Comunali a Milano, Sala già pronta la giunta: 12 assessori, la metà donne. Sei sono del Pd

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Aveva promesso una giunta in tempi record, Beppe Sala. E così sarà. Cinque giorni dopo aver festeggiato quella che ha definito una “vittoria storica”, il sindaco è pronto ad annunciare la squadra che dovrà costruire con lui la Milano olimpica del 2026. Una formazione che verrà schierata in campo già oggi. E su cui, dopo un dialogo con la coalizione passato anche da momenti di tensione con un Pd forte del 33 per cento guadagnato nelle urne, è stato lui ad avere l’ultima parola. Perché, è stato il messaggio inviato a partiti e aspiranti, “io ascolto tutti, ma i milanesi hanno la garanzia di avere un sindaco che decide in maniera indipendente e con la sua testa”.

A tarda sera, neppure gli assessori in pectore sembravano aver ricevuto conferma del loro imminente ingresso in giunta. E d’altronde, negli stessi corridoi di Palazzo Marino e nelle sedi dei partiti, tutti giuravano che il sindaco non avesse rivelato a nessuno tutte le caselle. Eppure, sin dal mattino, Sala assicurava: “Sono molto tranquillo, la formazione della giunta più o meno ce l’ho in testa, siamo alle rifiniture. Non vedo problemi”.

Qualche fibrillazione, però, c’è stata. A cominciare dal caso di Mr preferenze, Pierfrancesco Maran. Che alla fine, però, dopo aver ipotizzato per sé diverse deleghe (dal Bilancio alla Cultura, dal Pnrr alle Olimpiadi, raccontano), ha accettato di rientrare in giunta occupandosi principalmente della Casa, un fronte strategico per il Comune, a cominciare dal dossier che Palazzo Marino vorrebbe aprire con la Regione per creare un’unica società che gestisca gli alloggi popolari oggi divisi tra Mm e Aler.

È attorno al ruolo di Maran che in questi ultimi giorni si è giocato più di uno scampolo della partita e si è consumato uno scontro con il Pd, schierato a difesa del suo uomo più votato. Non solo. Uno dei nodi principali da sciogliere ha riguardato la competenza sull’urbanistica che proprio Maran ha dovuto cedere. Nell’ultima versione del totogiunta sembra destinata a un tecnico, un urbanista che sarà Sala a scegliere.

E allora si ritorna allo schema: dodici assessori, la metà donne. E si ritorna ai pesi interni alla coalizione che – è stato un altro punto di attrito – il Pd ha difeso: sei caselle saranno occupate da candidati dem, due dalla civica di Sala, una dai Riformisti, una dai Verdi, con due jolly del sindaco.

La vice sarà ancora Anna Scavuzzo, che non si occuperà più di Sicurezza e tornerà a seguire l’Educazione. Anche il Bilancio non sembra mai essere stato in discussione: l’erede di Roberto Tasca sarà Emmanuel Conte, il capolista della lista del sindaco ed ex presidente proprio della commissione Bilancio. E poi la Cultura, con uno “straniero” che, in realtà, è uno di casa a queste latitudini: Tommaso Sacchi infatti, arriva da Firenze, dove svolge lo stesso ruolo nella giunta di Dario Nardella (i due tra l’altro in queste ore sono insieme in missione all’Expo di Dubai), ma è milanese e all’assessorato alla Cultura aveva già lavorato ai tempi di Stefano Boeri.

Altri punti fermi dovrebbero essere l’ex presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè ai Servizi sociali, la seconda capolista di Sala, Martina Riva, a Giovani, Sport e Turismo e un’altra dem. Gaia Romani (Pd) probabilmente sarà chiamata a seguire Servizi civici e partecipazione e la verde Elena Grandi potrebbe conquistare l’Ambiente. I Riformisti hanno lasciato nelle mani del sindaco la scelta finale su quale candidata tra Giulia Pastorella (Azione) e Alessia Cappello (Iv) dovesse essere “promossa”.

L’ultimo borsino indica la seconda come nuova assessora alle Attività produttive, un ruolo per cui era stata in ballo anche Elena Buscemi del Pd. Per lei o per Marco Granelli, in alternativa, arriverà la presidenza del Consiglio. E qui si arriva alle caselle, sempre del Pd, che a tarda sera non sembravano ancora inscalfibili: per la Sicurezza, il derby dovrebbe essere tra Arianna Censi (in pole) e Beatrice Uguccioni; per la Mobilità partiva avvantaggiato il capogruppo uscente, Filippo Barberis. Ma, come ha ribadito lui stesso, Sala è abituato ad ascoltare tutti, ma a decidere con la propria testa.

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