Insulti a Mario Draghi, ai sindacati (“boia”) e ai giornalisti (“terroristi”). Fumogeni, bandiere tricolori e saluti romani. I manifestanti prendono a calci tre blindati della polizia. Lanciano sedie contro le forze dell’ordine. I poliziotti hanno risposto con alcune manganellate. Gli scontri e cariche sono iniziati alle 17 quando il corteo viene bloccato all’altezza di piazza Brasile, all’angolo tra Villa Borghese e via Veneto. Due manifestanti sono rimasti feriti.
“Assassini, assassini”, l’urlo che si alza. “Vogliamo le dimissioni di Draghi e Mattarella”.
In piazza c’erano almeno 10mila persone arrivate da ogni parte d’Italia, “50 mila per gli organizzatori”. Si sono dati appuntamento i reggenti della fascisteria di mezza Italia intorno al palco montato ai piedi del Pincio per l’ultima manifestazione “No Green Pass” prima del ritorno nei luoghi di lavoro pubblici e privati, il 15 ottobre, con l’obbligo del certificato verde. Un gruppo di persone, dopo il sit-in a piazza del Popolo, ha deciso di dar vita a un corteo non autorizzato. Alcuni hanno provato a entrare a via del Corso, ma sono stati respinti dalla polizia in tenuta antisommossa.
“Noi non siamo la politica, noi siamo la variabile impazzita”, urla il vicesegretario di Forza Nuova Giuliano Castellino, che avverte: “Stasera ci prendiamo Roma”. “Siamo 100 mila. Oggi fermiamo il certificato verde. La forza della piazza contro la tirannia sanitaria, la forza della gente contro le emergenze inventate”.
L’appuntamento era in piazza del Popolo, poi però il corteo si è spostato. Alle 16,45 ha lasciato la piazza per imboccare piazzale Flaminio. Alcuni manifestanti hanno lanciato sedie contro le forze dell’ordine tentando di accedere a via del Babuino. Poi hanno invaso Villa borghese diretti alla sede della Cgil
Accanto a lui il responsabile veronese di Forza Nuova Luca Castellini, il romano Pino Meloni, ex volto noto del tifo romanista anni ’90 che ostenta il saluto romano sulle note dell’Inno di Mameli.
Nella pancia della manifestazione è un profluvio di invettive contro il governo, il primo ministro Draghi (“Vaffa””) e persino il governatore del Veneto Luca Zaia (che Castellino, violando il divieto di scendere in piazza definisce pubblicamente “Boia”).
Roma è paralizzata, il centro inavvicinabile.