ROMA – Uno smart working “implementabile”, senza più tetti e quote, ma all’interno di regole certe stabilite dai contratti e dall’accordo individuale tra l’amministrazione e il dipendente: il ministro della Pa Renato Brunetta ha presentato ai sindacati le linee guida del lavoro agile, che poi andranno sviluppate nei contratti che ogni settore sta trattando ai tavoli dell’Aran. Due le direttrici: al lavoro agile senza vincolo di orario e luogo si affianca il telelavoro, che può essere svolto a domicilio o in sedi di coworking. Vietato l’uso di strumenti e linee Internet personali, per la tutela dei dati sensibili. Lo smart working è prevalentemente a rotazione, e la modalità in presenza torna a essere quella principale, ma le linee guida sottolineano come il lavoro agile non debba essere solo funzionale alla Pubblica Amministrazione, ma debba anche favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata dei dipendenti.
“Il confronto di oggi si è reso necessario perché, – ha spiegato Brunetta ai sindacati – nelle more della definizione dei rinnovi e dunque della regolazione del lavoro agile nei contratti, ma anche dell’approvazione entro il 31 gennaio dei Piani integrati di attività e organizzazione (Piao), pensiamo sia utile per le 32mila amministrazioni italiane poter contare su linee guida sullo smart working che anticipino ciò che sarà previsto nei contratti”.
“Da fine gennaio avremo strutturato, normato, contrattualizzato e organizzato fuori dall’emergenza il lavoro agile, che dovrà rientrare a pieno titolo in uno dei modi di organizzazione del lavoro nella Pubblica Amministrazione. – ha concluso il ministro – Oggi, dunque, guardiamo avanti. Durante la pandemia, in quei mesi drammatici, lo smart working è stata una decisione saggia, ma unilaterale del governo. Adesso la competenza organizzativa spetterà, come dev’essere, al datore di lavoro, ossia a ciascuna amministrazione, ma la regolazione avverrà attraverso i contratti. È un grande passo avanti verso il lavoro agile strutturato”.
Le obiezioni di alcuni sindacati
Critiche le prime reazioni di alcuni dei rappresentanti sindacali presenti all’incontro. “Consideriamo la digitalizzazione leva fondamentale di modernizzazione della PA. – osserva Tiziana Cignarelli, segretario generale della Confederazione dei Dirigenti Pubblici Codirp – Qualche giorno fa, il Ministro Brunetta ha dichiarato al Digital Italy Summit che la Pubblica amministrazione debba essere pronta a cambiare cultura per recepire nuovi strumenti tecnologici e modelli organizzativi. Riteniamo che questi debbano essere calibrati sulle potenzialità del lavoro agile e da remoto, lasciando alla contrattazione collettiva caratteristiche, tipologie e forme di applicazione, per concretizzare la digitalizzazione della PA. Le competenze che noi rappresentiamo saranno in grado di sostenerla con il loro apporto”.
Ancora più critico il comunicato della Cse: “Lo schema di linee guida che ci è stato presentato nella riunione a Palazzo Vidoni con il Ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta, presenta fortissime criticità, che determineranno, ove adottate nella formulazione prospettata, l’abbandono del lavoro agile in tutte le amministrazioni pubbliche per impossibilità manifesta di poter assicurare tutte le condizioni sancite nelle Linee guida, oltre che costituire un oggettivo problema per le ricadute che rischiano di avere dal punto di vista della sicurezza sanitaria in una fase in cui, purtroppo, l’emergenza pandemica è ancora presente”, Proprio a tutela della sicurezza, la Cse chiede pertanto al ministro Brunetta “la possibilità di svolgimento del lavoro agile fino al 50% del personale in servizio negli uffici pubblici, prevedendo le condizioni tecnologiche di sicurezza per l’accesso da remoto alle applicazioni”. Il sindacato ha obiezioni anche nei confronti delle linee guida presentate oggi, in particolare sulla norma che dispone che “per poter accedere da remoto alle applicazioni del proprio ente dovrà essere utilizzata esclusivamente la connessione Internet fornita dal datore di lavoro (la sicurezza non è data dalla linea ma dai sistemi di accessi controllati alle banche dati), o esclusivamente device di proprietà delle Amministrazioni”. Una norma che, a giudizio del sindacato, impedirà di fatto lo svolgimento dello smart working.
Secondo il segretario generale della Confsal Raffaele Angelo Margiotta le linee guida del ministro della Pa “scavalcano la contrattazione collettiva”, avrebbero dovuto contenere solo principi generali. “La Confsal – spiega Margiotta – non condivide il metodo adottato dal ministro Brunetta, perché rileviamo una forte specificazione e una forte regolamentazione in un documento che dovrebbe contenere solo principi generali. La Confsal, chiede che le linee guida prevedano che sia data la possibilità al dipendente di scegliere il luogo dove prestare la propria e che gli venga riconosciuto un indennizzo che potrà utilizzare per sostenere il costo dello spazio adibito a tale modalità di lavorare”.
Meno critica la Cgil, che ribadisce però l’importanza della contrattazione collettiva: “L’incontro di oggi rappresenta un primo passo necessario per la regolamentazione del lavoro agile nel sistema delle pubbliche amministrazioni. – dice la segretaria confederale Tania Scacchetti – Al Ministro abbiamo ribadito che riteniamo necessario rafforzare e rilanciare anche in questa fase la contrattazione e il confronto negli Enti e nelle singole amministrazioni, a partire dal Ccnl, ossia lo spazio di regolamentazione migliore per ogni forma di attività lavorativa, compreso il lavoro agile. Nelle more dei rinnovi contrattuali, però, riteniamo necessario garantire da subito la gestione contrattata di questa fase con la necessaria flessibilità rispetto alle specificità delle singole amministrazioni. Va quindi avviato un confronto e una contrattazione per preservare le misure di prevenzione e sicurezza, salvaguardare le innovazioni organizzative, evitare un rientro di massa non governato, ma accompagnarlo”.
Le linee guida
Il Piano integrato di attività e organizzazione (Piao) sostituisce i Pola, i piani per il lavoro agile, e dovrà essere presentato entro il 31 gennaio. Ogni amministrazione dovrà seguire le linee guida disposte dal ministero e quanto stabilito dai contratti collettivi di lavoro per ogni comparto. I piani dovranno conciliare le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative della pubblica amministrazione garantendo il miglioramento dei servizi pubblici e l’equilibrio tra vita professionale e vita privata.
Invarianza dei servizi all’utenza, adeguata rotazione del personale con la prevalenza del lavoro in presenza, adozione di appositi strumenti tecnologici per garantire la privacy e la tutela dei dati personali, la predisposizione di un piano di alvoro arretrato, la stipula di un accordo individuale che stabilisca tempi e modi della prestazione di lavoro sono tra le condizioni base richieste per l’avvio del lavoro agile.
Durante la pandemia s’è fatta di necessità di virtù, ma per il futuro la Funzione Pubblica esclude tassativamente l’uso di dotazioni tecnologiche personale. Anche la commessione Internet deve essere fornita dal datore di lavoro. Previste due modalità per l’accesso: il cloud, se è stato attivato dall’amministrazione, altrimenti fuori dall’ufficio sarà possibile solo l’accesso con la Vpn.
Torna l’accordo individuale, come già annunciato dal decreto per il rientro. Stop dunque allo smart working di emergenza: l’accordo dovrà avere una durata definita ma è possibile il recesso anticipato per giustificato motivo.
Il lavoro agile viene svolto, come prevede la legge 81/2017, senza un vincolo di orario nell’ambito delle ore massime di lavoro giornaliere e settimanali stabilite dal contratto collettivo di lavoro. Il lavoro agile esclude lo straordinario, le trasferte, il lavoro disagiato e quello svolto in condizioni di rischio. Se ci sono problemi di connessione o comunque di natura tecnica, il dipendente può essere richiamato in qualunque momento in ufficio a completare l’orario di lavoro. Il lavoro da remoto può però anche essere prestato con vincolo di tempo, con le stesse modalità dell’ufficio. In questo caso si parla di “telelavoro domiciliare”, ma è ammesso anche il coworking o il lavoro decentrato dai centri satellite. Previsti riposi, pause e permessi orari.