Roma. Due cose il sindacato non può permettersi sulle pensioni: farsi scavalcare dalla Lega nella difesa dei pensionandi, accettare il ritorno alla legge Fornero senza alzare le barricate che vuol dire mobilitarsi fino a proclamare lo sciopero. È questo il recinto angusto entro il quale i leader di Cgil, Cisl e Uil devono definire la loro strategia. Tutto dipenderà dalla risposta che oggi darà loro il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Perché se a Palazzo Chigi il premier confermerà la linea dura espressa a Bruxelles la scorsa settimana (l’obiettivo è tornare gradualmente alle regole della riforma del 2011 con l’età pensionabile a 67 anni) si andrà alla rottura.
Pensioni, proposta della Lega: “Deroga per le piccole imprese”
di
Alessandro Corbi
,
Giovanna Vitale
25 Ottobre 2021
Le tre confederazioni considerano «inaccettabile» quella impostazione per diverse ragioni non solo perché i pensionati costituiscono circa la metà dei propri iscritti. Le pensioni, tanto più in un sistema che dal 1996 calcola l’assegno pro quota sulla base dei contributi versati e non più esclusivamente in relazione alle ultime annualità retributive, sono parte del salario di un lavoratore, sono salario differito. E il salario – nel sistema di relazioni industriali italiano – è materia sindacale, definito attraverso la contrattazione a più livelli. È una questione decisiva per Cgil, Cisl e Uil, quasi identitaria.
Ci sono pochi precedenti nei quali un governo è intervenuto sulle pensioni senza coinvolgere le organizzazioni sindacali. I casi più recenti sono nel 2004 quando Maroni (governo Berlusconi di centrodestra) introdusse il famoso scalone che alzava l’età pensionabile e, poi nel 2011 quando il governo Monti, con le finanze pubbliche a un passo dal default, fu costretto su pressione della Bce, a una legge draconiana sulla previdenza, per fare cassa e salvare i conti pubblici. Ci sono volute nove salvaguardie per attenuare negli anni gli effetti sociali di quella legge.
Contro la quale Cgil, Cisl e Uil – anche per senso di responsabilità – non andarono allo scontro. Ci furono alcune ore di sciopero e da una parte del mondo del lavoro e anche della politica arrivò l’accusa di aver accettato senza battere ciglio la legge Fornero. Nella lunga autocritica che ne è seguita, Cgil, Cisl e Uil considerano quella scelta un errore che oggi non hanno alcuna intenzione di ripetere. Sull’opposizione alla legge Fornero la Lega di Salvini, invece, ha costruito un pezzo della propria rinascita elettorale. Quota 100 – fin dall’inizio sperimentale per tre anni – è un’invenzione salviniana.
Pensioni, i giovani “senza quota”. Precari e sottopagati, al lavoro oltre i 70 anni
di
Valentina Conte
24 Ottobre 2021
È già costata 11,6 miliardi, ha consentito di lasciare il lavoro con 62 anni e 38 di contributi soprattutto ai lavoratori del pubblico impiego, a un pezzo di operai maschi dell’industria del Nord, non ha assolutamente favorito il ricambio generazionale come era stato sostenuto del governo Conte I, né favorito il pensionamento delle donne. Cgil, Cisl e Uil non hanno osteggiato Quota 100 ma non è la loro proposta. Chiedono, invece, di prevedere forme di flessibilità per andare in pensione a partire da 62 anni con almeno 20 di contributi e, in alternativa, 41 anni di versamenti indipendentemente dall’età. Vorrebbero negoziare con Draghi, pronti anche ad accettare eventuali penalizzazioni per chi dovesse lasciare prima il lavoro. È la loro piattaforma, non il punto di caduta.
Quota 100, Draghi: “Non sarà rinnovata, puntiamo ad un graduale ritorno alla normalità”
Ci vorrebbe un tavolo, però. Ed è su questo che i sindacati si preparano ad una nuova mossa: proporre al governo di avviare una trattativa parallela (anche sul fisco) mentre il Parlamento esaminerà la legge di Bilancio. Un eventuale accordo potrebbe poi essere trasferito in un emendamento governativo alla manovra da 23,4 miliardi. Non è uno schema inedito, altre volte è stato utilizzato. Farebbe uscire i sindacati dall’angolo e dalla strana competizione con la Lega. Una concertazione molto light.
Draghi tiene alla pace sociale, all’assemblea della Confindustria ha anche parlato di Patto sociale, ma se non offre uno spiraglio sulle pensioni rischia il conflitto con Cgil, Cisl e Uil. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, considera la piazza gremita di San Giovanni contro l’assalto neofascista alla sua confederazione, la prova generale di una possibile grande manifestazione contro il governo. Quella piazza – è la tesi piuttosto condivisa tra anche tra gli altri sindacati – chiedeva un cambiamento, non il ritorno alla legge Fornero che verrebbe vissuto come una débâcle.
Nella Cgil ci sono diffusi malumori per la presunta linea dialogante di Landini nei confronti del governo. C’è chi ha letto l’abbraccio tra Landini e Draghi (dopo la devastazione della sede) anche in chiave politica e dunque come un eccessivo avvicinamento della Cgil alle posizioni del governo senza ottenere nulla in cambio. Le pensioni possono aprire una prospettiva diversa, molto conflittuale.
Su questo Landini insieme alla Uil di Pierpaolo Bombardieri sembra pronto. La Cisl è più cauta, ma sa bene che le pensioni sono materia socialmente esplosiva. Luigi Sbarra ha proposto da tempo un Patto con il governo e la Confindustria. Servirebbe per trovare le soluzioni anche per pensioni, fisco e lavoro. Ma il progetto si è ormai molto scolorito, nemmeno la Confindustria ci crede più. Landini non ci ha mai pensato. E senza un negoziato sulle pensioni, invece, si prepara alla sciopero.