Prove di forza a destra e test per i giallorossi: in Sicilia voto con vista Regionali. Urne aperte anche in Sardegna

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Alla fine toccherà guardare a Caltagirone come a uno swing state, come all’Ohio di Sicilia. Perché dalla cittadina contesa in provincia di Catania passeranno molti dei significati politici della tornata elettorale che domani e lunedì porterà alle urne oltre mezzo milione di siciliani in 42 centri (in una tornata che contempla il voto anche in 98 centri sardi e, solo domani, anche in tre altoatesini (Merano, Glorenza e Nalles): un po’ perché il sindaco uscente è Gino Ioppolo, storico braccio destro di Nello Musumeci e presidente del suo partito, Diventerà Bellissima, un po’ perché come in nessun altro posto la contrapposizione fra coalizioni è plasticamente definita, centrodestra al gran completo al seguito di Sergio Gruttadauria contro giallorossi senza defezioni a sostegno di Fabio Roccuzzo. “Bisogna vincere assolutamente”, dice un grillino di primissimo piano. “Non si può lasciare per strada un solo voto”, osserva un riferimento assoluto dei leghisti.

E infatti, non a caso, Caltagirone è uno dei quattro luoghi in cui in questi mesi si è fatto vedere Musumeci: nel Calatino per difendere la bandiera, poi a Vittoria e San Biagio Platani per le photo opportunity nei Comuni al voto dopo lo scioglimento per mafia e infine a Favara, che ha una valenza strategica diversa. Qui, alle porte di Agrigento, le partite sono due: strappare la città ai giallorossi (uniti con Antonio Palumbo della sinistra dopo che i grillini sono andati in frantumi e al culmine di uno scontro al cardiopalma non hanno ricandidato l’uscente Anna Alba) e vincere il derby interno alla destra, divisa fra Salvatore Montaperto (sostenuto proprio da Diventerà bellissima, Fratelli d’Italia e Udc) e Giuseppe Infurna (appoggiato da Forza Italia, Onda del neo-leghista Carmelo Pullara e Dc di Totò Cuffaro).

Il governo regionale, del resto, va alle urne in ordine sparso in molti centri e cerca così di contarsi in vista dell’anno che porterà al dopo-Musumeci. Adrano, dove i giallorossi sono uniti sul nome di Vincenzo Calambrogio, racconta molto bene la situazione: l’ex deputato forzista Fabio Mancuso corre col sostegno, fra gli altri, dell’assessore al Lavoro Antonio Scavone e degli autonomisti, ma deve vedersela col suo ex collaboratore (e ora capo della segreteria dell’Udc Giovanni Bulla) Carmelo Pellegriti, sostenuto da centristi, Fdi e leghisti senza simbolo. Il terzo incomodo è infine Agatino Perni, appoggiato invece da Marco Falcone.

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Sara Scarafia

09 Ottobre 2021

Non è l’unico caso in cui la giunta Musumeci si misura divisa con le urne: da Canicattì a Giarre gli esempi sono mille, ma ad Alcamo in campo c’è l’assessore alle Attività produttive Girolamo Turano (e con lui l’Udc), che qui sperimenta l’abbraccio con il Pd a sostegno dell’aspirante sindaca Giusy Bianco. Tanto è strategica, la cittadina del Trapanese, che ieri sera Giuseppe Conte ha concluso qui il proprio mini-tour siciliano: obiettivo cercare di ottenere la rielezione del grillino Domenico Surdi (sostenuto anche da pezzi di sinistra). Anche perché questo è l’altro grande tema di questa tornata: il Movimento 5 Stelle cerca di evitare il tracollo salvando almeno gli uscenti (oltre a Surdi ci sono Ida Carmina a Porto Empedocle e Giuseppe Purpora a Grammichele), ma riesce a trovare il sostegno del Pd solo nella metà dei Comuni maggiori (oltre ad Adrano e Caltagirone ci sono appunto Porto Empedocle e Grammichele, ma anche Lentini e San Cataldo).

Nel resto dei comuni con più di 15mila abitanti, invece, i dem corrono quasi ovunque all’abbraccio con centristi e pezzi di Forza Italia: “È quasi una prova generale – ragiona un big del Pd – uno dei due modelli sarà quello da replicare alle Comunali di Palermo e poi alle Regionali”. Per una posta in palio molto più alta di quella che materialmente si assegnerà lunedì. In quello che è già un antipasto del lungo anno elettorale.

Urne aperte anche in Sardegna: si vota infatti in 98 comuni, su un totale di 377, domani e lunedì 11 ottobre (dalle 7 alle 23 e il giorno successivo dalle 7 alle 15), una settimana dopo le amministrative che si sono tenute nel resto d’Italia. Sono tre i centri con oltre 15 mila residenti. In due potrebbe esserci il turno di ballottaggio il 24 e 25 ottobre: Carbonia (Sud Sardegna), con 26.472 abitanti, e Capoterra (Città metropolitana di Cagliari), con 22.435. A Olbia (Sassari), con 60.491 abitanti, si sfidano, invece, solo due candidati: il sindaco uscente del centrodestra, Settimo Nizzi, (FI) e Augusto Navone, sostenuto da una coalizione civica, perciò il risultato si conoscerà già al primo turno.

Solo 27 dei 98 comuni al voto superano i 3 mila abitanti. L’84% dei candidati alla carica di sindaco sono uomini, mentre le donne sono il 16%.

Il numero dei comuni sardi chiamati a eleggere sindaco e consiglio comunale era inizialmente pari a 102, ma in quattro non sono state presentate liste: Gonnoscodina, Seneghe e Zerfaliu, nell’Oristanese, e Sorgono, nel Nuorese. Quest’ultimo, così come Seneghe, erano commissariati e resteranno tali.

Minacciati da un persistente fenomeno di spopolamento, i piccoli comuni della Sardegna si sono trovati ad affrontare una nuova emergenza: quella della mancanza di sindaci e amministratori. In 35 è stata presentata una sola lista. In particolare, nell’Oristanese, ai tre comuni senza liste si aggiungono i 9 in cui gli aspiranti sindaci dovranno sfidare il quorum, perché la loro lista è stata l’unica presentata e non ci sono concorrenti: potranno contare sul nuovo provvedimento che abbassa il quorum, dal 50% al 40%, ma non sarà facile.

Non basta lo spopolamento a spiegare l’assenza di candidati: gli amministratori locali uscenti chiamano in causa le eccessive responsabilità, a fronte di emolumenti molto contenuti e della necessità di stipulare onerose polizze assicurative, e talvolta gli atti intimidatori che alcuni di loro hanno subito durante il mandato.

Nei 14 Comuni con più di 5 mila abitanti chiamati al voto – Olbia, Carbonia, Capoterra, Sarroch, Elmas, Serramanna, Domusnovas, San Giovanni Suergiu, Villacidro, Orosei, Siniscola, Dorgali, Sennori e Gonnesa – si potrà esprimere una doppia preferenza di genere, purché i candidati prescenti siano nella stessa lista. La commissione regionale per le pari opportunità nei giorni scorsi ha incoraggiato gli elettori a servirsi di questo strumento che considera “determinante per incrementare la partecipazione delle donne nella vita politica e istituzionale”.

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