Finisce che anche i “ribelli”, in serata, si congratulano con Berlusconi, assolto a Siena dall’accusa di corruzione in atti giudiziari, in uno dei filoni del “Ruby ter”. Ma ormai la spaccatura, dentro Forza Italia, è netta, profonda, e se ce ne fosse ancora bisogno Mara Carfagna e Renato Brunetta danno man forte pubblicamente a Mariastella Gelmini, che aveva fatto da testa d’ariete nel chiedere una modifica della linea politica e la presa di distanze da Lega e Fratelli d’Italia.
Conviene farla cominciare dalle ultime ore di mercoledì la narrazione di un’altra giornata caotica: i tre ministri si ritrovano a Palazzo Vidoni, sede del dicastero della Pubblica amministrazione, per pianificare una condotta dopo lo strappo ormai visibile, dopo l’attacco a testa bassa all’inner circle del Cavaliere, in primis Antonio Tajani e Licia Ronzulli, che farebbe giungere ad Arcore una realtà falsata. Con loro c’è un gruppo di parlamentari – fra cui Claudia Porchietto, Paolo Russo, Luigi Casciello, Anna Lisa Baroni – che avevano sottoscritto la richiesta di voto segreto per opporsi all’elezione come capogruppo alla Camera di Paolo Barelli, voluto da Tajani e designato da Berlusconi. A Palazzo Vidoni si parla di un partito cui far cambiare pelle, “che riparta dal merito, dai voti, dalla presenza sui territori”, raccontano che abbia detto Gelmini. Forza Italia, a 27 anni dalla nascita, scopre le correnti, anzi un “correntone” che – a sentire sempre i protagonisti dell’iniziativa – conterebbe la metà dei deputati. La strategia è chiara: porre le basi per una decisa virata di rotta che porti lontana Fi dai sovranisti, non subito ma nell’arco di qualche mese, il tempo che il voto per il Quirinale farà venir meno la necessità da parte di Berlusconi – che sogna il Colle – di tenersi stretti Meloni e Salvini. Il tempo che, in ogni caso, si delinei il futuro di questa legislatura.
Fi, il ritorno-show di Berlusconi a Bruxelles: il sogno di salire al Colle e quel lungo colloquio con Merkel
dal nostro inviato
Tommaso Ciriaco
21 Ottobre 2021
Perché alla fine tutto ruota attorno all’ambizione di Berlusconi, che alleati e compagni di partito solleticano – molti senza crederci realmente – e che l’interessato coltiva con la forza di un ragazzino, peraltro rinfrancato proprio dall’assoluzione di Siena (e nell’attesa di altre sentenze). Che sia tutto “un gioco della parti” è il sospetto, sull’altro fronte, di Enrico Letta. Ma Berlusconi tira dritto, e a Bruxelles dice che vede bene Draghi al Colle “ma forse è meglio che continui a fare il premier”, e lo afferma con il tono di uno che vuole pista libera, nel mezzo di un ritorno in presenza sulla scena europea che si trasforma in uno show. Ed è lì, a margine del vertice del Ppe, con Tajani e Ronzulli al fianco, che il Cavaliere liquida la rivolta dei ministri con nonchalance: “Le affermazioni di Gelmini? Stanno fuori dalla realtà, Non so cosa gli ha preso a questi qua”. Frase accompagnata con ampi gesti della mano, come a mimare un colpo di testa, come in ogni caso a minimizzare il dissenso, a renderlo naif. Così come Berlusconi sembra relegare a fatto di colore la sua alleanza con i sovranisti. “Ma no, non mi hanno chiesto di Salvini e Meloni – dice l’ex premier a Bruxelles – E poi, sanno che i miei alleati hanno la metà dei miei anni. Quindi capirai se mi devo preoccupare. Io sono il professore in cattedra, loro gli allievi”. Il tutto accompagnato dalla chiacchierata con Angela Merkel, cui Berlusconi regala un pezzo d’antiquariato della sua collezione.
Forza Italia, l’attacco di Gelmini: “Ministri tenuti lontani da Berlusconi, così resteremo in dieci”
Però i ministri di Forza Italia non hanno molta voglia di scherzare. E Carfagna ci tiene a far sapere che quello di Gelmini non è stato uno sfogo: “Ha espresso un disagio che è diffuso e profondo – dice parlando della collega – e far finta che tutto va bene credo che non sia la migliore soluzione per chi vuole bene al proprio partito”. Ma ormai la miccia è accesa. Difficile rimettere a posto i cocci: e mentre il Cavaliere ritrova il gusto della passerella, immagina un futuro quirinalizio e persino si gode il sondaggio di Alessandra Ghisleri che vede Forza Italia in crescita all’8,1 per cento, c’è un pezzo di partito che va da una parte e un pezzo dall’altra. Con i “lealisti” pronti a chiedere il conto, dopo la reprimenda di Berlusconi. “Legittimo esprimere un disagio forte e profondo e non condividere la linea del leader – dice il sottosegretario Giorgio Mulé riferendosi a Gelmini – ma in politica chi si comporta così, di solito, un minuto dopo trae poi le conseguenze”.