“Alec Baldwin stava provando la scena dove doveva puntare la sua pistola dritto contro la telecamera. Ho sentito un sibilo simile a quello di un colpo di frusta. E poi un fragoroso “pop”. Ho visto Halyna Hutchins, la nostra direttrice della fotografia, portarsi le mani al ventre, fare un passo indietro e cadere a terra. Solo allora mi sono accorto che anche io sanguinavo dalla spalla destra…”. Eccolo il drammatico racconto fatto dal regista Joel Souza, 48 anni, agli investigatori che indagano sull’ incidente accaduto sul set del film indipendente “Rust”, dove giovedì il celebre attore americano ha ucciso involontariamente la collega mentre maneggiava una pistola che credeva caricata a salve mentre invece conteneva almeno un proiettile vero.
L’armiera del set, Hannah Gutierrez-Reed (al suo secondo incarico e figlia del mitico maestro d’armi di Hollywood Thell Reed), responsabile dei revolver, in quel momento non era sul set: abbandonato per partecipare a una protesta contro i prolungati orari di lavoro e, appunto, la mancanza di sicurezza. A passare la colt a Baldwin gridandogli “cold gun”, pistola scarica, era stato invece l’assistente alla regia Dave Halls. Che ora l’ex collega Maggie Goll, responsabile delle attrezzature speciali di scena sul set della serie tv Into the Dark (prodotta da Hulu nel 2019), accusa: “anche in quell’occasione rischiammo incidenti. Gestiva con troppa disinvoltura la sicurezza. Protestai con i produttori esecutivi”. Aggiungendo però che la colpa non può essere riversata sull’assistente alla regia ma alla “nuova cultura frettolosa e facilona dei film a basso prezzo. Non ci si preoccupa più del benessere dei lavoratori. A nessun livello”.
Caso Alec Baldwin, Franco Nero: “Nei miei film tante pistole, ma i cavalli erano il vero pericolo”
di
Arianna Finos
23 Ottobre 2021
Di sicuro i primi documenti legali rilasciati domenica, dipingono un set disfunzionale, segnato dalle continue faide interne (una voce smentita però dal regista nella sua dichiarazione giurata: “Andavano tutti d’accordo”). E mentre l’ufficio dello sceriffo di Santa Fe non ha ancora annunciato le sue conclusioni e comunque non ha per ora incriminato nessuno, il sito “pettegolo” TMZ, quello capace di svelare tutti i segreti di Hollywood, citando fonti anonime racconta come alcuni membri del cast fossero stati visti mentre usavano le armi di scena durante le pause per sparare a oggetti per divertimento. Notando pure che munizioni vere e a salve erano immagazzinate nella stessa area.
Reid Russell, l’operatore della telecamera dietro alla quale era in quel momento la vittima in cerca della miglior angolatura di scena, nella sua testimonianza assolve Baldwin. Descrivendolo come un professionista sempre attento, che in più di un’occasione si era assicurato che il protagonista bambino del film fosse lontano quando venivano maneggiate le armi. A puntare il dito ci pensa però il capo elettricista del set Serge Svetnoy. Con un post su Facebook ha infatti accusato i produttori (e dunque pure lo stesso Baldwin) di aver provocato la morte di Hutchins con le loro “negligenze e la mancanza di professionalità tra i responsabili delle armi di scena”.
Caso Alec Baldwin, poche ora prima dell’omicidio la pistola era stata usata per gioco con proiettili veri
di
Massimo Basile
24 Ottobre 2021
Durante una veglia per Hutchins tenuta domenica in California l’attore è stato visto in realtà consolare il marito e il figlioletto di nove anni della donna. Ad approfittare della tragedia, ci pensa già Donald Trump Jr: il figlio dell’ex presidente di cui l’attore ha fatto l’imitazione negli ultimi 4 anni nel popolare show del sabato sera Saturday Night Live. Don Junior ha infatti messo in vendita una provocatoria maglia pro-armi (a 28 dollari l’una) che già fa discutere. Sopra c’è infatti scritto: “Guns don’t kill people, Alec Baldwin kills people” ovvero “non sono le pistole a uccidere. Alec Baldwin uccide”. Sbeffeggiandolo per il suo essere stato fino ad ora un attivista anti-armi.