Caso Regeni, Palazzotto: “L’Egitto è una minaccia per tutti, Draghi pretenda verità da al-Sisi”

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Anche per Erasmo Palazzotto l’azzeramento del processo sulla morte di Giulio Regeni è una doccia fredda. Da presidente della commissione parlamentare di inchiesta sull’uccisione del ricercatore morto al Cairo, ha seguito passo dopo passo tutti gli sviluppi di una vicenda che si protrae dal gennaio 2016. Ieri la corte d’Assise ha deciso di stoppare il processo a carico degli 007 accusati del sequestro, della tortura e dell’uccisione di Regeni: “Non c’è la prova certa che fossero a conoscenza del procedimento”, scrivono i giudici. Una decisione  frutto della mancata collaborazione del regime egiziano, da sempre sordo alle richieste dei magistrati italiani.

La corte d’Assise ha deciso azzerare il processo sulla morte di Giulio. Una sconfitta per lo Stato?

“Quanto accaduto ieri dimostra che l’Italia, a differenza dell’Egitto, è una democrazia che rispetta lo Stato di diritto. Questa è già una grande lezione per il Cairo. In ogni caso, non parlerei di azzeramento, ma di una battuta di arresto. La battaglia per la verità continua”.

Entrando nel merito, cosa ne pensa delle decisione dei giudici?

“Non posso condividerla, ma la rispetto. Il rischio che si corre però è che uno strumento di garanzia del nostro ordinamento venga usato per consentire ad un Paese come l’Egitto di sottrarsi ad un giudizio. C’è il pericolo che la decisione della Corte possa essere strumentalizzata dalla controparte egiziana per sviare la verità”. 

Se lo aspettava? 

“Come tutti speravo che il processo potesse partire già da ieri, ma sono sicuro che non fermerà né la famiglia Regeni, impegnata da anni nella ricerca della verità, né la procura che in cinque anni è riuscita a fare un lavoro straordinario. Ora più che mai serve un ulteriore sforzo da parte di tutte le istituzioni affinché si arrivi al processo”. 

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Dovrebbe intervenire anche il governo? 

“È molto importante che Palazzo Chigi si sia costituito parte civile nel processo, ma questo carica l’esecutivo della responsabilità di non far passare sotto silenzio la totale assenza di collaborazione da parte dell’Egitto, che finora ha sempre impedito alla giustizia italiana di accertare le responsabilità della National Security egiziana. Per questo credo che il presidente Draghi debba pretendere da al-Sisi l’elezione di domicilio dei 4 agenti affinché il processo si possa celebrare senza alcun ostacolo”.

L’Europa che ruolo dovrebbe avere in questa vicenda?

“Credo che obbligare il regime a collaborare non sia solo nell’interesse del governo italiano, ma anche dell’Europa. È necessario porre un freno a un regime che in questi anni ha dimostrato di non avere alcun limite. La vicenda di Giulio ne è la conferma: nessuno è immune ad una dittatura come quella di al-Sisi. L’Egitto rischia di diventare una minaccia per tutti, Europa compresa”.

Nonostante la scarsa collaborazione sul caso regeni l’Egitto però è ancora considerato un partner strategico sia per l’Italia che per l’Europa. 

“È evidente che in nome di presunti interessi nazionali – che possono essere di natura economica o geopolitica – la questione dei diritti umani è stata messa in secondo piano nei rapporti con paesi come Egitto, Arabia Saudita o Turchia. Questo alla lunga diventerà un problema per l’Europa, destinata a perdere di credibilità nel difendere gli stessi valori su cui si fonda. Non si può dire che la sfida tra democrazia e autarchia si giochi solo contro la Cina o la Russia giusto perché sono considerati competitor commerciali. In Egitto, o anche in Paesi come la Libia e l’Arabia Saudita, milioni di persone vivono in condizione drammatiche e l’Europa non può girarsi dall’altra parte”. 

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di

Carlo Bonini

14 Ottobre 2021


La commissione d’inchiesta che presiede si è mai confrontata con le autorità egiziane?

“Alla luce del comportamento nei confronti della nostra magistratura, abbiamo ritenuto che non fosse opportuno dialogare con il regime anche in considerazione del fatto che le relazioni parlamentari tra Italia ed Egitto, allo stato attuale, sono interrotte”. 

Si arriverà alla verità sulla morte di Giulio? 

“Spero in un maggiore impegno da parte di tutti affinché si possa celebrare il processo e ottenere giustizia. Questo Paese non lo deve solo alla famiglia di Giulio, che in questi anni ha combattuto una battaglia di civiltà, ma anche a se stesso. La dignità dell’Italia non può essere oltraggiata dalla prepotenza del regime egiziano”.

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