Le lezioni hitleriane di Michetti alla radio: “Wehrmacht efficiente”

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ROMA – È l’ultimo Blob radiofonico di Enrico Michetti. Un’infilata di interventi su Hitler e il suo esercito in cui l’avvocato scelto da Giorgia Meloni per cercare di prendere il Campidoglio, solito citare i fasti dell’antica Roma, mostra di avere un expertise anche sugli affari della Germania nazista. Catturati nel corso delle vecchie ospitate del tribuno del centrodestra sulle frequenze di Radio Radio, emittente che da mesi fa propaganda contro il Green Pass, quei ritagli nelle ultime ore hanno preso a fare il giro del web. Un’altra collezione di clip dopo quelle sui vaccini paragonati al “doping di Stato della Germania dell’Est” e sul saluto romano “igienico”.

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Si parte subito con la lezione sulle fortune politiche del Führer: “Hitler ascende al potere attraverso una legge democratica. Hitler non viola… non è che prende d’assalto le istituzioni. Hitler arriva al potere perché il presidente gli conferisce l’incarico di cancelliere, ritenendolo l’uomo giusto per risolvere i problemi strazianti della Germania”. Manca il riferimento all’incendio del Reichstag di Berlino, alle fiamme nella sede del Parlamento tedesco che accesero la scalata del nazionalsocialismo.

Ma, fermandosi sempre a un centimetro da uno scivolone che avrebbe del catastrofico, il tribuno guarda avanti. Il prossimo capitolo è quello dell’Anschluss: “Quando Hitler arriva in Austria, l’Austria chiede un plebiscito. E a quel plebiscito aderiscono il 99,7% degli austriaci. Erano contenti”.

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Almeno quanto sembrano esserlo i nazisti nelle successive lezioni del “Prof” sulla Germania anteguerra. “Voi sapete cosa diceva Hitler sulle armi… diceva che sono una cosa che va totalmente tolta al cittadino. Ma anche l’Unione sovietica diceva questo. Il cittadino non può possedere le armi”. Ancora: “Hitler, leggiamolo bene. ‘L’errore più folle che possiamo commettere è forse quello di lasciare che le razze da noi soggiogate, oppresse, posseggano le armi’, dice Hitler”. “In effetti le vuole svirilizzare”, osserva l’interlocutore radiofonico. Michetti lo ferma: “Aspetta, aspetta. La storia mostra che tutti i conquistatori, tutti gli oppressori che hanno consentito alle razze a loro soggette di portare armi hanno in tal modo approntato la propria caduta”.

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Il tribuno è caldo. Ecco il commento miracolosi avanzamenti tecnologici garantiti dalle guerre. Passando ovviamente per la Germania: “Prendete la Wehrmacht con un albero di traverso del diametro di 90 centimetri su una sede stradale a doppia carreggiata del tempo, per cui 10 metri. Per rimuoverlo, nel 1937, ci metteva 28 minuti. Senza utilizzare l’esplosivo. Nel 1942 lo stesso albero veniva rimosso in 4 minuti. Nel 1969 la Wehrmacht di Brema non riusciva a scendere sotto i 3 minuti. Questo fa capire che il territorio di guerra specializza, è la parte operativa, è quella che dà sensibilità, dà esperienza, dà capacità”. “Bravo”, dicono a Michetti in radio.

Che poi, altro intervento borderline, si lancia in un’analisi politica a tutto campo. Il passato incontra il presente: “Quando i rappresentanti del popolo non contano più niente, vuol dire che c’è un’oligarchia che sta governando. E quando questa oligarchia serra i ranghi non serve più neanche l’oligarchia. Serve un uomo forte. Quando la situazione degenera, entra nel caos, serve un uomo forte che rimetta in ordine il Paese. E così si accede alle dittature”.

Persino Radio Radio ha un sussulto. Il conduttore di turno dell’emittente (che tra gli altri ospita il filosofo ultrasovranista Diego Fusaro e lo psichiatra No Vax Alessandro Meluzzi) avverte Michetti: “Adesso ti diranno che sei fascista come me, adesso ti attaccheranno. A me poco prima m’hanno detto fascista. Vedrai che t’attaccheranno”.

Dopo mesi la profezia si è avverata. Nel frattempo scelto come volto civico del centrodestra romano, proprio ieri Michetti si è dovuto difendere per l’ennesima volta: “Io sono antifascista. Non lo dirò più: ho avuto una sola tessera, quella della Democrazia Cristiana, che rispetto agli altri partiti è sempre stata dalla parte della libertà”. Anche quella di saltare con leggerezza dalle citazioni di Giulio Cesare alle memorie di Hitler.

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Lorenzo D’Albergo

Marina de Ghantuz Cubbe

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