Ddl contro l’omotransfobia, Zan: “La legge non si svende: Salvini e Meloni ritirino la proposta-tagliola”

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“Salvini e Meloni ritirino la proposta di non procedere all’esame degli articoli del ddl Zan, tolgano dal tavolo la tagliola con cui vogliono ammazzare la legge”. Alessandro Zan, il deputato dem e attivista Lgbt da cui il disegno di legge contro l’omotransfobia prende il nome, si prepara alla trattativa con la destra alla vigilia del voto in aula mercoledì. “Modifiche sì, ma non al ribasso, non va stravolta la legge. Non ritengo si possa rinunciare all’identità di genere. Sull’educazione nelle scuole, vedremo”.

Zan, le è stata affidata una missione quasi impossibile dal segretario dem, Enrico Letta: aprire un dialogo con la destra sul disegno di legge contro l’omotransfobia che porta il suo nome e che è impantanato al Senato da mesi. Il Pd a cosa punta?
Letta è stato chiaro. Abbiamo bisogno di portare a casa la legge ormai in piedi da due anni, passata da un rinvio all’altro. Il ddl Zan ha subito una infinità di stop and go e il tempo a disposizione non è infinito. Abbiamo tra poco la legge di Bilancio, che terrà il Parlamento impegnato, e quindi l’elezione del capo dello Stato. Perciò dobbiamo esplorare tutti i tentativi per arrivare ad avere una legge contro i crimini d’odio, così come c’è in tutti i Paesi europei, tranne che in Italia”. 

Quale sarà la prima mossa?
“Ho mandato una mail per incontrare tutti i capigruppo della maggioranza al più presto, prima del voto di mercoledì nell’aula del Senato”. 

E il primo scoglio quale è?
“È la richiesta presentata da Lega e Fratelli d’Italia di votare il passaggio all’esame degli articoli mercoledì. È una tagliola che, se approvata, farebbe morire la legge. Faccio innanzitutto un appello alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati per evitare il voto segreto su questo. Si tratta di un voto procedurale e ciascuna forza politica ci metta la faccia”.  

Ma l’apertura a modifiche da parte di voi dem, dopo avere per mesi detto che il testo non andava toccato, è una retromarcia?
“L’apertura al dialogo serve a questo: a dire a tutti i partiti che hanno a cuore la legge di assumersi le proprie responsabilità. Salvini e Meloni hanno voluto mettere in calendario la tagliola di bloccare il passaggio all’esame degli articoli del testo. Questa è la dimostrazione che non vogliono discutere della legge, ma affossarla. Chiedo anzi a loro di ritirare la proposta-tagliola“. 

Obiettivamente la trattativa è un cambio di linea da parte del Pd.
“È la dimostrazione che il Pd apre al dialogo, ma non per stravolgere o svendere la legge. Si tratta di capire se ci sono punti comuni che possano consentire l’approvazione immediata del ddl al Senato e il via libera entro la fine dell’anno nell’ulteriore lettura necessaria alla Camera. La nostra bussola è sempre stata quella di procedere con mediazioni. Il ddl Zan è stato approvato alla Camera nel novembre scorso grazie a una serie di mediazioni, ma senza ledere la dignità delle persone vittime di discriminazione. L’obiettivo è di costruire una buona legge efficace contro i crimini d’odio. Da questo non possiamo e non vogliamo indietreggiare”. 

A cosa siete disposti, cosa mettete sul tavolo della trattativa?
“Una buona e equilibrata mediazione”. 

L’identità di genere non si tocca oppure si cambia?
“Ritengo che sia una definizione giuridica usata anche in altre leggi dello Stato e che non vada toccata”. 

L’altro punto su cui la destra è sulle barricate è l’educazione anti omofobia nelle scuole. 
“Vedremo e capiremo quali possono essere i punti di confronto, ma – ripeto – non vogliamo stravolgere la legge”. 

Pensa che qualcosa si possa muovere nella destra, magari in base al vissuto di alcuni parlamentari: lei raccontò del leghista visto alle Camere con cartelli contro la legge e che però è omosessuale, forse sa sulla propria pelle la posta in gioco? 
“Lo spero”. 

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