‘No time to die’, Daniel Craig e l’ultimo James Bond: mai dire mai

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“Il mio nome è Craig… Daniel Craig”

Pare uno scherzo, ma sono quindici anni che Daniel Craig veste i panni dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà. Come dire che è lui ad avere rappresentato Bond per più tempo di qualsiasi altro attore, Sean Connery e Roger Moore inclusi. E pensare che, all’inizio, nessuno lo voleva: troppo biondo, non abbastanza bello, poco carismatico e charmant; alle spalle una carriera eclettica ma non entusiasmante. È quanto ci ricorda tutta la prima parte di Being James Bond. The Daniel Craig Story, il documentario di Baillie Walsh che accompagna l’uscita di No time to die, quinto (e forse ultimo) dei capitoli interpretati da Craig.

Daniel Craig: “Che vita incredibile mi ha donato Bond”

di

Arianna Finos

24 Settembre 2021

All’inizio, bersagliato dai paparazzi e insultato dagli hater del web, l’attore britannico si sentiva smarrito. Fino a quando il reboot della saga bondiana Casino Royale non riscosse un consenso immediato, confermato dai tre episodi successivi Quantum of Solace, Skyfall e Spectre: che, tutti, realizzarono incassi enormi piazzandosi tra i film di Bond più redditizi di sempre. Però le ambasce di Daniel non erano finite. Sotto shock a causa dell’improvvisa, enorme popolarità, per un certo tempo il nuovo 007 visse come un carcerato agli arresti domiciliari, diventando scontroso con la stampa e sentendosi un topo in trappola. Prima di imparare a gestire il successo con tutti gli annessi e connessi; incluso comparire in un video promozionale accanto alla regina Elisabetta e ricevere la nomina – un po’ grottesca – a comandante onorario della Royal Navy in coincidenza con la “prima” di No time to die.

‘No time to die’ il 25esimo film di James Bond – trailer

Uno 007 dal volto umano

Con Craig è nato un “altro” Bond. Anche se le dinamiche in cui è coivolto rispondono ancora al principio enunciato a suo tempo da Umberto Eco (quello della “geometria variabile”, dove gli episodi sono sempre i medesimi ma assemblati in combinazioni diverse) quel che varia, con lui, è proprio l’eroe. Il prototipo del nuovo corso, Casino Royale, propone-impone un Bond più giovane, più umano e più vulnerabile. Dotato perfino di un “passato”: il che non sarebbe stato possibile con le declinazioni affidate agli algidi, scanzonati e praticamente invulnerabili 007 di Connery (che all’epoca Ian Fleming trovava troppo belloccio e “bambinone” per impersonare la sua creazione), Moore o Brosnan. Fin dalla scena iniziale, in bianco e nero, del primo film Craig combatte con brutalità, soffre, digrigna i denti e fatica più dei predecessori a far fuori gli avversari.

Il suo nome è Bond, James Bond: tutti gli 007 del grande schermo

Da Sean Connery a Daniel Craig, tutti gli attori che hanno interpretato il personaggio creato da Ian Fleming

Di lui Roger Moore disse: “Sembra un assassino, sembra che sappia davvero cosa sta facendo”. Cambia anche il suo rapporto con le donne: non più le bionde bambole dette Bond-girl, ma personaggi femminili (come Vesper Lynd) con ruoli quasi da comprimari. Il suo arrivo ridisegna anche il rapporto della serie con i corpi: quando l’attore, modellato da lunghe sedute di palestra, esce dalle acque del mare proponendosi come corpo erotico, funzione un tempo toccata a Ursula Andress o Halle Berry. Una decisiva novità riguarda anche il rapporto con il suo capo M, il direttore della Intelligence britannica interpretato dalla grande Judi Dench. La quale aveva già interloquito con Pierce Brosnan in Golden Eye, ma col Bond di Craig assume un rilievo ben maggiore; dalle sfumature di maternità vicaria ai duetti comici (quando rimprovera 007 per qualche comportamento stupido) fino allo struggente finale che tutti i fan della saga ricordano.

Uno stoico al servizio di 007

Tornando al documentario Being James Bond, tutta la carriera di Daniel Craig nei servizi segreti è costellata di performance rischiose, che gli costarono dolorosi effetti collaterali (“insistevo per essere io lo stunt – ricorda l’attore – e mi facevo molto male”) e perfino fratture. Allorché, al tempo di Skyfall, si ruppe una gamba ed ebbe una prognosi di nove mesi: per non interrompre le riprese, il prologo dell’inseguimento sui tetti fu girato con Craig retto da un cavo, poi cancellato in post-produzione. Perché la saga postula, comunque, dosi massicce d’azione e Daniel “è” pur sempre Bond: quando lotta, spara o guida l’auto da campione schivando una gragnuola di pallottole.

‘Being James Bond’, Daniel Craig racconta il suo 007 – trailer

In quanto Bond, poi, non potrebbe essere astemio; anzi, rispetto ai suoi gaudenti predecessori ingoia un numero anche maggiore di drink: 26 in Casino Royale, 25 in Spectre (però al cameriere che gli chiede se voglia il vodka-martini mescolato o agitato risponde: “chi se ne frega?”). Nell’ultima scena del citato documentario Bond/Craig getta la pistola, con palese allusione al suo definitivo congedo dal personaggio. Del resto ha compiuto cinquantatrè anni, l’esatta età in cui Connery torno a impersonare Bond in Mai dire mai. Ma il titolo di quel film non ci suggerisce proprio nulla?

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