ROMA – Lo hanno annunciato il premier, Mario Draghi, e il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, al termine di una delle tante tragiche giornate scandite dai caduti sul lavoro. Una settimana fa. Ecco il decreto con il quale il governo prova a fermare il ‘crimine di pace’ che lascia in terra ogni giorno una media di tre vittime. Non la bacchetta magica che risolve nell’immediato un’emergenza così profonda e dolorosa, ma certo un’inversione di tendenza sull’approccio delle istituzioni, con un forte giro di vite nelle sanzioni alle aziende inadempienti (in particolare con la facilitazione delle sospensioni dell’attività d’impresa); un intervento sul lavoro nero che, ovviamente, è spesso a monte del fenomeno; un rafforzamento del ruolo dell’Ispettorato nazionale del lavoro nel suo ruolo di pivot dell’intera materia fin qui declinata in tante istituzioni e competenze che hanno quasi mai dialogato tra loro; un ampliamento degli organici delle forze ispettive.
Il coordinamento
Il provvedimento interviene con modifiche e assestamenti del Testo unico sulla sicurezza del lavoro per “incentivare e semplificare – si legge nella bozza di testo -l’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza su lavoro ed il coordinamento dei soggetti competenti a presidiare il rispetto delle norme prevenzionistiche”. Ecco, dunque, un “ampliamento delle competenze ispettive dell’Ispettorato nazionale del lavoro nell’ambito della materia della salute e sicurezza del lavoro, così da consentire un maggior presidio, su tutto il territorio nazionale, sul rispetto della relativa disciplina. Le modifiche prevedono, inoltre – prosegue il testo – un accentramento in capo all’Ispettorato nazionale del lavoro del coordinamento dell’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza su lavoro svolta a livello provinciale”. Si tratta, in sostanza della volontà di mettere di mettere a sistema e coordinare le attività delle Asl, innanzitutto con la previsione di almeno due riunioni all’anno del comitato regionale, convocate direttamente dall’Ispettorato.
La banca dati unificata
La necessità del coordinamento tra tutti i protagonisti della lotta per la sicurezza del lavoro (dall’Ispettorato alle Asl, dall’Inail all’Inps), nel provvedimento del governo è incentrata in particolare nell’implementazione della banca dati unica, già prevista dalle norme ma mai decollata: “È istituito il Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP) nei luoghi di lavoro al fine di fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l’efficacia dell’attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, relativamente ai lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici, e per programmare e valutare le attività di vigilanza, attraverso l’utilizzo integrato delle informazioni disponibili nei sistemi informativi, anche tramite l’integrazione di specifici archivi e la creazione di banche dati unificate”. L’accesso alla banca dati unica è previsto anche per le parti sociali (sindacati e associazioni imprenditoriali), un passaggio del provvedimento che, come vedremo, punta al loro coinvolgimento nell’impegno per la sicurezza del lavoro.
Le sanzioni e il lavoro “in nero”
“Al fine di far cessare il pericolo per la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori, nonché di contrastare il lavoro irregolare – si legge nella bozza – l’Ispettorato nazionale del lavoro, quando riscontra che almeno il 10% dei lavoratori presenti su luogo di lavoro (la soglia attuale è del 20%, ndr) nonché, a prescindere dal settore di intervento, in caso di violazione concernente gli illeciti sulla sicurezza, adotta un provvedimento di sospensione in relazione alla parte dell’attività imprenditoriale interessata dalle violazioni o, alternativamente, dell’attività lavorativa prestata dai lavoratori interessati dalle violazioni. Unitamente al provvedimento di sospensione l’Ispettorato nazionale del lavoro può imporre specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza o per la salute dei lavoratori durante il lavoro”. Insomma, viene a cadere il vincolo della recidiva che caratterizza l’attuale normativa: la sospensione, cioè, oggi è applicabile solo nel caso si tratti di una reiterazione dell’illecito. Recidiva peraltro quasi impossibile da verificare in assenza della banca dati unica. Durante la sospensione, l’impresa non potrà avere rapporti con la pubblica amministrazione dovrà comunque continuare a pagare lo stipendio ai dipendenti. “Il datore di lavoro che non ottempera al provvedimento – specifica il provvedimento è punito con l’arresto fino a sei mesi”. Previste anche pene pecunarie aggiuntive.
Più forze per le ispezioni e il coinvolgimento delle parti sociali
Oltre al rafforzamento dell’organico degli ispettori (previsto il bando per l’assunzione di 1024 unità, oltre all’allargamento delle forze messe a disposizione dell’Ispettorato dall’Arma dei carabinieri), il decreto punta a coinvolgere le parti sociali, in particolare incentivando “l’adesione agli Organismi paritetici la cui attività, legata alla asseverazione dei modelli di organizzazione e gestione della sicurezza da parte delle imprese, viene valorizzata sia ai fini della programmazione della vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro, sia sotto il profilo della determinazione degli oneri assicurativi da parte dell’Inail”.