ROMA – Il dossier sullo scioglimento di Forza Nuova è sul tavolo del governo. Di più: Palazzo Chigi, in stretto raccordo con il ministero dell’Interno, ha avviato una vera e propria istruttoria per valutare se e come intervenire per stroncare l’azione degli estremisti che si sono manifestati sabato scorso nel centro di Roma, arrivando a forzare il cordone di polizia e ad entrare con violenza nella sede nazionale della Cgil. Nelle ultime ore – con discrezione e seguendo una prassi consolidata in casi come questo – l’esecutivo ha contattato giuristi, costituzionalisti, professori universitari ed altri esperti di diritto. A loro è stato chiesto un parere tecnico e giuridico che servirà a sostenere il lavoro parallelo degli uffici della Presidenza del Consiglio.
È un punto di svolta. Nulla, va precisato, è ancora deciso. Esistono come noto ostacoli politici e tecnici che complicano l’eventuale scioglimento di Forza Nuova. Il primo dubbio verte attorno alla valutazione sulla necessità di una sentenza (non per forza definitiva, come indica il precedente di Ordine Nuovo del 1973) che preceda l’eventuale atto del governo. Sentenza che in questo caso non c’è. È un aspetto sottolineato da molti degli esperti. Se si dovesse comunque decidere di intervenire, lo si farà con un decreto da approvare in Consiglio dei ministri. Ed è questo l’altro dettaglio che complica la partita.
“Il lavoro è resistenza”. E il sindacato chiama la piazza antifascista
di
Roberto Mania
10 Ottobre 2021
La pressione politica è forte, in particolare da parte del centrosinistra. Una spinta che Mario Draghi non sembra ostacolare. Un indizio si è avuto ieri con la decisione di visitare la sede del sindacato di Landini. È chiaro inoltre che l’eventuale unità di intenti dei partiti dell’arco parlamentare – o di gran parte di essi – faciliterebbe una mossa radicale del governo. Ma è altrettanto evidente l’ostacolo rappresentato dalla Lega: i ministri del Carroccio siedono in cdm e dovrebbero votare a favore del reset di Forza Nuova.
Nel corso degli approfondimenti delle ultime ore, l’attenzione dei tecnici dell’esecutivo – coadiuvati dai giuristi interpellati – si è concentrata in particolare su due punti della legge Scelba del 1952: le “finalità antidemocratiche” del movimento e la scelta della “violenza come metodo di lotta politica”. Sono alcuni dei “sintomi” della “riorganizzazione del disciolto partito fascista”. E rappresentano due elementi su cui far leva, nel caso in cui si decidesse di procedere allo scioglimento. Ieri Maurizio Landini ha chiesto direttamente al premier di sciogliere Forza Nuova, di non indugiare essendoci tutti i presupposti per applicare la Costituzione e la legge Scelba. E certo lo scioglimento sarà una delle richieste della manifestazione che Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato per sabato a Roma, invitando tutte le associazioni e tutti i partiti antifascisti.
La scelta di Draghi di andare ieri nella sede della Cgil dopo l’aggressione ha un significato politico di rilievo. «Non era scontata», ha dichiarato Landini. Prima di Draghi si ricorda solo un altro caso in cui un presidente del Consiglio si è recato nella sede della Cgil: Romano Prodi nel 2007 per dare l’ultimo saluto a Bruno Trentin. Draghi è arrivato poco dopo mezzogiorno. Ad accoglierlo gli applausi di un gruppo di dipendenti della Cgil e poi Landini. Dopo il saluto, l’abbraccio – inaspettato – tra i due. Anche questo un gesto simbolico. Il presidente del Consiglio ha voluto esprimere personalmente la solidarietà delle istituzioni. È stato molto colpito dalla violenza di sabato scorso. Perché un conto è il dissenso, altro è l’aggressione squadrista alla sede del maggiore sindacato italiano. «I sindacati – ha ritwittato ieri Palazzo Chigi l’affermazione di Draghi – sono presidio di democrazia e dei diritti dei lavoratori; nessuna tolleranza contro intimidazioni ed episodi di violenza».
Draghi è il leader europeo che più si è esposto sulla campagna vaccinale contro il Covid e per questo guarda con attenzione a quel che si muove nel complesso mondo No Vax. La devastazione degli uffici della Cgil attengono però ad un’altra sfera. Landini ha fatto vedere a Draghi i danni; si sono fermati davanti alla tela di Ennio Calabria tagliata dagli aggressori e poi davanti al quadro di Renato Guttuso che, invece, è rimasto indenne. Hanno visitato le stanze colpite prima di salire al quarto piano dove c’è l’ufficio di Landini. Landini ha presentato al premier lo staff di segreteria, quasi tutto al femminile: «Sono le eroine che mi sopportano», ha detto. E Draghi: «Davvero eroine…». Poi il caffè e il colloquio, presente anche il capo di gabinetto, Antonio Funiciello. Nei prossimi giorni governo e sindacati fisseranno un calendario di incontri. Tre i capitoli sui quali Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un confronto con il governo: la sicurezza nei luoghi di lavoro, la gestione del Pnrr, la legge di Bilancio le cui sintesi il governo dovrà inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre. Dopo circa mezz’ora Draghi ha lasciato la Cgil. Ha salutato i dipendenti, ha scambiato qualche battuta: «Arrivederci a tutti». Ma intanto il sito della Cgil ieri è saltato, colpito dagli hacker.