Eitan, seconda udienza a Tel Aviv. La nonna: “L’Italia mi ha sterminato la famiglia, lasciatemi Eitan”

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TEL AVIV – Oggi si è tenuta la seconda udienza presso il tribunale della Famiglia di Tel Aviv sul caso di Eitan Biran, il bambino di 6 anni unico superstite della tragedia del Mottarone condotto in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg l’11 settembre.

Oltre al nonno sono presenti in aula anche Aya Biran, la zia paterna giunta in Italia per seguire il processo, e suo fratello Hagai. La giudice Iris Ilotovich-Segal dovrà decidere se applicare al caso la Convenzione dell’Aja sui bambini portati illecitamente all’estero e di conseguenza ordinare il rientro di Eitan in Italia, dove sarà la giustizia italiana a stabilire il futuro del bambino e nello specifico a quale ramo della famiglia verrà affidato in via definitiva. Il 22 ottobre verrà discusso presso il tribunale minorile di Milano il ricorso presentato dalla famiglia Peleg sulla decisione di affidare Eitan alla zia paterna Aya Biran, residente in provincia di Pavia.

Come la prima udienza, del 23 settembre, anche il dibattimento di oggi si è svolto a porte chiuse e così sarà anche per le future sedute, previste per sabato sera e domenica. Lo svolgimento di un processo nel week end, in concomitanza con il giorno dello shabbat, è estremamente inusuale e indice dell’urgenza che il giudice riserva al caso. 

Fonti legali confermano a Repubblica che nella mattinata è stato ascoltato il parere di un’esperta di diritto internazionale italiana che ha servito in passato come giudice. Anche Aya Biran è sul banco dei testimoni. La zia paterna è stata anche ascoltata dalla polizia nei giorni scorsi, nell’ambito dell’indagine penale a carico del nonno Shmuel Peleg per rapimento di minore in corso in Israele, in parallelo a quella aperta dalla procura di Pavia, in cui risultano iscritti nel registro degli indagati anche la nonna Esther Cohen (ex moglie di Peleg) e un cittadino israeliano che ha condotto in auto Shmuel e Eitan da Pavia a Lugano, da dove è partito il jet privato affittato dal nonno per condurre il nipotino in Israele, all’insaputa della tutrice legale Aya Biran. Shmuel Peleg è stato interrogato il 14 settembre dalla polizia di Tel Aviv e trattenuto ai domiciliari per cinque giorni. Un portavoce della polizia conferma a Repubblica che il nonno materno verrà sentito nuovamente dalla polizia, a seguito della testimonianza di Aya. Fino al completamento delle indagini, non gli è consentito lasciare il Paese.

In attesa della sentenza, che potrebbe arrivare nelle prossime due settimane secondo fonti legali, la giudice aveva stabilito il 23 settembre che Eitan trascorrerà le sue giornate in Israele diviso tra le due famiglie. Nel frattempo, anche Or Nirko, il marito di Aya, è giunto nei giorni scorsi in Israele con le due figlie piccole. Dopo l’udienza preliminare la giudice ha imposto un rigido silenzio stampa riguardo alle condizioni fisiche e psicologiche del bambino. Il bambino avrebbe dovuto iniziare a settembre la prima elementare a Pavia. La giudice ha respinto la richiesta del ramo materno di iscriverlo nel frattempo a una scuola israeliana.

L’udienza è durata da ore. L’atmosfera nell’aula era descritta come molto tesa. Il polso del clima infiammabile si ha nel pomeriggio quando Esther Cohen, la nonna materna, arriva improvvisamente in tribunale, molto agitata. Non le è consentito entrare nell’aula. Incrociando Avi Himi, uno dei legali dei Biran, Esther lo attacca: “Sapete perché ero seduta fuori? Mi hanno equiparato al console italiano che non hanno fatto entrare. Ma io sono la nonna! Io ho perso cinque persone! Nessuno infangherà il nome di mia figlia, né qui né in Italia e voi lo avete fatto. Non mi fanno entrare nell’aula, in Italia non mi hanno dato spazio, nemmeno qui? Eravamo 4 generazioni, tre se ne sono andate. Dovete ricordarvi, non si tratta di una coppia divorziata ma di una famiglia colpita dal lutto, abbiamo perso 5 membri della famiglia. L’Italia ha ucciso mio padre, mia figlia e mio nipote, cosa mi rimane? Non possono togliermi anche Eitan”. 

Le udienze riprenderanno domani sera, sabato, alla fine del riposo ebraico. Gli avvocati di entrambe le parti, al termine della sessione di oggi, non hanno voluto rilasciare alcun commento.

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