Disturbi alimentari, il grido dei genitori: “I nostri figli morti per mancato accesso alle cure, ora basta”

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“Mia figlia è deceduta a causa della sua malattia, la bulimia nervosa, ma soprattutto perché non ha avuto un accesso alle cure”. Stefano Tavilla, fondatore dell’associazione ‘Mi Nutro di Vita’, racconta la sua tragedia, la perdita della figlia Giulia, morta nel 2011 mentre era in lista d’attesa per entrare in un centro per la cura dei disturbi alimentari (Dca). “Da quel giorno non è cambiato quasi nulla, continuiamo a lottare per le stesse cose. Chiediamo medici in grado di riconoscere e curare queste malattie e la creazione di percorsi e strutture specifiche”.

 Il Movimento Lilla, che raccoglie varie associazioni tra cui  ‘Mi Nutro di Vita’ e ‘Frida onlus’, è sceso in piazza, davanti al ministero della Salute, per chiedere “che queste malattie vengano inserite nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, cosicché il Governo stanzi dei fondi ad hoc in misura uguale per tutte le regioni”. Alla manifestazione dell’8 ottobre, a Roma, sono arrivati da tutta Italia: genitori, malati, ex malati, amici che hanno liberato in cielo i palloncini lilla con i nomi di chi non è riuscito a superare la malattia. Anoressia, bulimia, binge eating sono solo alcuni dei volti che può assumere un disturbo alimentare. Si stima che in Italia ne soffrano circa tre milioni di persone e che con la pandemia da Covid-19 l’incidenza sia aumentata.

Di Valentina Ruggiu

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