano finiti anche loro sotto inchiesta, per false informazioni al pubblico ministero. Ma poi hanno ammesso l’imbroglio, l’accusa è caduta.
La scomparsa di Denise, i pm di Marsala chiedono l’archiviazione per Anna Corona. La mamma: “Non finisce qui”
17 Settembre 2021
Restano i misteri attorno alla sparizione di Denise, avvenuta il primo settembre 2004. Mamma Piera e l’avvocato Giacomo Frazzitta non smettono di cercare la verità, assieme ai magistrati e alle forze dell’ordine. Concludono i pm: «Allo stato non sembrano percorribili utili spazi investigativi oltre alla notevole mole degli accertamenti disposti da aprile ad oggi. Soltanto se e quando chi ha commesso l’inumana azione di privare della libertà e dell’affetto dei suoi cari una bambina di quattro anni (ovvero chi di tale gesto è stato effettivo testimone) deciderà di rivolgersi alla procura della Repubblica o ad una forza di polizia, potrà questa vicenda trovare un colpevole che, allo stato, purtroppo non è possibile individuare».