Lavoro, ad agosto contraccolpo sugli occupati: scendono di 80mila. Ma da inizio anno il recupero è di 430mila posti

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MILANO – Contraccolpo sul numero degli occupati in Italia: ad agosto sono scesi di 80mila su luglio, pur restando in forte rialzo (+162mila) sull’agosto del 2020 che era ancora nel mezzo del guado della pandemia. E nonostante questo, da inizio anno il saldo del mercato del lavoro rimane ampiamente positivo con 430mila occupati in più tra agosto e gennaio.

Secondo i dati appena pubblicati dall’Istat, gli occupati sono così 22,78 milioni per un tasso di occupazione al 58,1%, in calo di 0,2 punti su luglio e in aumento di 0,8 punti su agosto 2020.

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Il calo mensile riguarda anche gli uomini ma si spiega “in misura più accentuata per le donne” e coinvolge dipendenti, autonomi e tutte le classi d’età, annota l’Istat.

Rispetto all’inizio dell’anno, grazie alla crescita dei mesi precedenti (e in particolare tra febbraio e giugno) il saldo degli occupati rimane positivo per oltre 430mila occupati – rileva l’Istat – sottolineando che rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) il numero di occupati è inferiore di oltre 390 mila unità, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono più bassi di 0,6 e 0,4 punti rispettivamente, mentre il tasso di inattività è superiore di un punto.

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Restando al dato di agosto è stabile il tasso di disoccupazione al 9,3%, in linea con luglio e in calo di 0,7 punti su agosto 2020. Anche il tasso di disoccupazione tra i giovani (27,3%) è stabile su luglio.

Gli inattivi crescono su luglio di 64mila unità, coinvolgendo “prevalentemente le donne e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49 enni”.

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Già la Banca d’Italia, non più tardi della scorsa settimana, in una nota dedicata alle tendenze dell’occupazione dipendente (basata sui flussi delle comunicazioni obbligatorie e quindi diversa da quella dell’Istat che invece conta le teste) da inizio 2021 alla fine di agosto aveva notato come in otto mesi fossero stati creati 830 mila nuovi posti, intesi come saldo tra attivazioni e cessazioni. Un numero ben superiore ai 327.000 del 2020 e ai 689.000 del 2019. Però, era emerso ancora una volta in quell’occasione, nove posti su dieci recuperati hanno fatto capo al comparto “a termine”.

Da ultimo è stato il Cnel, in vista della stesura della Nadef, a parlare del rischio di una “crescita senza occupazione”. Tra le criticità di questa fase di forte ripresa, il Cnel ha rimarcato il “rischio concreto di una ripresa diseguale tra le diverse aree del Paese, non solo fra Nord e Sud ma anche all’interno dello stesso Mezzogiorno, con marcate differenze fra regioni sia in termini del rapporto percentuale tra differenza fra importazioni ed esportazioni e PIL regionale (che misura in qualche modo la “dipendenza economica” dell’area geografica), sia in termini di dotazione di investimenti fissi, sia in termini occupazionali (dove la difformità territoriale è enorme soprattutto nella disoccupazione di lunga durata)”.
 

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